Ansia infantile? (103670)
Mio figlio ha avuto un attacco di panico in piscina terminata l’ora perché io sono arrivata in ritardo; premetto che è molto attaccato a me ed è un bambino timido, però in piscina è sempre andato senza problemi, si diverte e gioca con tutti, ma da quel giorno entra in piscina solo se rimango io. Alla mattina quando si sveglia scende e se non mi vede inizia a piangere, cosa che non era mai successa prima, anche se magari sono ancora a letto.Come posso comportarmi nei suoi confronti? Devo iniziare ad allontanarmi io gradualmente per poter far sì che inizi ad essere un pò più autonomo e responsabile? Come mamma devo anche ricordarle che ho un altro bimbo di 4 anni, ma che il maggiore non ha mai sofferto la sua presenza, anzi stanno abbastanza insieme e giocano senza litigare.
Cara signora, un noto psicologo ci insegna che nel bambino uno sviluppo sano esige un “ambiente perfetto”, ma solo per breve tempo! Ciò significa, che se da un lato è giusto “portare il mondo al bambino”, in modo che questi non debba sentirsi minacciato dall'esterno acquisendo, così, sempre maggiore sicurezza, dall’altro è necessario che il bambino sfrutti quest’esperienza di sé per confrontarsi direttamente con la realtà che lo circonda, per apprendere il mondo tenendo conto dei propri limiti. L’ideale sarebbe permettere un’oscillazione costante fra questi due livelli, quello della dipendenza e quello dell’autonomia, senza eccedere nell’uno e trascurare l’altro. In linea di massima troverei opportuno che lei cominci gradualmente ad allontanarsi per rendere il bambino più autonomo, altrimenti si rischierebbe di entrare in un circolo vizioso in cui l’ansia del bambino alimenterebbe un suo atteggiamento iperprotettivo e viceversa. Tuttavia, sarebbe necessario capire più a fondo cos’è successo al bambino quel giorno che lei è arrivata tardi in piscina. Cosa le ha detto di preciso il bambino? E’ riuscita a capire le paure che si celano dietro questo atteggiamento? Per esempio, un bambino, non vendendo la madre tornare, ha paura magari che si sia perduta o, peggio ancora, che sia sparita. Di solito, queste paure si manifestano anche in altri ambiti della vita, come il bisogno di essere rassicurato prima di andare a letto, improvvisi risvegli notturni, inibizione sociale, per fare alcuni esempi. Nel suo caso, mi ha detto che il bambino comincia a piangere anche al mattino quando si sveglia se non la vede subito. Come prima cosa, quindi, sarebbe auspicabile aiutare il bambino a esprimere quello che sente, a entrare in contatto con le proprie emozioni, non solo quelle positive, per accettare gradualmente il fatto che la mamma può essere “quasi perfetta” (mai “perfetta” e basta), e quel “quasi” dovrebbe diventare un punto di forza per lui. Spesso, i corsi di psicomotricità aiutano i bambini timidi a superare le loro inibizioni, e ad esprimere meglio la propria personalità. La saluto con affetto.
(risponde la Dott.ssa Aurora Capogna)
Pubblicato in data 21/11/07
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