Panico e tossicodipendenze (161842)
Veronica, 19
Gentile Dottore,
ho 19 anni e nessuna passione, nessun interesse, e dentro una sensazione crescente di vuoto e inutilità, impotenza, disperazione
e tristezza, nonché una continua rabbia.
La rabbia, che cerco continuamente di mettere a tacere con le droghe, è stata causata nei miei primi 13 anni di vita da mio padre per le botte che mi dava senza alcun motivo, solo per sfogarsi. Nella vita di tutti i giorni vado all'università ma dentro sono morta e annoiata dal mondo e dalle persone, visto poi che non amo niente.
L'anno scorso sono iniziati gli attacchi di panico e sono andata da uno psichiatra che mi ha prescritto prima il gabapentin poi il dropaxin, il quale ora mi ha calmato lo stato d'ansia.
Il problema è che dopo la scomparsa del panico, sentendomi meglio fisicamente, ho ricominciato a fare uso di droghe. Continuo ad
andare ai colloqui con lo psichiatra ma non riesco a smettere di drogarmi. Ogni giorno sento il bisogno di fuggire e di affogare il
senso di inutilità della mia esistenza, di insensatezza, di vuoto profondo, del senso mancante dei miei giorni. Lo psichiatra mi ha detto che la mia personalità è borderline e narcisista.
Me ne frega poco di queste classificazioni in cui rientrano miliardi di persone, voglio trovare un modo diverso di affrontare i miei problemi. Da anni cerco qualcosa o qualcuno per cui vivere lucida e tranquilla ma più cerco e meno trovo.
Ho bisogno di risolvere i miei problemi prima di trovare ciò per cui vivere, ho bisogno di capire quale terapia o quale tipo di approccio psichiatrico, psicologico, dialettico, quale tattica è più appropriata per uscirne. Che tipo di approccio da parte del terapeuta funziona di più in casi simili?
Cara Veronica,
capisco che sia molto disorientata e non sappia da che parte andare, per chiedere aiuto.
A 19 anni, ha già un peso molto grande sulle spalle! Questo mi fa una gran tristezza.
Il vuoto che c'è in lei è molto grande ed è ciò che la spinge alle sostanze, per non essere vissuto e percepito.
E' pesante il vuoto, devastante, ma anche lieve e costruttivo. Ma comprendo che lei ancora non conosce l'altra parte della medaglia, che nessuno le ha fatto vivere la leggerezza dell'assenza.
Gli attacchi di panico del resto le stanno dicendo che è in trappola, che la strada intrapresa non la conduce da nessuna parte. Del resto non c'è interesse, curiosità o passione in nulla di ciò che fa.
Parla di rabbia verso suo padre. La sua rabbia è grande e annienta tutto!
La sua rabbia le crea vuoto intorno e dentro di sé! E' devastante, ma anche la rabbia può diventare una forza costruttiva e propulsiva.
Per cui, come lei ben intuisce c'è bisogno di un lavoro, che trasformi le cose che ha già, in forze che la sostengano e l'aiutino nella sua giovane vita.
Quale trattamento?
Sicuramente un apporto farmacologico, ma anche un percorso psicoterapico. Probabilmente ci vorrà un percorso di una certa durata, ma se si impegna in questo, ci sarà spazio e tempo per trovare nuove dimensioni di sé, per trovare la persona per cui val la pena vivere: Veronica!
Non ci sono persone esterne che valgono la sua vita, quanto lei stessa! Per prima deve imparare ad amare sé, a conoscersi e a sostenersi.
Ci vuole lavoro, pazienza, tempo e aiuto. Ma c'è tutto per poterci riuscire.
Quale orientamento, quale terapeuta?
Poco conta l'orientamento e la teoria, conta più che trovi un terapeuta d'esperienza con cui si sente a suo agio, con cui è disposta a proseguire in questo percorso.
Per cui, può farsi consigliare da altre persone che magari hanno sperimentato questo percorso, oppure dal suo psichiatra o dal suo medico.
Non posso che farle i miei complimenti per la lucidità con cui ha descritto la sua situazione e per la forza che esprime nell'intento di uscirne.
Bene, queste qualità le saranno di grande aiuto nel suo percorso. Si fidi di sé, si parte da qualche luogo e poi un giorno ci si ritrova lontani, dove non avremo mai pensato!
In bocca al lupo Veronica!
(Risponde la Dott.ssa Costantini Sabrina)
Pubblicato in data 17/01/2013