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Bulimia (29012003)

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on . Postato in Disturbi alimentari | Letto 804 volte

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Monica 25 anni, 29.01.2003

Salve, sono una ragazza di 25 anni, e da nove soffro di bulimia nervosa con vomito autoindotto.
Ho sempre avuto un rapporto negativo con il mio corpo, poiché sin da piccola ho avuto problemi di peso. Vivo in casa con i miei genitori e un fratello di 20 anni.
Ho intrapreso le prime cure dimagranti da piccola, avevo circa sei anni, ma i risultati sono stati deludenti, questo perché in realtà a me non è mai interessato realmente perdere peso, ancora non avevo il concetto di "ESTERIORITA" fra i miei valori primari, ma in famiglia il mio soprappeso era visto con preoccupazione dai miei genitori, e dai miei parenti (esclusivamente paterni), il mio aspetto fisico era motivo di sdegno e beffa.
Compiuti 12 anni, ho deciso di iniziare un programma dimagrante presso un centro specializzato, ho perso 20 kg, in un anno e due mesi circa, e ho visto per la prima volta il mio corpo cambiato..
Ero fiera di ciò che ero riuscita a raggiungere, ed inoltre i "Famosi parenti" mi hanno lodata per I risultati, ma da quel momento ho avuto sempre più paura di ringrassare, e avevo paura di recarmi da loro in visita perché loro mi facevano sentire una cavia da laboratorio, studiata, seguita, pronti a notare un chilo in più preso magari nel periodo delle festività, o sempre attenti alle mie porzioni.
Penso che dopo il primo dimagrimento (20 kg), abbia iniziato a perdere il controllo razionale delle cose, vedevo solamente il cambiamento fisico, e i benefici che questo aveva apportato nei miei rapporti sociali, perché non ero più la "grassona" da deridere e isolare, ma una ragazza con una fisicità piacevole.
Non sono capace di dire con esattezza il momento specifico in cui la mia vita abbia iniziato il suo lento declino, ma pian piano, il mio unico scopo è divenuto quello di cercare la perfezione fisica, mi prefiggevo dei traguardi che si modificavano man mano che venivano raggiunti, ed ogni volta erano più rilevanti.
Ho iniziato ad interessarmi allo sport in maniera morbosa, e tuttora lo pratico costantemente, ma non per il piacere di farlo, ma con l'ossessione che se non facessi accumulerei calorie in eccesso e quindi ingrasserei.
La mia vita ha iniziato a girare intorno ad un unico perno: "IL CORPO", e la mia giornata sarà buona o meno, secondo quanto segnerà l'ago della bilancia.
Ho iniziato ad avere paura delle persone che avevo intorno, ma non della persona in senso lato, ma del confronto fisico: avevo in altre parole il terrore che potessero dirmi "ma stai ingrassando?" o "sei ingrassata?!". Ho frequentato la scuola sino alla 4° ragioneria, poi a metà anno ho abbandonato tutto perché ho attraversato uno dei miei periodi in cui non mi piacevo per niente, mi vedevo enorme, e per la paura di avere un confronto con gli altri mi sono barricata in casa, chiudendo qualsiasi rapporto con il mondo esterno.
Tutt'oggi la mia vita è condizionata da quello, ed ho il terrore del confronto diretto con le persone che conosco, così passo la maggior parte della giornata in casa, a fare sport (ho acquistato un trademill, un simulatore di sci, una spin byke, pesi, videocassette d'aerobica ecc) per potermi allenare senza dover uscire da casa.
Da tre mesi sono sotto le cure di uno psichiatra, e in quest'arco di tempo ho smesso di vomitare (a parte quattro ricadute, in cui l'ho fatto), ma i miei disagi psicologici non sono migliorati.
Io sono del parere che l'atto fisico del "vomitare" sia solo un'esternazione di un disagio psicologico.
Sopprimendo il manifestarsi fisico del disagio (vale a dire smettendo di vomitare), sto solo bloccando Una caratteristica concreta del disturbo, ma non sto ne capendo ne migliorando le cause di questa manifestazione. Perché vomito? Com'è iniziato tutto? Che cosa cerco di compensare con le abbuffate?
Queste, e milioni di altre, sono le domande cui vorrei rispondere, perché credo che per curare un disturbo sia necessario risalire alle cause.
Quello che vorrei chiederle, è se potesse fare un po' di chiarezza nella mia storia, e se potesse darmi un consiglio su come affrontare il problema anche con il mio medico.
Lui mi ha ricordato che ci sarebbe la possibilità di fare della psicoterapia con la collaborazione anche dello psicologo, cosa ne pensa?Io vorrei poter ripercorrere la mia vita all'indietro fino a dove è cominciato tutto, e arrivare attraverso un percorso, ad oggi, analizzando tutti i punti più importanti che potrebbero essere rilevanti per una mia guarigione.
Soffro di gravi complessi d'inferiorità, che si stanno ampliando anche alla sfera sociale, il fatto di non avere continuato gli studi, mi crea un forte disagio, forse sarebbe più giusto definirla "vergogna"; perché mi fa pensare che gli altri mi possano considerare stupida o incapace.
La ringrazio anticipatamente per l'attenzione che mi ha dimostrato, e confidando in una sua risposta le porgo Distinti Saluti.

Cara Monica, mi trovi completamente d’accordo con quanto dici: dietro il vomitare, dietro le abbuffate e anche dietro l’essere grassi ci sono delle cause di natura prettamente psicologica che vanno ricercate, se si vuole tentare di venire fuori da questa morsa che fa vivere la propria vita costretti, limitati e rintanati.
La bulimia non è un virus che gira nell’aria e che può colpire casualmente chiunque.
La bulimia è una malattia di origine psicologica che esprime un disagio interno, legato in buona misura alla propria identità ed ai propri complessi di inferiorità, come giustamente hai rilevato tu stessa.
E’ un circuito che si auto-alimenta, perché le insicurezze sono in realtà paure, paura di confrontarsi con gli altri, paura del giudizio, paura di essere poco interessanti, di sbagliare ecc. ecc. e tutto questo fa sentire “brutti”, brutti dentro, come ci fossero delle macchie sulla propria anima che non possono che essere viste anche dall’esterno.
E allora la fame nervosa, come l’unico modo per placare le proprie ansie e le proprie mancanze, i propri vuoti interiori….e anche per crearsi uno strato addosso, come fosse una corazza, che tiene lontane le persone e ci tiene lontani dalla possibilità di rapporti che potrebbero risultare frustranti.
Il circuito così, come sai bene, si auto-alimenta, e non si capisce più quali siano le cause e quali gli effetti.
E’ vero, spesso i farmaci “bloccano” il sintomo, ma non aiutano a risolvere le cause del disagio psichico, e credo proprio che l’ipotesi di una psicoterapia, Monica, sia un’ottima idea. Mi stupisco, con la tua capacità di cogliere le ragioni di tutto questo, che tu non ci abbia pensato prima.
Ma per ogni cosa esiste un momento giusto, ed evidentemente è arrivato il tuo.
Perciò, cara Monica, non indugiare oltre e inizia a lavorare seriamente su di te per ri-conquistarti e riuscire a vivere la tua vita liberamente e interamente.

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