Dipendenze (77478)
Db, 26 anni
Vivo una situazione paradossale
legata alla tossicopidendenza del mio ex-convivente nella quale mi trovo 'imprigionata'
e dalla quale non so assolutamente come uscirne. Illustro brevemente la storia:
l'ho conosciuto quando ancora viveva in comunità e stava bene, è
iniziato un rapporto di amicizia che progressivamente è cresciuto in
un qcosa di più. Sembrava una persona che certo aveva sofferto tanto
ma proprio per questo sembrava avere dentro un bagaglio di umanità maggiore
di tante altre persone 'normali', voleva ripartire anche se aveva mille paure
e ci siamo resi conto che entrambi volevamo costruire una qcosa di nostro
(a me era da poco morto mio padre, non avevo lavoro e mia madre si trovava con
gravi problemi economici), avevamo come un desiderio di rivincita sulla vita
che sino a quel momento ci aveva riservato dolore e sofferenza. Ho lasciato
mia madre da sola al sud per trasferirmi al nord, trovare lavoro e poter approfondire
il rapporto con lui in vista di una meta nostra. Non è stato così
immediato, proprio quando ero più vicina lui si è allontanato
dicendo che non era pronto ad uscire dalla comunità, che non aveva nulla
da offrirmi e si chiuse in se stesso.
Ho vissuto quasi un anno col magone di questo rapporto abortito che desideravo
e non potevo avere sino a quando lui finalmente si decide di botto ad uscire
dalla comunità, torna in famiglia e riprende a lavorare. Mille ancora
le sue paure e insicurezze da sommarsi al fatto che la famiglia ha vissuto con
estrema ansia e paura il suo ritorno e lo tempesta di controlli. Non regge,tanto
che ha una ricaduta, mi chiede di assisterlo durante la fase dell'astinenza
ed io d'impulso accetto, ci chiudiamo in casa, dopo l'inferno che culmina con
una presa in carico da parte del Sert inizia la nostra convivenza.
Gli inizi sono un pò difficili, io non mi fido più completamente,
lo controllo molto, lui vive male questa situazione, chiedo un supporto psicologico
di coppia presso il Sert ma lui non accetta, vuole farcela da solo, nutro ancora
qualche sospetto che ancora la usi ma non ho conferme certe, mi muove il sentimento
che ho per lui, credo che questo possa essere più forte della dipendenza
e gli dò più spazio anche se mantengo alto il livello dei controlli;
poi le cose si normalizzano per un lungo periodo in cui iniziamo a fare progetti
e decidiamo di acquistar casa.
Con enorme fatica perchè proprio nel momento in cui è al vaglio
della banca la pratica del mutuo la sua azienda chiude i battenti e viene collocato
in mobilità: il contraccolpo psicologico su di lui è tremendo,
io ho paura che possa cedere ed ancora una volta intensifico i controlli portando
comunque avanti il discorso 'casa' che finalmente riesce a chiudersi positivamente.
Dopo il trasloco in un periodo in cui ancora lui non ha trovato lavoro, mi rendo
conto che ci sono delle incongruenze negli atteggiamenti e nei movimenti: più
cerco e più rivedo piccoli oggetti o segnali già visti durante
l'astinenza di due anni prima.
Lo affronto: nega tutto, gioca a ribaltare la responsabilità su di me
come mie paranoie e pretesti per litigare ma è sempre più sfuggente
e strano. Ad un certo punto non reggo più:decreto la chiusura del rapporto
e propongo o la vendita della casa o il passaggio ad uno di noi due dato che
proprietà e mutuo sono cointestati. Sono spiazzata ed esterrefatta dalla
sua reazione: non accetta nessuna delle due, pretende di vivere sotto lo stesso
tetto da 'separati in casa' sino a quanto non potrà farsi carico della
casa, perchè a me, traditrice, non vuole assolutamente lasciarla: è
un INCUBO! La situazione si protrae da giugno mesi, le sue condizioni sono visibilmente
peggiorate ma ancora non ammette la verità, io d'altro canto ho mille
sospetti ed indizi ma non una prova certa, non posso buttarlo fuori di casa
perchè è anche di sua proprietà, non posso andarmene io
perchè economicamente non potrei fare fronte (a Milano!) ad un mutuo
ed ad un affitto con il mio modesto stipendio,non ho una famiglia alle spalle
che possa supportarmi, non c'è verso di trovare un accordo, non si riesce
a parlare.
Oramai siamo al punto che non sta nenanche più contribuendo alle spese,
costringendo me a far fronte a tutto ma a non avere manco più la libertà
di lasciare un litro di latte nel frigorifero o una saponetta in bagno perchè
tutto quello che trova arraffa senza curarsi di lasciarne anche per me. Il rancore,
l'astio e l'odio che nutre per me a parole non si possono desrivere e nessuno
sa dove potrebbe arrivare.... Ma al di là di queste clima di guerriglia
e di costante allerta in cui sono mio malgrado costretta a vivere, è
enorme in me il senso di fallimento, mi sento smarrita, svuotata di energie,
avvilita, incapace di affermarmi, non so assolutamente che fare, mi trovo in
pericolo, in balia delle sue azioni (qualche ritorsione l'ho già subita)
e delle vessazioni psicologiche che sono all'ordine del giorno ma che mai lui
riconoscerebbe come tali! Nulla però che configuiri un reato tale da
poterlo denunciare.
Ed anche se potessi denunciarlo dovendo continuare a vivere lì dentro
quali potrebbero essere le sue azioni? Che cosa posso fare per galleggiare in
questa situazione assurda? Come posso difendermi? Come capire e analizzare i
perchè ed i per come di questa vicenda in modo che possano essere di
aiuto e insegnamento per il futuro piuttosato che seguire l'istinto, peraltro
fortissimo, di chiusura al mondo intero? Chi può fornirmi le indicazioni
più giuste e un sostegno psicologico adatto. al caso? Grazie
Cara
DB certo la tua situazione di coppia è molto critica e avrai capito a
tue spese come non si possa vivere di compromessi, mezze verità o da
...separati in casa non mi sembra che siate affatto "separati" tanto
che per te è fonte di enorme sofferenza questa convivenza forzata. I
tossicodipendenti finchè non guariscono sono succubi della loro dipendenza
e fanno qualsiasi cosa pur di mantenerla in qualche modo. da sola non ce la
puoi fare rivolgiti ad un centro specializzato che segue i familiari dei tossicomani
e parla con loro. Certo la prima cosa da fare è uscire comunque da questa
situazione tu dovrai trovare i mdi che certamente non saranno indolori. lo hAI
conosciuto in un momento di fragilità emotiva ,la morte di tuo padre
ecc. , ti senti più forte ora? Cerca di capire x quali ragioni profonde
ti sei legata lui e cosa tutt'oggi ti trattiene da una separazione definitiva.
ùCumonque torno a ripeterti non c'è "storia" con chi
è schiavo delle sostanze ogni sforzo è vano se non decidono veramente
di uscirne. Ciao e auguri.
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