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Padre, figlio e droga (162357)

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on . Postato in Dipendenze e Abusi | Letto 1044 volte

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Massy, 31

 

Gentile Dottore,
ho un lavoro che mi soddisfa e corrisponde ai miei studi, non ho problemi di salute, in somma sono integrato nella società, una vita normale la mia, ora, ma purtroppo, anni fa, non so come mi lasciai irretire da una persona che mi iniziò al consumo e abuso di sostanze stupefacenti e non le più leggere, anzi? La faccenda è durata 2 anni (più il periodo in comunità).
Arrivai al punto di vivere soltanto per quella roba, unico pensiero fisso, ora mi sembra tutto così irreale! Se ne accorse per primo mio padre e, con grande senso pratico, consultò tempestivamente chi di dovere e mi consegnò alla comunità di recupero; mi salvò, ma giurò che la mia esistenza per lui era finita, io non esistevo e non mi avrebbe più rivolto la parola se non per questioni strettamente necessarie, e così è stato.
Non ho più un padre da quel giorno e pensare che tra noi c'era grande affetto, stima, io ero il piccolo di casa... La mia famiglia unita e serena non si sarebbe mai aspettata questo da me. Mia madre e le mie sorelle non mi parlarono per un po' ma poi mi hanno perdonato, mi amano come prima e non accennano mai a quanto accaduto. Ma sono le sole, ho perso il padre e gli amici. Neppure il fatto che ora la mia vita sia di nuovo normale, che nessuno ora potrebbe immaginare i miei trascorsi, ha convinto mio padre ha ritrattare la sua "promessa"; nè il lavoro, l'indipendenza economica, il fatto che mi sia rifatto una vita, la condotta normale, lo convincono a riabilitare la mia figura.
Da parte mia ho riconosciuto e condannato il mio errore ma nulla, non mi perdona. E' frustrante, non perde occasione davanti a parenti e amici per ricordare cosa ho fatto, mi mette in difficoltà, rinnova il mio senso di colpa perché gli ho distrutto la vita, la famiglia e l'ho privato di suo figlio...
Eppure ho investito tutta la mia energia e volontà per risalire (anni di psicoterapia), per scrollarmi di dosso quel marchio, per avere una vita normale, ho studiato, lavoro sodo, ho trovato una fidanzata che mi accetta nonostante i miei trascorsi e neppure lei ha vita facile con lui, non la considera, le da la colpa di stare con me, la mette in guardia e le rivolge la parola solo per ricordarle che è in errore a stare con me e la "supplica" di non sposare uno come me.
Che dire, io conduco la mia vita ma questa situazione è come un buco nero che offusca le mie giornate e non posso non pensarci. Sarà mai possibile fare di nuovo breccia nel suo cuore?

Caro Massy,
è una situazione molto dura emotivamente! Comprendo bene quanto sia frustrato. Penso che il primo passo risieda nel cercare di integrare quanto le è successo, nella sua vita, di prima e di ora.
Lei dice di essere stato traviato in questa scelta, se è successo però, vuol dire che lei si è fatto traviare. Voglio dire che se è andato verso quella direzione, significa che c'era qualcosa che la tirava da quella parte, non è mai tutta responsabilità degli altri. Nessuno l'ha trascinata a forza nel far uso di droghe. Evidentemente, dentro sé c'è un buco nero, che l'ha portata in quel vortice e se c'è, ha anche un significato e un'origine. Non c'è da cancellarlo, ma da comprenderlo e da assumerlo, da integrarlo.
Sua madre e sua sorella hanno perdonato e non ne parlano. Perché? Non si deve far finta che non ci sia stato, c'è stato e ci sono dei motivi per questo, ma è anche vero che ne è uscito e sta ancora lavorando in questa direzione. Perché la dipendenza è dura da scardinare e si deve sempre stare all'erta, forse è di questo che suo padre si preoccupa. Forse suo padre non riesce ad accettare che c'è un buco nero nella sua famiglia e forse in lui stesso. Non è stato un padre così perfetto, la sua immagine di famiglia perfetta è stata inesorabilmente intaccata!
Le cose non vanno bene perché si fa finta che non è successo nulla, le cose succedono e noi le facciamo succedere con meccanismi consci e inconsci, non c'è da condannarsi ma da comprendere per cambiare.
Capisco la sua sofferenza Massy, ma non deve pesare la propria tranquillità sulla base di quanto dice e fa suo padre?
Credo che lei deve integrare ogni parte di sé, dentro, compreso un padre rifiutante e spaventato, cercando di trasformare quel padre interno in un padre che accetta e accoglie. Se lei per primo non si accoglie fino in fondo, accogliendo anche la propria responsabilità di quanto ha fatto, sarà sempre "dipendente" dal giudizio e dall'approvazione degli altri. Deve imparare a solidificarsi, ad apprezzarsi, ad amarsi, lei per primo, a prescindere da tutto il resto! So che è dura, se a rifiutarti è tuo padre, ma lui può cambiare o no idea, ciò che è importante che lei non sia duro con sé! Questo cambierà sicuramente le cose.
Accolga la realtà delle cose, lei è fragile, è debole, bisognoso, ma anche deciso, determinato, capace e l'insieme di tutto questo fa di lei la persona che è, un essere umano che vive e sbaglia e ripara e cresce.

 

(Risponde il Dott.ssa Costantini Sabrina)

Pubblicato in data 21/03/2013

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