Trauma infantile (888888)
Patrizia, 29 anni
Alla Vostra cortese attenzione, 20
anni fa sono stata vittima della Sindrome della Guillain-Barrè.Paralizzata
totalmente e ricoverata in rianimazione per 3 mesi, di cui uno intubata. Il
tutto è successo proprio in questo periodo,nei primi 3 mesi dell'85 Fisicamente
sono guarita del tutto in 3 anni,ma ne ho impiegati 10 per superare il trauma
psicologico. Quest'anno mi è capitato uno strano episodio. Dal 23 Gennaio
sono in preda ad una specie di ricaduta psicofisica. Per puro caso ho pensato
che 20 anni
prima, in questi giorni ero in una situazione assai critica, febbre molto alta
e una crisi epilettica che mi hanno portato ad avere la linea cardiaca piatta
seppure solo per qualche secondo. Il primario della rianimazione disse a mia
madre che non c'era più nulla da fare ma nel frattempo io mi ripresi.
Dopo questo pensiero casuale,per 4 giorni, tutto ha cominciato a cadermi dalle
mani, sembrava che non avessi più la mia buona presa;anche la memoria
era andata in tilt, se pensavo di fare una cosa, dopo qualche secondo non la
ricordavo più, eppure io ho un'ottima memoria, soprattutto per quanto
riguarda i numeri e i calcoli mentali, non sono riuscita a fare semplici moltiplicazioni,
nonostante faccia sempre a mente i conti; sono entrata in crisi e sento in continuazione
il bisogno di sfogarmi piangendo, ma evito
di farlo per non coinvolgere mia madre che non ha ancora superato il periodo
della mia malattia; inoltre diverse volte mi prende una forte ansia senza che
ce ne sia motivo. Inoltre ora ho qualche difficoltà anche con la grammatica,
mi riesce difficile trovare le parole giuste per poter esporre anche questo
mio attuale problema. Ho lottato molto per riavere il controllo del mio corpo,
ci sono riuscita non solo grazie alla medicina e alla mia forza di volontà,
ma anche grazie al sostegno morale dei familiari.
Ed ora il pensiero di poter riperdere questo controllo, mi ha spaventata assai.
Non era la prima volta che pensavo alla GBS, anzi da 10 anni a questa parte,
sono sempre riuscita ad esporre ciò che mi è successo senza entrare
in crisi, senza trovarmi con le lacrime agli occhi, a parlare tranquillamente
anche del periodo più negativo; ed è per questo che non capisco
che cosa mi sia
successo e vorrei poterlo capire. Mi porto ancora dietro le conseguenze della
malattia, dato che in seguito si sono accavallati fatti negativi su fatti, cominciando
dall'essere diventata insicura di me, di aver perso l'autostima trasformandola
in una autocritica
molto dura; inoltre ho perso gran parte dell'ottimismo che avevo, ora sono molto
pessimista, diciamo che vedo molto nero; a questo si aggiungono le fasi negative
della scuola media e ancor più delle superiori (10 anni per avere un
diploma).
Pensando a tutto ciò che è successo dopo l'85, mi si crea una
croce psichica di cemento armato, e credo che il 23 gennaio, oltre al pensiero
di come mi trovavo 20 anni prima, si siano uniti nel subconscio anche i pensieri
realtivi a tutto ciò che di negativo seguì la malattia. So che
non si conosce molto sulla sindrome della Guillain-Barrè, ma non dovrebbe
esserci la possibilità di una eventuale ricaduta, anche se io sono ancora
con il sitema immunitario un po' debole come il sistema nervoso, sia centrale
che periferico. Sono stata curata da bravi psicoterapeuti e mi han sempre detto
che sono io a dover superare queste paure affrontandole. Ora desidero solo sapere
perchè ho avuto questa ricaduta psicologica nonostante abbia parlato
molto spesso della malattia. Vi ringrazio dell'attenzione e colgo l'occasione
per inviarvi i miei più cordiali saluti.
Patrizia '75
Cara Patrizia, sembra che la connessione
temporale fra questo periodo di crisi e l'evento del passato sia evidente. Il
fatto che ti sia sentita così spaventata in quest'ultimo periodo va letto
come una difficoltà a superare quell'esperienza tanto dolorosa. Quando
dici che sei sempre riuscita a parlarne senza lacrime, penso che forse l'ansia
del recupero e della ripresa possano averti fatto trascurare aspetti emotivi
importanti che potrebbero oggi finalmente esprimersi.
Leggo il tuo pianto come un'espressione della tristezza e del dolore che hai
tenuto da parte, ma che va liberata e scaricata se vuoi andare avanti e lasciarti
alle spalle quel vissuto. Io lascerei andare le lacrime e chiederei conforto
per quella bambina che ha dovuto corciarsi le maniche e lottare. Prova a parlarne
con i tuoi psicoterapeuti e lasciati libera di sentire con loro.
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