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Disordini alimentari/schizofrenia (064493)

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on . Postato in Disturbi alimentari | Letto 812 volte

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Marta 18 anni, 24.05.2003

Ciao, mi chiamo Marta ed ho 18 anni, e da circa 2 anni soffro di disordini alimentari e depressione. All'età di 16 anni avevo iniziato una dieta, seguita da un dietologa, che aveva l'obbiettivo di farmi perdere circa 10kg, e che era di circa 1800calorie. Insomma, l'avevo iniziata molto bene e i kg piano piano scendevano.
Così persi 10kg in circa un anno e qlc mese. In seguito però non mi accontentai, desideravo essere più magra, e gradualmente iniziai a diminuire le calorie, fino a perdere altri 10 kg nel giro di 5 mesi.
Non so se si possa definire proprio anoressia, però ricordo che mangiavo più o meno 500-600calorie al giorno, che le forze come il ciclo mi erano sparite, ma non sono arrivata ad essere troppo sotto peso, perchè quasi subito sono arrivate le abbuffate. L'abbuffata la scoprii quasi per caso, e all'inizio la consideravo un metodo ''sano'' per poter mantenere la linea e allo stesso tempo non rinunciare ai dolci.
Infatti ad ogni giorno di abbuffata corrispondeva un giorno di digiuno più palestra.
Se mi abbuffavo per un giorno digiunavo solo il seguente. Tuttavia cominciai a comprendere che le abbuffate erano incontrollabili solo 2 mesi dopo, e a preoccuparmi seriamente, ma soprattutto per la linea, perchè non avrei mai immaginato quello a cui stavo andando incontro!
Insomma, quel mangiare disordinatamente mi aveva fatto sparire il ciclo, e così, invece di pensare di rivolgermi ad uno psicologo, pensai di parlarne con il mio ginecologo, il quale era propenso a farmi prendere la pillola, ma solo dopo un consulto psicologico, per capire se avessi realmente un disordine alimentare oppure no.
Mi diede il numero di uno psicologo che conosceva e che lavorava alla asl vicino a casa mia. Così contattai questo psicologo che mi diede l'appuntamento per la mia prima seduta.
E intanto erano già passati 4 mesi dall'insorgere della bulimia. Le mie abbuffate non si limitavano più ad un giorno, ma a 2-3-4, seguiti da altrettanti di digiuno e palestra massacrante, e il mio fisico si indeboliva sempre di più.
La prima seduta con lo psicologo andò bene, andai con mio padre, e lo psico mi fece parlare del più o del meno, mi chiese i miei interessi, la mia musica preferita, i miei programmi per il futuro, cosa studiavo...insomma, nella prima seduta si parlò dell'aria fritta, e nelle seguenti non sarebbe stato diverso.
Infatti....le sedute erano una volta ogni 15 giorni, in tutto ne feci 6 o 7. Questo psico non mi specificò mai bene di quale disordine alimentare soffrissi, e la diagnosi sfortunatamente me la dovetti fare da sola.
Da sola capii che soffrivo di disordini alimentari, e che dovevo farmi curare al più presto. Alle prime sedute ero tranquilla e fiduciosa, pensavo che il mio psico se ne intendesse di DCA (se no che psico era, eh?!?), e che tutto si sarebbe risolto nel giro di qualche mese.
Ma più andavo alle sue sedute e più mi rendevo conto che lui non aveva la più pallida idea di come curarmi, e che anzi, mi stava prendendo in giro! Una volta gli chiesi:"ma secondo lei io ho bisogno di venire qui a fare delle sedute?", lui mi rispose:"NO". ????!!!!!!??????!!!!!!?????NO??????????????? Ma allora che ci andavo a fare? Come se io avessi tempo e soldi da buttare? Ma perchè? Ricordo una seduta in cui parlammo 40 minuti della sua moto...a me non me ne poteva fregare di meno!
Avevo bisogno d'aiuto! Insomma, dopo 5 sedute il mio psico scrisse una lettera al mio ginecologo in cui diceva che: "Gli attacchi bulimici di Marta (ah, allora era di bulimia che soffrivo?!?) sono cessati, ha ripreso a stare bene e consiglio l'uso della pillola". Firma.
AVEVA SCRITTO E FIRMATO UNA LETTERA IN CUI DICEVA CHE ERO GUARITA!!!!! E io ci credetti! Ah, eccome se ci credetti!
Avevo cieca fiducia in quello psicologo, e ci credetti! Ma poi, subito dopo aver scritto quella lettera mi disse che per far cessare le abbuffate (eh sì, ero ''guarita'' ma continuavo ad abbuffarmi e a digiunare!), era bene fare un corso di training autogeno.... E lì cominciò a venirmi qualche serio dubbio.
Va bene, dopo 15 giorni mi presentai alla asl per iniziare la seduta di training autogeno, che sarebbe stata fatta dal mio psico insieme ad un'altro.
Bussai alla porta del suo ufficio, ma al posto del mio psico c'era un'altro medico che non conoscevo, e al quale dissi che mi ero presentata per fare una seduta di training autogeno.
Questo medico mi rispose:"Sono io che faccio il training autogeno", e io:" allora il mio psico le avrà parlato di me, allora è solo con lei che io devo fare la seduta di training, mi chiamo Marta *****".
Lui sfogliò il suo elenco, mi guardò e mi disse:"io non so chi sei, non so cos'hai, però se vuoi ti faccio fare 20 minuti di training autogeno, tanto per farti provare, perchè poi devo scappare...ti và?". Eh?Cosa?Ma non è che per caso mi state prendendo in giro????
Non mi presentai nè mi feci sentire più. Intanto la situazione era peggiorata. Le abbuffate giornaliere erano diventate settimane, con conseguenti digiuni settimanali. Il mio metabolismo era andato a quel paese.
9 mesi dopo l'inizio delle abbuffate il mio peso era aumentato di 10kg, e, facendomi letteralmente schifo per tutto quel grasso che mi portavo dietro, iniziai a soffrire di anoressia sportiva. O almeno credo.
Sò solo che facevo 15 ore di palestra a settimana e totalmente a digiuno. Credeteci o no, lo facevo davvero, ma tuttora se ci ripenso mi domando come non abbia mai collassato.
L'anoressia sportiva durò solo per 3 settimane, dopodichè stremata e sfinita ricominciai le abbuffate. Il mio metabolismo assorbì tutto quello che mangiavo, rovinato da settimane di digiuno, e finii per mettere sù tutto quello che mangiavo.
Il mio sistema immunitario era andato anche quello, perchè durante l'inverno presi circa 7 volte l'influenza, e sempre nei periodi di digiuno.
In quel periodo entrai in profonda depressione, tanto che non volli più uscire di casa, nemmeno per andare a scuola. Mi segregai in casa per circa 3 mesi, e poi a settembre ricominciai tranquillamente la scuola.
Intanto le abbuffate continuavano, e io mi ero rivolta ad uno psicologo di terapia cognitivo comportamentale, che mi faceva fare sedute insieme a tutta la mia famiglia. Sempre un'incontro una volta ogni 15gg all'inizio, poi più avanti 1 volta a settimana, ma i miglioramenti furono davvero pochi.
Quest'altro psicologo mi ha seguito fino allo scorso dicembre, prima che io entrassi nuovamente in una fase di profonda depressione e mi rinchiudessi in casa, e lui voleva darmi dei farmaci, ma io sono letteralmente scappata via da lui. Forse avrò sbagliato.
Da dicembre di quest'anno sto vivendo una profonda depressione che non mi ha permesso di finire la scuola e che mi tiene rinchiusa in casa.
La bulimia sembra essersi trasformata in sovraalimentazione, perchè non faccio più seguire alle abbuffate metodi di compensazione.
In compenso l'apatia per il mondo esterno è totale, le forze sembrano sparite, e inizio ad accusare voglie di autolesionismo che prima non avevo.
E in questi 2 anni non ho un'esame medico che possa dire quale sia lo stato della mia salute. Posso solo dire che la mia pressione del sangue è passata da 90-120 che avevo 2 anni fa, a 60-85 che ho tutt'ora.
Non so se lei può immaginare cosa significhi alzarsi dal letto con la massima a 85. Ho tutti i giorni problemi di digestione e una forte colite che a volte non mi permette nemmeno di camminare.
Ho frequenti giramenti di testa e pochissime energie per fare qualsiasi cosa. Non esco praticamente mai di casa.
L'unica cosa che sembra essere migliorata è il numero delle mie influenze, anche se le ultime 2 che ho avuto si sono quasi trasformate in polmonite.
Il brutto di tutta questa storia è che sembra che nessuno mi prenda seriamente in considerazione. Non ho i ''numeri giusti'' per essere un caso clinico da curare seriamente.
Non sono troppo magra, e non vomito=non rischio la vita. Ma io davvero a volte mi sento disperata di fronte a questa mancanza di cure e di attenzione da parte dei medici, e questo mi ha portato a perdere totalmente la fiducia in qualsiasi psicologo.
No, non sto aspettando la risposta da nessuno, non sto aspettando che qlc mi venga a salvare, ho imparato a reagire da sola, sto cercando le mie risposte e in parte le sto trovando.
Non è arroganza la mia, è solo la conseguenza di una forte presa in giro. Ed ora, dopo tutto quello che le ho raccontato vorrei farle una domanda.
Come le ho già detto sono mesi che non esco di casa, perchè questo è un modo per autopunirmi. Infatti secondo il giudizio che io dò di me stessa, non sono abbastanza perfetta per potermi permettere di vivere, e quindi di uscire. So perfettamente che il giudizio che io dò di me stessa è distorto, è frutto del mio livello di autostima che è paragonabile a zero, ma per ora non riesco a vedermi in modo diverso.
So che anche le mie percezioni del grasso/magro sono molto distorte,anzi, distinguo a fatica le persone grasse da quelle magre, o le distinguo solo in base alla taglia....insomma, so che una 46 è più grande della 40, ma con gli occhi a volte non distinguo.
Tuttavia a volte ho il dubbio che il non uscire di casa sia l'inizio di una schizofrenia. (non sono ipocondriaca, tutt'altro!), ma non penso sia da sottovalutare questo aspetto.
Anche perchè qlc mese fa mi capitava di non riuscire a coordinare bene le frasi, ho sempre problemi di concentrazione, e talvolta di memoria. A volte sento le voci tipiche dei disordini alimentari, che mi dicono ''meglio morta che grassa''.
Ma non è che sento delle voci, sento come se una parte di me mi stesse urlando che sono una vacca e faccio schifo, e non sempre riesco a essere razionale nei confronti di queste ''voci''.
Spesso inoltre ho il desiderio di tagliarmi le braccia, ma mi trattengo perchè non vorrei mai che anche l'autolesionismo mi ''scappasse di mano''. Forse è un pò azzardata come domanda, ma a volte ho questo dubbio.
Capisco che probabilmente ho bisogno d'aiuto, ma quando l'anno scorso l'ho cercato l'unica risposta è stata una presa in giro, e devo ancora digerire questo boccone amaro.
Per ora conto solo sulle mie forze. Nessuno si accorge di niente perchè quando esco di casa sono una persona perfettamente normale e integrata nel contesto in cui mi trovo.
Pochi sanno, e a quei pochi ho detto davvero poco! Sono sola contro un male che mi sta divorando.
Spero solo non peggiori. Perchè se davvero il non voler uscire di casa è il sintomo di una schizofrenia sicura, allora mi sentirei di dire che la mia vita l'ho buttata nel cesso.
Beh, io non ho buttato niente, sono malattie, e quando si prendono ce le si tiene. Spero che il mio sia solo un dubbio senza fondamento, ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensa lei. Beh, non abbia timore di dirmi quello che pensa, sono forte. Grazie del tempo dedicatomi, spero che mi risponda presto. Marta

Cara Marta, sebbene non abbia elementi sufficienti per darti una diagnosi, mi sento di poter escludere che tu soffra di un disturbo schizofrenico, e mi domando come ti sia venuto in mente di classificare una mancanza di voglia di uscire di casa come tale.
Semmai corrisponde più ad una tematica depressiva, che tu stessa citavi e che ti riconosci. In ogni caso, Marta, mi sembri eccessivamente preoccupata di inserirti all'interno di un quadro diagnostico, piuttosto che cercare realmente quale possano essere i tuoi problemi psicologici e le loro cause.
Perchè se parliamo di problemi psicologici, e i disturbi alimentari, così come quelli depressivi, lo sono, se parliamo di questo non parliamo di "malattie" che "quando si prendono ce le si tiene", ma parliamo di altro.
Il disturbo psicologico affonda le sue radici in te, nella tua storia, nelle tue emozioni, nei tuoi vissuti più o meno espressi, nelle tue paure, nella tua difficoltà a capire chi sei ed eventualmente anche in traumi subiti in tempi antichi e rimossi.... Non è un virus, che se passa si rischia di prenderlo, non è una malattia come si intende in termini medici, ma è qualcosa di diverso e soprattutto che si cura in modo diverso.
Curarsi significa entrare dentro se stessi e scoprire cosa vi sia, dipanare la matassa dei propri conflitti interni, imparare ad accettarsi, entrare nei meandri del non detto e indagare su tutto quello che di se stessi non si conosce o non si vuole conoscere. Nessuno mai potrà, una volta fatta la diagnosi, darti "La cura".
Perchè sebbene esistano delle malattie psicologiche classificate (e questo è stato fatto perchè psicologi e psichiatri potessero capirsi velocemente parlando dei loro casi), le persone che ne soffrono sono tutte diverse.
Ci possono essere dei tratti comuni, che generalmente appartengono a chi soffre di questo o quel disturbo, ma per il resto ogni persona è unica e diversa dalle altre, così come lo è la cura.
Il resto, quello che tu leggi come malattia, sono solo sintomi, ovvero un modo di esprimere un disagio interno. E' lì che devi andare a cercare, non soffermarti sulla sintomatologia, che tutt'al più esprime simbolicamente la tua incapacità ad accettarti, a vederti, a sentirti adeguata, amata ecc.
Mi rendo conto della tua diffidenza nei confronti degli psicologi, visto il tuo iter ....
Ma ti consiglio anche di tentare nuovamente, perchè è vero che possiedi una forza, ma la forza non sempre va nella direzione giusta, e quando non è costruttiva è, quasi sempre, distruttiva.
Hai il diritto ma soprattutto il dovere, vista anche la tua età, di fare qualcosa per migliorare la tua situazione attuale e garantirti di poter essere, nel futuro, quello che realmente sei, senza più prigioni.
So che non è facile, e proprio perchè so questo ti invito a chiedere l'aiuto di qualcuno che possa instradarti sul giusto percorso, quello che porta dentro di se'. Mi sembra che tu abbia capito già una bella quantità di cose che riguardano la psicologia, devi fare un passo in più per capire te stessa.
E informati bene sulle persone che contatti, o rivolgiti a grossi centri. Non so da dove scrivi, ma in ogni città dovrebbero esserci associazioni e centri che si occupano di Disturbi Alimentari.
Altrimenti va benissimo uno psicoterapeuta e se non segue un'approccio cognitivo comportamentale ma di tipo analitico, secondo me va ancora meglio.
I problemi vanno risolti alla base, bisogna arrivare alla radice, perchè altrimenti prima o poi, soffocando soltanto i sintomi, il problema si ripropone attraverso altre sintomatologie, come sembra essere successo a te del resto.
Allora, non aspettare oltre e fai un passo per superare questo difficile scalino della tua vita, e permetterti di continuare a crescere, come è tuo diritto.
Altrimenti rischi non solo di fermare il tuo processo di crescita da un punto di vista prettamente fisico, ma soprattutto dal punto di vista psicologico.
E questo può voler dire dover dipendere, psicologicamente parlando, sempre da qualcuno, come quando si è bambini.
E' questo che vuoi? Qualcuno che si occupi di te a vita, perchè così non devi fare fatica e affrontare le frustrazioni che inevitabilmente il mondo ci propone?
O preferisci trovare il modo di stare in piedi sulle tue gambe? Se è così, allora, metti da parte il tuo orgoglio e chiedi aiuto a chi te ne può dare.
Permettiti di scegliere la persona cui ti rivolgerai, perchè il lavoro con la psiche si basa su di un incontro con l'altra persona, ed è dunque importante che l'altro, il tuo interlocutore, ti piaccia e ti ispiri fiducia. Mi raccomando, non aspettare troppo.

 

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