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Abusi (124286 )

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Valentina 16

Buonasera, non so da dove iniziare. Oggi ho ricominciato a tagliarmi dopo tempo che mi ero imposta di smettere. E’ come una droga purtroppo e ogni volta la vedo come l'unica cosa da fare. So che non dovrei farlo, ma non riesco a controllarmi. Sembra orribile, ma una volta che ho la lametta in mano e la sento affondare nella carne, ci provo gusto e rabbia insieme. E più provo rabbia verso me stessa, per quello che sto facendo, più mi punisco, continuando a tagliuzzarmi. Mi piace vedere il sangue che esce dalle mie braccia ed è orribile. Cerco di raccontare un po' la mia storia, ho 16 anni (17 questo anno) e la mia vita fa piuttosto schifo. I miei si sono separati quando avevo 8 anni e prima della loro separazione ho dovuto assistere praticamente tutti i giorni a litigi, a fughe da casa da parte di mia madre, ho dovuto conoscere i vari amanti di mia mamma presentati come amici, poi le botte che mio padre le rifilava, i cellulari rotti, mio padre assente per tutta la giornata e la sera ubriaco tornava a casa. A 8 anni venivo violentata da mio fratello. Forse nemmeno lui si rendeva realmente conto di quello che stava facendo, so solo che oggi posso seriamente pensare di avere perso la mia verginità con lui e la cosa è penosa. Il suo sguardo mi tormenta; aspettava che mia madre uscisse per andare al lavoro o per andare dai suoi "amici" per tirare fuori quello sguardo maledetto. Io sapevo che c'era qualcosa di sbagliato in tutto ciò, ma non potevo oppormi, avevo paura di lui. La cosa ha continuato fino a quando avevo 11 anni circa e non ho mai raccontato nulla ai miei genitori, lui mi chiedeva di non farlo, mi supplicava quasi piangendo che rimanesse un nostro segreto e non dicevo niente, non volevo che papà gli facesse del male. Ora capisco che se glielo avessi detto, forse qualcosa sarebbe cambiato o non sarebbe successo. Fin da piccolina sono sempre andata nelle case di riposo per anziani dove lavorava mia mamma perchè mi piaceva stare con loro, sentire le loro storie ecc. A 11 anni conobbi una persona, un infermiere professionale dentro una casa di riposo, lui aveva 29 anni, sposato con un figlio. Lui mi usava, si faceva masturbare, si faceva fare del sesso orale e più di una volta ha tentato la penetrazione. Mi portava nei bagni o negli spogliatoi, o anche solo nella infermeria e me lo metteva in mano. Mi sentivo spudoratamente in colpa nei miei confronti e anche in quelli della sua famiglia, ma non riuscivo ad allontanarmi da lui. Quando venivo a sapere che non lavorava per tre o quattro giorni di fila impazzivo. Anche in questo caso non ho mai detto nulla a nessuno. Per fortuna mia madre, per ragioni sue, ha deciso di licenziarsi e quella è stata per me l'unica soluzione per riuscire ad allontanarmi. Ero convinta di riuscire a risolvere tutto da me. Solo ora trovo la forza e, soprattutto, sento la necessità di raccontare tutto a qualcuno che mi possa aiutare seriamente. Per me non esiste più un futuro, vivo come un vegetale, senza emozioni, se non attacchi di rabbia violentissimi. Non riesco a pensare a domani, per me esiste solo l'adesso e questo adesso non mi piace. Non so se riuscite a capire quello che cerco di spiegare, ma non so in che altro modo dirlo. E’ un rompicapo da cui non riesco ad uscire. Mi trascino dietro cose di 10 anni fa che condizionano la mia vita in modo drammatico e penso sia il momento di dire basta, per vivere almeno una vita decente, se non può essere bella. Pensavo che la soluzione fosse l'amore, ma ho smesso di credere anche in quello ormai, vivo l'amore in un modo che pochissime persone o che forse nessuno condivide. Anche l'amore mi ha usata finché gli ha fatto comodo. Vi prego di credere a tutto quello che ho scritto perchè è la verità e non so perchè, ma ho paura che nessuno mi creda; è tutto vero e ho bisogno di aiuto. Vi ringrazio di cuore. Valentina.

Cara Valentina, sono profondamente colpita dalla tua storia e dalle ferite interiori che ti porti dentro da anni, ferite che col tempo si sono trasformate in quei tagli che ti procuri con la lama, accompagnate da sentimenti contraddittori di piacere, ma anche di rabbia. Ti credo, credo alla tua sofferenza e al tuo bisogno urgente di trovare una soluzione più adeguata. Purtroppo la tua esperienza non è così rara nel nostro paese, come in altri paesi europei. Si registrano da 40 a 50.00 casi di abusi all’anno e circa l’80% di questi riguardano bambine, vittime di sevizie da parte di un membro della famiglia. La maggior parte dei casi si colloca tra i 6 e i 12 anni. Ti dò queste informazioni nude e crude così, su due piedi, per metterti al corrente, prima di tutto, che la tua sofferenza potrebbe essere condivisa e compresa, al momento, da centinaia di altre adolescenti come te e da altrettante donne adulte, molte delle quali si sono ripiegate nel loro dolore, rinunciando ad avere una propria vita affettiva “decente”, come dici tu. Di solito prevale il senso di colpa, la vergogna, la svalutazione di sé che impediscono alle persone, vittime di abusi, di emergere dagli errori commessi dagli adulti, sia quelli che hanno perpetrato l’abuso, sia quelli che hanno sospettato e intuito qualcosa o addirittura sapevano, ma hanno preferito far finta di niente. Ed è proprio a partire da questo “guscio” di omertà che spesso le ragazzine come te cominciano a comportarsi in modo “strano”. Per esempio, mi dicevi che non riuscivi ad allontanarti da un infermiere che ti costringeva a mettere in atto certe pratiche sessuali, fino ad impazzire se lui si assentava alcuni giorni dal lavoro. In realtà, di fronte a certe esperienze traumatiche, ciascuno di noi tenta di liberarsi delle emozioni e dei sentimenti legati al trauma. Il ripetere o il provocare in altri certi comportamenti subiti in passato ci permette di dimostrare a noi stessi e agli altri che sappiamo “reggere” certe batoste, fino al punto di andarle a cercare. La nostra mente e il nostro cuore, mia cara Valentina, sono terribilmente complessi: fattelo dire da una che se ne intende abbastanza! Il consiglio che posso darti è di rivolgerti, prima di tutto, a una persona adulta di cui ti possa seriamente fidare per accompagnarti presso i servizi pubblici della tua città e fissare un appuntamento con un assistente sociale. Se non sai a chi rivolgerti e non te la senti di intraprendere da sola questa prima tappa, ti consiglio di cercare un professionista dall’elenco www.psicologi-italiani.it e selezionare la regione e la città dove risiedi. Considera che, qualsiasi cosa tu dica, rimarrà strettamente legata al segreto professionale, anche se coinvolge altre persone. A seconda delle tue esigenze e della tua situazione attuale potrai intraprendere una terapia che sia su misura per te, che ti faccia sentire protetta, ma che, al tempo stesso, ti incoraggi a crescere e a trovare, spero, la voglia ancora di amare e di lasciarti amare. In ogni caso rimango sempre a tua disposizione per qualsiasi difficoltà o problema che potresti incontrare. Fammi sapere. Ti saluto di cuore.

(risponde la Dott.ssa Aurora Capogna)

Pubblicato in data 18/08/08

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