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familiare tossicodipendente (46073)

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on . Postato in Dipendenze e Abusi | Letto 527 volte

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Cinzia, 35anni (3.12.2001)

Mio fratello, che ha 46 anni e vive all'estero, fa uso spinto di cocaina, che non "tira" ma fuma (credo che così si definisca Crack). Ha iniziato a fumare circa tre-quattro anni fa, ma non so a quando far risalire le prime tirate (forse anche 8/9 anni fa). Aveva avviato un'attività in proprio, quando ancora non si sapeva nulla della sua dipendenza, ed in tre anni ha "bruciato" circa 400 milioni ed ha perso tutto. In primavera abbiamo fatto un primo tentativo per aiutarlo, rivolgendoci ad un terapista che, con le tecniche della PNL, in breve tempo è riuscito a rimetterlo in sesto. Anche se eravamo perplessi sulla riuscita, abbiamo tentato quella via in quanto lui rifiutava categoricamente la comunità e qualsiasi tipo di terapia che lo trattenesse a lungo via dal suo lavoro - già allora vacillante sotto tutti i punti di vista. Oltre tutto, non essendo residente in Italia, il SERT non ci dava alcun appoggio.
In breve: è tornato a casa sua, io e mio marito lo abbiamo raggiunto dopo una settimana e subito ci è parso chiaro che aveva ricominciato, anche se negava. Dopo qualche giorno, vista l'inutilità della nostra presenza, ho deciso di tornare in Italia e da allora non si è fatto più sentire da me perché si è "offeso". Da parte mia, comunque, gli ho fatto sapere che l'affetto era immutato e la volontà di aiutarlo anche. Ora la situazione sta precipitando: finanza sul lavoro, non ha più casa né soldi, nemmeno per mangiare. Ma non riesco a contattarlo, neppure tramite amici comuni che mi hanno sempre aiutato in questo. Il gruppo d'aiuto che frequento con mio marito suggerisce di fargli sapere in qualche modo che siamo qui per lui, aspettando che ci contatti e poi agire senza mezzi termini: o ti fai aiutare come diciamo noi oppure stai in mezzo alla strada. Voi che cosa suggerite? P.S. per completare il quadro: io sono sposata ed ho una figlia di tre anni, i nostri genitori sono anziani (70 e 72 anni) e molto spaventati.

Cara Cinzia comprendo la tua angoscia per la drammatica situazione di tuo fratello, però devi accettare la sua realtà così com'è per ora.. Voglio dirti che i tossicodipendenti compiono delle scelte che per quanto non condivisibili da quanti li amano si può far ben poco per contrastare. considera che tuo fratello sfugge ad ogni tentativo proposto da voi familiari e non partecipa minimamente nè alla tua angoscia per lui (anzi si ritiene "offeso), nè tantomeno si atgtiva da solo per cambiare vita... Di fronte ad un tale atteggiamento di non collaborazione la famiglia non può che accettare per ora la situazione com'è negandogli o meno a seconda delle proprie risorse il proprio aiuto morale e materiale, e comunicargli che comunque voi lo amate e aspettate che sia a fare il primo passo per salvarsi dal tipo di comportamento autodistruttivo che ha adottato.
Tu Cinzia continua con fiducia e per sostegno psicologico a frequentare i gruppi di auto-aiuto che frequenti e tienti sempre disponibile verso di lui per dargli il tuo sostegno allorchè lo chieda per cambiare vita. Considra anche che le tue risorse sono limitate e non puoi distruggere te e la tua famiglia a tua volta. Il tossicomane comunque decide lui quando smettere di usare sostanze e solo allora gli aiuti esterni sono accolti e utili. Dunque attendi un suo segnale.
Ciao e riscrivimi!

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