Amica anoressica (0419)
D.I., 20 anni, 08.12.2002
In realtà non scrivo per
me ma per una mia amica. Ha la mia età e soffre di anoressia.
La conosco dal primo anno delle superiori e da sempre è stata tendenzialmente
triste.
Purtroppo la mia amicizia le ha potuto offrire poco, se non un appoggio o un
punto di sfogo, fatto sta che l'anno scorso è stata ricoverata nel reparto psichiatrico
di un ospedale. In realtà sono sempre stata diffidente circa questa sua degenza
in un ambiente che non faceva altro che condizionarla, essendo esposta anche
ad esperienze di diversa dimensione patologica come ad esempio l'isteria o la
schizofrenia o comunque contatto con psicotici oltre che persone con i classici
disturbi alimentari.
Oggi ho scoperto che è stata dimessa dopo vari tentativi di recupero falliti
e finiti in numerosi (4 a quanto ne so io, in due o massimo tre mesi) tentati
suicidi che l'hanno ridotta in rianimazione. mi sembra strano che a un caso
della sua gravità venga detto "ce la devi fare da sola".
So che a Pisa c'è un centro specializzato proprio per questo tipo di disturbi
e sapevo fino a poco tempo fa di un suo prossimo trasferimento lì.
Io vorrei poter fare quacosa ma non so come rapportarmi con lei che mi schiva
e non vuole che la telefoni (siamo state amiche inseparabili abbiamo condiviso
di tutto), tantomeno con la madre che non sembra capire che la figlia rischia
di morire da un momento all'altro, se non per la malattia, certamente per mano
propria! vorrei andare a casa sua ed essere schietta ma ora che la mia amica
è a casa ho paura di perdere la sua fiducia e ogni contatto, visto che ogni
tanto con me si sfoga ancora.
Cosa posso fare non riesco a stare con le mani in mano. non potrei mai perdornarmi
di essere stata a guardare mentre la mia migliore amica si distrugge con le
sue mani.
Se vi può servire non so per certo cosa le abbia provocato tutto questo, ma
so che a pochi anni, tra i 6 e gli 8, ha subito una molestia sessuale da un
adulto-da quando la conosco ha avuto sempre rapporti conflittuali con gli adulti-ha
avuto una bruttissima esperienza scolastica essendo stata bocciata ingiustamente-
lo dico perchè lo so per certo- anche se poi è riuscita a recuperare l'anno
e adiplomarsi insiema alla mia classe alla quale è rimasta sempre molto legata;
ha avuto una brutta esperienza amorosa con un ragazzo che l'ha sfruttata ed
io inutilmente ho crecato di farle aprire gli occhi, solo che poi se ne è resa
conto e ne ha sempre parlato con tranquillità.
E' molto sensibile e si fa troppo
carico dei problemi e delle sofferenze degli altri, anche se non li conosce.
Spero mi rispondiate perchè non so davvero cosa fare!grazie.
Ma sicuramente ha un’amica altrettanto sensibile e che le vuole veramente bene: per questo penso che tu debba fidarti della tua sensibilità e del tuo affetto per avvicinarti a lei e per riuscire a trovare il modo per comunicarle quanto hai da dirle e da darle.
Il disturbo di cui soffre sembrerebbe piuttosto grave, a quanto dici, e capisco che non debba essere facile ne’ per te ne’ per lei riuscire ad affrontarlo … Di solito queste persone si chiudono, provano vergogna del proprio stato e spesso per questo motivo tagliano i rapporti con gli amici, anche con i più cari.
Ma questo non è un bene, e riuscire a far breccia in questo muro difensivo significa aiutarle ad affrontare nuovamente la vita, dargli stimoli, valori e affetti su cui poter fare affidamento.
Credo dunque che tu faccia bene a seguire il tuo desiderio di entrare in contatto con lei, è giusto per te prima di tutto, perché hai voglia di farlo, e spero anche per lei, che vedrà confermato il tuo affetto e la tua vicinanza.
Non aver paura, o almeno non troppa, su come rapportarti alla tua amica. Trattala come sempre, e soprattutto come ti viene. Non le nascondere le cose, cerca di essere sincera. Anche se ti fa arrabbiare, cerca di dirglielo.
La falsità non fa bene a chi soffre di disturbi psicologici in generale, e a chi ha disturbi nella sfera alimentare a maggior ragione. Soprattutto non pensare di avere sulle tue spalle la responsabilità della sua salute; di quella la responsabilità è sua, sua soltanto. E questo forse lei lo deve ancora capire.
Credo che un percorso psicoterapeutico potrebbe aiutarla a capire proprio questo, e le sarebbe di grandissimo aiuto. I farmaci da soli non aiutano ad assumersi la responsabilità della propria esistenza. Ti auguro di riuscire a starle vicina, perché questo, già di per se, le darebbe una mano. Bisogna vedere se è pronta ad afferrarla, e questo non dipende da te.