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Dipendenze (77478)

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on . Postato in Dipendenze e Abusi | Letto 442 volte

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Db, 26 anni

Vivo una situazione paradossale legata alla tossicopidendenza del mio ex-convivente nella quale mi trovo 'imprigionata' e dalla quale non so assolutamente come uscirne. Illustro brevemente la storia: l'ho conosciuto quando ancora viveva in comunità e stava bene, è iniziato un rapporto di amicizia che progressivamente è cresciuto in un qcosa di più. Sembrava una persona che certo aveva sofferto tanto ma proprio per questo sembrava avere dentro un bagaglio di umanità maggiore di tante altre persone 'normali', voleva ripartire anche se aveva mille paure e ci siamo resi conto che entrambi volevamo costruire una qcosa di nostro
(a me era da poco morto mio padre, non avevo lavoro e mia madre si trovava con gravi problemi economici), avevamo come un desiderio di rivincita sulla vita che sino a quel momento ci aveva riservato dolore e sofferenza. Ho lasciato mia madre da sola al sud per trasferirmi al nord, trovare lavoro e poter approfondire il rapporto con lui in vista di una meta nostra. Non è stato così immediato, proprio quando ero più vicina lui si è allontanato dicendo che non era pronto ad uscire dalla comunità, che non aveva nulla da offrirmi e si chiuse in se stesso.
Ho vissuto quasi un anno col magone di questo rapporto abortito che desideravo e non potevo avere sino a quando lui finalmente si decide di botto ad uscire dalla comunità, torna in famiglia e riprende a lavorare. Mille ancora le sue paure e insicurezze da sommarsi al fatto che la famiglia ha vissuto con estrema ansia e paura il suo ritorno e lo tempesta di controlli. Non regge,tanto che ha una ricaduta, mi chiede di assisterlo durante la fase dell'astinenza ed io d'impulso accetto, ci chiudiamo in casa, dopo l'inferno che culmina con una presa in carico da parte del Sert inizia la nostra convivenza.
Gli inizi sono un pò difficili, io non mi fido più completamente, lo controllo molto, lui vive male questa situazione, chiedo un supporto psicologico di coppia presso il Sert ma lui non accetta, vuole farcela da solo, nutro ancora qualche sospetto che ancora la usi ma non ho conferme certe, mi muove il sentimento che ho per lui, credo che questo possa essere più forte della dipendenza e gli dò più spazio anche se mantengo alto il livello dei controlli; poi le cose si normalizzano per un lungo periodo in cui iniziamo a fare progetti e decidiamo di acquistar casa.
Con enorme fatica perchè proprio nel momento in cui è al vaglio della banca la pratica del mutuo la sua azienda chiude i battenti e viene collocato in mobilità: il contraccolpo psicologico su di lui è tremendo, io ho paura che possa cedere ed ancora una volta intensifico i controlli portando comunque avanti il discorso 'casa' che finalmente riesce a chiudersi positivamente. Dopo il trasloco in un periodo in cui ancora lui non ha trovato lavoro, mi rendo conto che ci sono delle incongruenze negli atteggiamenti e nei movimenti: più cerco e più rivedo piccoli oggetti o segnali già visti durante l'astinenza di due anni prima.
Lo affronto: nega tutto, gioca a ribaltare la responsabilità su di me come mie paranoie e pretesti per litigare ma è sempre più sfuggente e strano. Ad un certo punto non reggo più:decreto la chiusura del rapporto e propongo o la vendita della casa o il passaggio ad uno di noi due dato che proprietà e mutuo sono cointestati. Sono spiazzata ed esterrefatta dalla sua reazione: non accetta nessuna delle due, pretende di vivere sotto lo stesso tetto da 'separati in casa' sino a quanto non potrà farsi carico della casa, perchè a me, traditrice, non vuole assolutamente lasciarla: è un INCUBO! La situazione si protrae da giugno mesi, le sue condizioni sono visibilmente peggiorate ma ancora non ammette la verità, io d'altro canto ho mille sospetti ed indizi ma non una prova certa, non posso buttarlo fuori di casa perchè è anche di sua proprietà, non posso andarmene io perchè economicamente non potrei fare fronte (a Milano!) ad un mutuo ed ad un affitto con il mio modesto stipendio,non ho una famiglia alle spalle che possa supportarmi, non c'è verso di trovare un accordo, non si riesce a parlare.
Oramai siamo al punto che non sta nenanche più contribuendo alle spese, costringendo me a far fronte a tutto ma a non avere manco più la libertà di lasciare un litro di latte nel frigorifero o una saponetta in bagno perchè tutto quello che trova arraffa senza curarsi di lasciarne anche per me. Il rancore, l'astio e l'odio che nutre per me a parole non si possono desrivere e nessuno sa dove potrebbe arrivare.... Ma al di là di queste clima di guerriglia e di costante allerta in cui sono mio malgrado costretta a vivere, è enorme in me il senso di fallimento, mi sento smarrita, svuotata di energie, avvilita, incapace di affermarmi, non so assolutamente che fare, mi trovo in pericolo, in balia delle sue azioni (qualche ritorsione l'ho già subita) e delle vessazioni psicologiche che sono all'ordine del giorno ma che mai lui riconoscerebbe come tali! Nulla però che configuiri un reato tale da poterlo denunciare.
Ed anche se potessi denunciarlo dovendo continuare a vivere lì dentro quali potrebbero essere le sue azioni? Che cosa posso fare per galleggiare in questa situazione assurda? Come posso difendermi? Come capire e analizzare i perchè ed i per come di questa vicenda in modo che possano essere di aiuto e insegnamento per il futuro piuttosato che seguire l'istinto, peraltro fortissimo, di chiusura al mondo intero? Chi può fornirmi le indicazioni più giuste e un sostegno psicologico adatto. al caso? Grazie

Cara DB certo la tua situazione di coppia è molto critica e avrai capito a tue spese come non si possa vivere di compromessi, mezze verità o da ...separati in casa non mi sembra che siate affatto "separati" tanto che per te è fonte di enorme sofferenza questa convivenza forzata. I tossicodipendenti finchè non guariscono sono succubi della loro dipendenza e fanno qualsiasi cosa pur di mantenerla in qualche modo. da sola non ce la puoi fare rivolgiti ad un centro specializzato che segue i familiari dei tossicomani e parla con loro. Certo la prima cosa da fare è uscire comunque da questa situazione tu dovrai trovare i mdi che certamente non saranno indolori. lo hAI conosciuto in un momento di fragilità emotiva ,la morte di tuo padre ecc. , ti senti più forte ora? Cerca di capire x quali ragioni profonde ti sei legata lui e cosa tutt'oggi ti trattiene da una separazione definitiva.
ùCumonque torno a ripeterti non c'è "storia" con chi è schiavo delle sostanze ogni sforzo è vano se non decidono veramente di uscirne. Ciao e auguri.

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