Abbuffate notturne (63623)
Lucia 25 anni, 19.04.2003
Ho 25 anni e, fin dall'adolescenza,
sono stata sempre attenta alla mia alimentazione, a volte con scarso successo:
non sono mai stata obesa, ma cicciottella sì.
Negli ultimi anni il mio peso si è più o meno stabilizzato: mi dicono che sto
bene così, anche se io dico sempre che dovrei dimagrire qualche kg.
Da alcuni anni il mio problema è questo: mi alzo nel mezzo della notte e vado
a mangiare.
Non ho scritto "mi sveglio" perché è come se non fossi completamente in me,
perché non mi è possible esercitare alcun tipo di controllo su quello che faccio.
Preferisco i dolci, ma, in sostanza, mangio quello che trovo e in grosse quantità.
Per un certo periodo il disturbo se n'era andato da sé, poi è tornato, e ora
è quotidiano: questo mi porta a non avere fame al mattino, a fastidi intestinali,
insomma, a non star bene.
Ho provato di tutto, anche a non tener più niente in frigo, ma trovo sempre
qualcosa da mangiare; se ho del latte son capace di berne un litro, idem per
il succo di frutta.
Mi trovo in un momento di particolare stress (la laurea imminente, problemi
nella vita di coppia e una situazione non proprio tranquilla in famiglia), e
ho notato che i rari periodi di sospensione del disturbo corrispondevano a momenti
in cui mi sentivo relativamente tranquilla.
Lo strano è che: se ho ospiti in casa non vado ad abbuffarmi. Se sono io ospite
da qualcuno, lo stesso, così come se vado a letto molto tardi (diciamo dopo
le 2).
Durante il giorno tendo a controllarmi molto nel mangiare, sto attenta alle
calorie di tutto quello che ingerisco. A volte faccio degli strappi alla regola,
ma non mi sento in colpa, proprio perché li considero delle eccezioni.
Alcuni anni fa capitava che mi inducessi il vomito: non mi andavo ad abbuffare,
però, se mi capitava di mangiare troppo e di sentirmi appesantita, lo facevo;
recentemente è ricapitato un paio di volte, quando ero al ristorante col mio
ragazzo.
L'ultima volta si stava discutendo. Mi sembra di avere detto tutto.
A questo punto non so più che pesci pigliare, oltretutto mi vergogno molto che
si sappia e se qualcuno mi scopre mentre mangio di notte, dico che stavo bevendo
e nego, invece, che era un'abbuffata. Grazie in anticipo!
In questa condizione, sono gli impulsi a "farla da padroni", sono i nostri bisogni più inconsci a manifestarsi, ed evidentemente la tua ricerca di cibo appartiene a questo ambito. Quando sai di poterti permettere di sospendere completamente il controllo, fai ciò che di solito ti impedisci di fare.
Quando invece un minimo di controllo lo devi comunque mantenere (per esempio quando hai ospiti o sei ospite di qualcuno), infatti, il tuo desiderio di cibo non riesce a prendere il sopravvento.
Lo dici tu stessa che il disturbo cessa quando sei più tranquilla, e che ora, che attraversi momenti di stress, invece si manifesta con più intensità. Che si tratti di un meccanismo collegato alla tua psiche, mi sembra sia fuori dubbio anche per te.
Si tratta di capire a cosa possa essere collegato, a quali tuoi vissuti interni, e per fare questo ti consiglierei vivamente di rivolgerti ad uno psicoterapeuta, visto che sembri avere tutti gli strumenti necessari ad approfondire la cosa e ad affrontare un lavoro su di te.
Il vomito, inoltre, oltre ad essere sicuramente un modo per non assimilare il cibo assunto, è anche, su un piano simbolico (e nemmeno troppo) una manifestazione di un rifiuto.
Che cosa rifiuti nella tua vita in generale, o cosa nella relazione col tuo ragazzo, in particolare? Forse la discussione al ristorante aveva contenuti di "difficile digestione" per te, tanto da indurti il vomito? So che di solito ci si vergogna molto in queste situazioni, e penso che più di una vergogna legata alla modalità di assunzione del cibo, ci si vergogni di quello che sappiamo/intuiamo esserci dietro, di ciò che di noi si svela attraverso il sopravvento di un comportamento "fuori dal controllo".
E' un po' come sentirsi nudi, e di solito il timore di essere scoperti appartiene alle persone che nude non riescono proprio a farsi vedere. Bisogna che tu faccia qualcosa per entrare in contatto tu, intanto, con la tua "verità nascosta", in modo da poterla guardare, scoprire, interrogare e, anche, modificare eventualmente.
Per non doverti più vergognare di quello che hai dentro....e di quello che sei fuori (il corpo).