Autocontrollo (111888)
Elisabetta 28
Soffro di bulimia da circa 5 anni con periodi più bui ed altri meno, in base all'umore. Considero la mia malattia conseguenza di un malessere derivante dalla mia incapacità di affrontare a testa alta le avversità della vita, ma di soccombere ad esse. Rendermi conto di questo provoca in me una forte rabbia che sfogo abbuffandomi fino a scoppiare. Sto affrontando un periodo non facile della mia vita, economicamente parlando, che contribuisce molto all'aggravarsi della malattia. Sto facendo il possibile per uscirne e spero che una volta risolto possa riuscire a curarmi dato che i tentativi passati con vari psicologi non sono serviti. Quello per cui scrivo, comunque, non è la bulimia, ovvero non solo. Ho riflettuto molto da quando la mia situazione si è aggravata e mi sono resa conto di non essere bulimica solo nei confronti del cibo, ma nei confronti di ogni singola cosa che mi piace fare. Eccedo nel mangiare come nel bere, nel fumare, nel comprare, nel lavoro... perdo ogni autontrollo. Quando mangio mi abbuffo, fumo e mi faccio 2 pacchetti, bevo e mi ubriaco, compro e vado in rosso e lavoro anche 10 ore di fila senza stop. Non ho limiti e perdo completamente l'autocontrollo. Al contrario passo magari giorni senza mangiare, non fumo mezza sigaretta, non bevo una goccia di vino etc... Tutto ciò è assurdo, è come se avessi dimenticato il significato della moderazione, passo da un eccesso all'altro continuamente. Mi aiuti a capire. Grazie.
Bello spunto di riflessione Elisabetta. In effetti generalmente un atteggiamento bulimico verso il cibo è anche un atteggiamento bulimico verso la vita. E' così per molte ragazze che soffrono del tuo problema, che nasconde un'insoddisfazione costante, rispetto a se stessi e alla vita. Si cerca di riempire questo sentimento di vuoto, di mancanza, attraverso il "riempimento" esagerato (di cibo, di cose, di lavoro, di sesso....), senza riuscire a trovare mai la sensazione di riempimento che si va inconsciamente cercando. Ciò che si ritrova invece, purtroppo, è spesso una rinnovata svalutazione di se stessi... Perchè è proprio la perdita del controllo ad alimentare l'idea negativa che si ha di sé. Ma questo lo sai meglio di me, probabilmente. Passare da un eccesso ad un altro risponde, probabilmente, a questo incessante conflitto tra volontà e perdita di controllo che permea la vita di chi soffre di questo tipo di disturbi. Mi spiace che le esperienze di psicoterapia che hai avuto negli anni non ti siano state utili. Perchè in genere invece la psicoterapia può dare grandi risultati, unici direi (pillole, diete e altro tamponano soltanto la situazione), proprio perchè il problema principale riguarda l'identità, la percezione di se stessi e un modello interiorizzato di ideale di sé in genere distante o schiacciante, che impedisce l'armonico sviluppo della propria, vera, personalità. In altre parole, non si accetta quello che si è, si vorrebbe essere diversi, ci si considera sbagliati e si rifiutano, soprattutto, le parti considerate deboli di se stessi.... finendo col non riconoscersi più. Alla base di tutto ciò solitamente troviamo un vuoto affettivo, da cui dipende il più delle volte il sentimento di mancanza che viene scambiato per mancanza di valore. Insomma, una psicoterapia in genere aiuta a capire e soprattutto a fare pace con se stessi, perchè la strada per la guarigione passa attraverso la cessione delle armi, attraverso la scoperta di quello che si ha dentro e il dialogo tra i diversi aspetti di se stessi. La forza di volontà non è un buono strumento, perchè figlia del conflitto (devo riuscire a non cadere vittima di quella schifezza che sono, devo riuscire ad essere migliore).
(risponde la Dott.ssa Elisabetta Corberi)
Pubblicato in data 18/02/08
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