Mangiatori compulsivi (002199)
Gioia, 31 anni
E' vero che esistono i mangiatori compulsivi? Quali sono le caratteristiche cliniche del disturbo? Io ho paura... a volte non ho il controllo, anzi spesso, molto spesso e poi non vomito, non sono bulimica, ho appena mangiato una confezione di pane a fette... una confezione intera, e a pranzo avevo mangiato... normalmente. Tanto quanto gli altri. E mi succede sempre più spesso ultimamente, non voglio che il cibo prenda il sopravvento sulla mia vita perchè comunque io non avevo fame, non era appetito quello che mi ha portato a mangiare quel pane... ne sono sicura. Che fare?
Cara Gioia, i mangiatori compulsivi
che non adottano condotte di eliminazione come lei, sono bulimici. La bulimia
può essere nella forma con vomito e abuso di lassativi e diuretici, oppure
senza. La differenza tra le due forme è solo nel risultato: chi adotta
condotte di eliminazione tende a non acquistare peso, chi invece non le adotta
è soggetto ad incremento ponderale e maggiore intensità del senso
di colpa, che nell'altro caso viene annullato dal vomito autoindotto (con relative
complicazioni di natura organica).
Il motivo che la spinge a mangiare quando non ha fame trova le radici nell'inconscio:
mangiare significa masticare, dunque mordere, sfogando così anche dell'aggressività
che non si riesce a controllare e a sfogare in un modo alternativo, riempire
la bocca, dunque impedirsi di parlare, magari per dire cose considerate impossibili
da comunicare, oppure trasgredire, semplicemente perchè ci si impone
regole troppo rigide che poi non si riesce a rispettare, e si infrangono senza
controllo. La base comune di chi come lei mangia in modo compulsivo sta nella
"perdita di controllo" che poi genera il forte senso di colpa. Forse
sarebbe il caso di indagare sulle motivazioni profonde che la spingono a voler
controllare l'emergere delle sue emozioni. Così come non si possono controllare
i sogni, fatti principalmente di emozioni sotto forma di immagini, non si possono
nemmeno controllare le emozioni. Con una psicoterapia mirata potrà imparare
a riconoscerle e ad accettarle, quindi ad esprimerle in un modo adeguato, senza
reprimerle.
( risponde la dott.ssa Camilla Ponti )
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