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aggressività/iperattività in bambino di 3 anni(48101)

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Paola,39anni (6.2.2002)

Gent.mi sono un'insegnante di scuola dell'infanzia e vi scrivo per avere qualche suggerimento circa la gestione di un bambino di tre anni che presenta forti disturbi nel comportamento. Abbiamo provato ad attivare varie strategie ma nulla sembra far calmare la "piccola peste"Non c'è attività che lo interessi per più di un minuto! La mamma non vuole sentire problemi:è vero è un bimbo intelligente ma presenta forme di iperattività e aggressività ingestibili, che creano ansia a noi docenti,ai suoi compagni (che ora lo temono) e agli altri genitori che cominciano a lamentarsi.
Grazie per la vostra eventuale risposta e ...scusate lo sfogo!

Gentile maestra Paola, da quanto riferisce il problema del suo alunno è già stato definito come iperattività. Sarebbe, quindi, utile iniziare dal vedere più da vicino quali comportamenti ne sono l'espressione. Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (D.S.M.), che rappresenta il riferimento di molti professionisti, per l'inquadramento diagnostico dei disturbi, indica una serie di comportamenti, che definiscono l'iperattività. Un bambino può, quindi, essere definito iperattivo quando presenta, in modo chiaro, almeno otto dei seguenti comportamenti:
1. Irrequietezza motoria delle mani, delle gambe e tutto il corpo;
2. Difficoltà a rimanere seduto quando è necessario;
3. Facile distraibilità da stimoli estranei;
4. Difficoltà a rispettare il proprio turno in situazioni di gioco o di gruppo;
5. Frequente emissione di risposte ancor prima che le domande siano completate;
6. Difficoltà nel mantenere l'attenzione in situazioni di gioco o di lavoro;
7. Frequente cambio di attività, lasciando ogni lavoro incompleto;
8. Difficoltà a giocare tranquillamente;
9. Spesso parla troppo;
10. Spesso interrompe gli altri nei discorsi e nelle attività;
11. Spesso perde le cose necessarie per svolgere le proprie attività a casa o a scuola;
12. Spesso si dedica ad attività fisicamente pericolose senza valutare le possibili conseguenze.
L'iperattività così descritta può associarsi a deficit di attenzione, cioè alla difficoltà di concentrarsi per il tempo necessario a recepire adeguatamente uno stimolo. Questo espone il bambino, in ambito scolastico, ad un possibile ritardo o difficoltà nell'acquisizione delle strumentalità di base. I bambini iperattivi spesso vengono definiti "cattivi", intolleranti alle regole e reattivi alle minime frustrazioni.Nelle nostre scuole è presente una certa percentuale di bambini che presentano questo tipo di problema. Nel nostro Paese, però, non vi è ancora accordo tra i professionisti nella definizione di questo problema. Spesso, infatti, si osserva sia un mancato riconoscimento del problema, che la sua definizione con termini vuoti di significato quali: <<caratteriale>>, od altri di tipo neurologico quali:<<disfunzione cerebrale minima>>. Questi dati sono stati raccolti da una ricerca svolta alcuni anni addietro (Nisi A. e Ceccarani P., 1989). Difatti, se nei Paesi anglossassoni questo tipo di problema è stato individuato da tempo, in Italia cominciamo soltanto in questi ultimi anni. Gli studi in ambito cognitivo-comportamentale rilevano che un bambino, possedendo una notevole vivacità di fondo, può apprendere ad essere iperattivo in risposta al suo ambiente. In altri termini, l'ambiente di vita del bambino può possedere delle caratteristiche che alimentano e mantengono inalterati i comportamenti iperattivi (Nisi A. e Ceccarani P., 1989).
La presenza di un bambino iperattivo in famiglia mette tutti a dura prova ed in genere queste famiglie sembrano caratterizzate da modalità interattive inadeguate e incoerenza edutiva. E' stato ossevato che aumentano notevolmente le probabilità di manifestare comportamenti iperattivi, se nella famiglia sono presenti dei problemi di ordine psicologico e sociale. Alcuni di questi sono:- un livello socio-economico molto basso; -la presenza di una storia familiare e parentale allargata caratterizzata da problemi reiterati di giustizia; - l'affidamento ad istituzioni o affidamento familiare; - la presenza di una madre con problemi di depressione. La caratteristica più rilevante, che sembra incidere maggiormente sullo sviluppo dei comportamenti iperattivi è la difficoltà educativa di generare, mantenere e far rispettare le regole.
Soprattutto nel passato si tendeva a sottovalutare i problemi legati all'iperattività, in quanto talvolta con l'adolescenza tendono ad attenuarsi. Le ricerche, però, hanno evidenziato che l'iperattività è un fattore di rischio nel favorire lo sviluppo nell'adolescenza e nella vita adulta di problemi antisociali, di modalità interattive essenzialmente aggressive e colleriche, di tossicodipendenza, alcolismo. In particolre, il rischio antisociale è maggiore se all'iperattività si associano comportamenti di aggressività. Sarebbe, quindi, auspicabile un intervento precoce, che permetterebbe ai bambini di svilupparsi in modo armonico, divenendo un adulti soltanto molto energici ed in alcuni casi anche brillanti. Infatti, se ben indirizzate le energie del bambino, in questo caso possono essere utilizzate in modo propositivo e positivo. Tendenzialmente si preferisce non diagnosticare un problema di iperattività, in modo definitivo in bambini con meno di 5 anni. Accade, però, che l'essere inserito in situazioni regolamentate da tempi ed attività da svolgere ed in cui diviene fondamentale la capacità di confronto con i coetanei, è possibile che i problemi si evidenzino con tutta la loro forza. Un problema rilevante nei bambini con queste caratteristiche è il percepire sè stessi come <<cattivi>>. Partendo da questa immagine di sè il bambino tende ad intensificare la negatività del suo comportamento, in quanto non vede possibilità di modificazione.
Generalmente, accade che gli adulti valutano i bambini con questo tipo di comportamenti, come "assolutamente" negativi, non riuscendo a vedere alcuna positività. Si tende, inoltre, a comunicare con il proprio atteggiamento questa percezione al bambino. Non dimentichiamo che l'immagine di sè nel bambino si sviluppa in funzione di quella che gli adulti gli rimandano. Da ciò appare evidente la pericolosità per lo sviluppo psicologico del bambino di una simile situazione. Dovremo, quindi, prima di tutto, cominciare ad accettare il bambino iperattivo, con le sue caratteristiche, imparando ad essere più attenti al positivo di cui è portatore, nonostante tutto.L'attenzione negativa, cioè il sottolineare costantemente ed in pubblico (magari anche esprimendo giudizi globali sul bambino come: <<non ne combini una buona>>, <<sei malvagio>> ecc..), mantiene inalterati i problemi di comportamento ed anzi tende a farli aumentare d'intensità e frequenza. Infatti, l'attenzione negativa per molti bambini rappresenta un rinforzo (ricompensa), che permette tra l'altro di essere sempre al centro della "scena". In qualità di educatori dovremmo fare anche un'altra riflessione, sulla nostra grande capacità di osservare ciò che non funziona ed, al contrario, essere "avari" nel riconoscere e vedere le qualità positive o i comportamenti positivi del bambino.
Questa osservazione in "positivo" andrebbe focalizzata, in questo caso particolare, su tutti quei comportamenti che appaiono incompatibili con quelli disturbanti. Per esempio prestare oggetti è incompatibile con distruggerli o sottrarli. Se i comportamenti messi in atto non sono pericolosi per sè e per gli altri, andrebbero ignorati, focalizzandosi sul sottolineare i comportamenti positivi anche solo pontenziali del bambino. La coerenza educativa è un altro aspetto che va curato in modo particolare. Tutte le figure educative dovranno impegnarsi a mantenere una unica modalità di condotta nei confronti del bambino iperattivo. Sarebbe auspicabile, che questo raccordo avvenga anche tra scuola e famiglia. Anche il modo di comunicare con il bambino iperattivo deve possedere determinate caratteristiche: il tono di voce deve essere improntato ad una "dolce fermezza", deve essere calmo e le richieste devono essere espresse con precisione, indicando quello che vorremmo sia fatto. Le richieste, inoltre, devono essere rivolte al bambino una per volta. assicurandosi che la sua attenzione sia rivolta a noi. Se il bambino non esegue la consegna, bisognerà accompagnarlo ad eseguirla, sempre con calma, dolcezza e fermezza. L'ambiente possibilmente deve essere strutturato in modo da evitare il più possibile distrattori e dovrebbe essere caratterizzato da tempi ed abitudini ben precise. L'educatore dovrà anche imparare ad aspettarsi ed apprezzare i piccoli progressi, sottolineandoli con sincero entusiasmo.
Queste indicazioni educative sono basate sulle acquisizioni degli studi effettuati sui meccanismi dell'apprendimento umano (psicologia cognitivo-comportamentale) ed in particolare sul meccanismo del rinforzamento. Il rinforzamento è quel meccanismo per cui se ad un comportamento segue una ricompensa (rinforzo, che può essere di varia natura:sociale, materiale, simbolico ecc.) aumenta la probabilità che quel comportamento si ripeta. La disciplina induttiva è un'altro aspetto molto importante da adottore come modalità educativa, soprattutto con bambini che presentano comportamenti aggressivi. Negli episodi di aggressione da parte di un bambino nei confronti di un altro, la disciplina induttiva si esplica nel consolare immediatamente l'aggredito, che normalmente è quello che alla fine riceve meno attenzione, ignorando mometaneamente l'aggressore.
Successivamente, però, ed in maniera riservata si affronta con il bambino che ha aggredito il problema, sollecitandolo ed aiutandolo a vedere empaticamente le emozioni e conseguenze generate sull'altro. Nel programma di modificazione del comportamento deve essere inserita l'attività fisica e di rilassamento. Lo sport permette di scaricare la tensione e "l'energia in eccesso", producendo come effetto secondario anche una piacevole sensazione di rilassamento. Al pari, sarebbero utili gli esercizi di rilassamento muscolare per bambini ed in particolare quelli elaborati proprio per l'ambito scolastico e per essere svolti in gruppo (in F. Monteduro e A. Merico 1993-1994, Psicologia e Scuola, n° 66-67, ed. Giunti). Un'altro ambito di attività utili sono quelle psicopedagogiche, mirate allo sviluppo della espressione verbale e della memoria, come ad esempio far ascoltare al bimbo brevi fiabe o aiutarlo a produrle da solo. Altre attività di tipo psicopedagogico potranno essere mirate a sviluppare le capacità di attenzione e concentrazione, come piccoli e semplici puzzle e labirinti. Infine, vi sono tutte le attività che sviluppano la coordinazione grosso-motoria, fine-motoria e la coordinazione mano-occhio.
Tutto ciò, però, va modulato tenendo conto delle capacità attentive del bambino, senza mai forzarlo oltre le sue capacità del momento e svolgendo tutto con estrema gradualità. Da quanto visto finora è utile per i bambini iperattivi, lavorare in senso preventivo aiutandoli ad acquisire adeguatamente tutti quei prerequisiti che gli permetteranno d'inserirsi in modo più funzionale nella scuola elementare. Sicuramente, in tutto ciò appare chiara la necessità che la scuola si possa avvalere del supporto dello psicologo scolastico, figura da sempre auspicata, ma non ancora operativa. Negli ultimi anni si osserva un aumento notevole della frequenza dei problemi di comportamento in ambito scolastico, imponendo la necessità che gli insegnanti abbiano non solo conoscenze relative all'insegnamento della propria materia, ma che acquisiscano strumenti ed abilità per la gestione delle problematiche di ordine educativo.
A presto.

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