Disturbi alimentari e studio/lavoro (115013)
Luisa 36
Buongiorno. Vi scrivo perché da oltre 5 anni sono cosciente di avere un problema di tipo alimentare: "Binge Eating Disorder". E' successo di prendere/perdere anche 20 chili in due anni. Non capisco bene cosa provochi cosa. Fino a 3 anni fa lavoravo in un ristorante e studiavo lingue all'università (per questo ero in ritardo con le date, ma riuscivo comunque a dare esami), poi ho avuto problemi a una caviglia (per via del peso) e alla schiena (più o meno per lo stesso motivo) e ho dovuto lasciare il lavoro. Da allora non sono più riuscita a combinare nulla. Dopo tante fatiche per rendermi indipendente, mi ritrovo a 36 anni a stare da mia sorella, senza un lavoro, quindi aiutata da mamma e anche da mia sorella, e soprattutto ho pochissima concentrazione con gli studi (il che è sfinente visto che passo la vita sui libri). Studio ma poi salto gli appelli perché non mi sento mai pronta, e nel dubbio evito "giudizi" negativi. Di recente ho notato che qualche giorno prima degli esami invece di aumentare il ritmo, quasi mi fermo. Vale poco il desiderio "razionale" di superarmi. Non sento la sveglia e mi distraggo di continuo. Faccio lo stesso coi colloqui di lavoro. Non mi piace il mio aspetto e sono quasi certa che anche loro condividano il disgusto per una persona qualunque come me, che non sa nemmeno tapparsi la bocca quando è ora. La parte più angosciante per me che vivevo di progetti è che ho perso ogni senso del futuro. Vivo solo di oggi, se per vivere si intende alzarsi e sedersi davanti a una scrivania. Non esco quasi mai e se lo faccio mi sembra che tutti mi guardino. Vivo in provincia, quindi a volte questo succede davvero, solo che un tempo non mi interessava il parere degli altri (forse mi racconto bugie), oggi invece vedo anche nel peggiore degli ignoranti un giudice che può umiliarmi (accade ogni volta che si parla di università). Non riesco nemmeno ad andare in biblioteca, sono tutti molto giovani e io con lo zaino in spalla mi sento una incredibile idiota. Riempio il vuoto della mia vita col cibo che non mi basta mai. Due anni fa ho seguito un programma per persone con disturbi alimentari ed ero riuscita, con fatica per me enorme, a tornare (almeno nel corpo) quasi normale, ma poi per ogni appello saltato riprendevo 3 - 4 chili e ora sono punto e a capo e, quel che è peggio, non mi interessa più niente di me, in generale. Vivo questo fallimento in modo molto negativo. Un'altra delusione. Detesto sentirmi pesante (99 chili per 1,65 per capirci), detesto anche il cibo, ma non so farne a meno e non so come venirne fuori. Non ho soldi, non ho forza e ho caviglie che non possono sopportare altro peso. Quanto ai miei genitori, sono responsabili di molte delle mie difficoltà, ma non posso prendermela con nessuno. Sono nata in una famiglia numerosa e maschilista dove nessuno mi ha mai perdonato di essere così "arrogante" da scegliere la mia vita al di là di un uomo con cui fare figli (non sopporto nemmeno la parola). Non volevano che studiassi perché "Le donne non devono pensare che fanno solo danni", ora che mi vedono quasi fottuta vogliono che finisca gli studi a tutti i costi, così almeno lavoro. Mi hanno sempre trattato con pietà ("Povera Luisa"), per ogni cosa. Alla fine devo essermi adagiata sulla loro scarsa idea di me. Che fare per i prossimi esami, visto che ho già saltato un appello e domani ne salto un altro? Ho provato a smettere gli studi ma non mi do pace, poi riprendo sempre, perché mi dico che se non sono in grado di terminare una cosa che mi piace e interessa e che può davvero aiutarmi a trovare il lavoro per cui sono portata, non ho possibilità di alcun tipo da nessuna parte. Detesto i rimpianti e ne ho già troppi rispetto alla mia età. Grazie.
Cara Luisa, la tua lettera è piena di rabbia e frustrazione, ma non si esplicita mai una richiesta specifica. Io credo che tu voglia sentirti dire: "Muoviti! Esci da questa situazione! Rimboccati le maniche e fai di testa tua!" Ma alla fine penso che senza fornirti uno specifico strumento questo sia solo un palliativo inutile. Guardati dentro, fai una lista di pro e contro di ogni decisione che ti paralizza e poi segui la strada che "funziona" di più. Per il disturbo alimentare credo tu debba deciderti a rivolgerti ad un professionista che controlli poi le eventuali ricadute per non alimentare, come il corso che hai fatto, le tue idee di fallimento, perchè i risultati, quando ci sono, poi non durano. Ti consiglio di iniziare da quì perchè la salute è importante e perchè credo fermamente che tu debba imparare a gestire la noia, i fallimenti e le frustrazioni in modo alternativo a riempirti di cibo, perchè la vita è piena di queste cose ed è fondamentale avere una strategia efficace per superarle. Capisco che dipendendo anche economicamente dalla tua famiglia tu ti senta sempre in difetto nel criticarla o che questo possa indurti un conflitto, ma tu devi scegliere per te e devi renderti indipendente. Per fare questo però devi stare bene e devi avere la consapevolezza che puoi prenderti cura di te stessa da sola. Sì perchè quando loro ti dicono "Poverina", un po' te lo dici anche tu e senza rendertene forse conto hai imparato a crederci. Uno psicologo può sicuramente aiutarti a trovare in te stessa la forza per andare avanti.
(risponde la Dott.ssa Sara Ginanneschi)
Pubblicato in data 08/05/08
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