Figlio negato e anoressia (65763)
Valentina 25 anni, 29.07.2003
Gentili Signori, e' gia'
la seconda volta che scrivo un po' per sfogarmi e un po' nella speranza che
un occhio esterno possa far luce su una situazione che mi sta logorando.
Vivo in Germania da ormai sette anni e negli unltimi tre sono impegnatissima
in una carriera molto promettent (dal punto di vista economico) che mi consente
di proseguire i miei studi in sociologia, psicologia e tedesco.
Malgrado l'apparente successo, ho speso anni feroci (di cui ricordo poco) fra
lo stordimento di alcool e stupefacenti. In ufficio al lunedi' in tailleaur
e venerdi' sera tra alcool e allucinogeni a dormire per strada.
Non vi scrivo pero' riguardo alle mie tendenze ad esagerare, visto che ormai
rimangono avvolte in un passato che non mi disburba e che non mi fa provare
alcun rimorso.
La mia vita ha preso una svolta seducente ed impegnativa in cui appunto mantengo
questo lavoro di grande responsabilita' e i miei studi. Da sola. Noto il cambiamento
immenso che e' accaduto dentro di me e le varie esperienze hanno contribuito
a formare un carattere forte (all'apparenza) dove pero' si nascondono debolezze
e una sensibilita' che non posso permettermi di mostrare.
La gente si abitua ad avere una spalla. Quando la spalla cede... La mia forza
(apparente o veritiera) di carattere e' il frutto di un durissimo lavoro fatto
su me stessa da quando lasciai casa a sedici anni fino ad adesso.
Un percorso fatto di cadute, incidenti, crisi depressive, malinconia, nostalgia,
urla. Forse per questo motivo, le mie relazioni affetttive sono quasi sempre
risultate in un disastro.
Sempre (inconsciamente) attirato partner deboli e succubi. Caratteri che non
riuscendo a competere con la mia indipendenza o il mio successo si sono caricati
sopra le mie spalle e fatti trascinare. Caratteri che mi hanno riempita di botte
e umiliazioni e che nella mia naivita' cercavo di giustificare...un complesso
di madre Teresa...fino a sei mesi fa.
Dopo un'altra storia senza futuro (in complesso solo!! quattro in 7 anni)con
un ex tossicodipendende di 39 anni ossessionato dai video pornografici incontrai
quello che credevo/credo sia l'uomo della mia vita. Armata di esperienza, con
le idee piu' chiare riguardo le mie esigenze e con buona volonta' decisi di
lasciarmi "dirigere".
Di non prendere le redini, di avere finalmente trovato qualcuno di cui avrei
potuto fidarmi. Quest'uomo dice di amarmi e me lo dimostra con mille attenzioni.
Mi ha perfino chiesto (informalmente) di sposarlo...tre mesi dopo il nostro
incontro, il primo allarme. La ex ragazza e' incinta di 5 mesi. Aspetta suo
figlio. Non glielo aveva mai detto...da un mese scopre che lui sapeva di questa
situazione dall'inizio.
Non ha pero' avuto il coraggio di dirmelo prima che iniziassimo la relazione...ho
inghiottito. Lui dice che non vuole avere a che fare con questo figlio perche'
non era suo desiderio averne uno (e' importante precisare che in Germania, l'aborto
e' pratica comune, gratis e perfino consigliata).
Mi sento tradita e di nuovo a che fare con un "fuggitivo". Avessi saputo, non
avrei mai incominciato la relazione. Il pensiereo mi tortura e sfocia di nuovo
nei miei attacchi di annoressia e desiderio di autodistruzione.
L'alcool chiama e ormai da un mese mi nutro solo di caffee e succhi di frutta.
Lui mi ribadisce che vuole spendere con me il resto della sua vita e sopporta
in stile i mie attacchi di rabbia, frustrazione e gelosia. Mi dice che insieme
ce la possiamo fare e che tutto andra' per il meglio. Ma io lo so che non ce
la faro'.
Mi ero affezzionata all'idea che dopo anni di turmuglio avevo cominciato una
storia seria e normale. A parte la noia con cui a volte descrivo questa normalita',
mi ero affezzionata all'ideale romantico di sposarmi e creare una famiglia.
Lui e' divorziato. Il figlio e' pero' il frutto di una relazione seguente.
L'idea di non poter essere la prima donna che sposa, mi fa male, ma potrei farmenen
una ragione. L'idea di non poter essere la prima donna che gli regala un figlio...mi
uccide.
L'idea che tutti i nostri progetti dovranno tenere terzi in considerazione,
mi tortura. Progetti di fondare un'azienda in proprio assieme, diventa solo
un improbabile scelta visto che lavorare per mantenere un figlio che non mi
appartiene e ovviamente la madre (che non ha voglia di lavorare e si e' perfino
fatta licenziare appena a realizzato di essere incinta!!!) mi farebbe solo impazzire.
L'unico problema. Credo anch'io che questo sia veramente l'uomo della mia vita.
Pero', io non mangio piu'. Grazie.
E' veramente particolare (per usare un eufemismo!) che proprio la volta che finalmente abbandoni il tuo....complesso di madre Teresa, e decidi di confrontarti su un piano paritario con il tuo compagno, addirittura di farti dirigere....ti ritrovi così delusa e costretta a ricrederti o a pentirti di averlo fatto.
Io credo che tutto questo debba avere un senso all'interno del tuo percorso di crescita, e comunque non credo che il senso sia di aver sbagliato tutto.
Le riflessioni che fai su di te sono argute e molto fini sul piano psicologico, non sembri proprio una persona che si imbroglia da sola. Per questo, e anche per il fatto che hai comunque 25 anni, ti invito a non mollare e a continuare il confronto con te stessa e anche con quello che la vita ti sta riservando.
Magari cercando di non porti adesso dei punti d'arrivo fissi (matrimonio, figli ecc.) ma vivendo nel quotidiano. Se è vero che questo è l'uomo della tua vita, credo che valga la pena comunque di provare, nonostante la situazione intorno non sia certo la migliore.
D'altra parte non credo che tu possa tirarti indietro e rinunciare così...non so perchè ma penso che non sarebbe da te fare una cosa simile. Perciò, se posso permettermi un suggerimento, tenta di affrontare giorno dopo giorno questo rapporto e le problematiche che vi sono collegate, e di scegliere, anche, giorno dopo giorno, quello che ritieni più giusto per te.
Un passo per volta, e non troppo lungo possibilmente. In modo da non perdere, eventualmente, scenari, bivi o deviazioni interessanti lungo il percorso. E fidati della tua sensibilità, prima di tutto; non la soffocare.