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Crescita autostima (128646)

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Niki 8

Salve, mio figlio ha 8 anni e dimostra comportamenti di contrasto con i genitori con scene esagerate con rifiuti nelle cose normali da fare. Capricci per i compiti, anche se in effetti ne danno molti, vi è sempre il "no" come prima risposta. Teme molto il nostro giudizio, si relaziona bene con gli amici ma vive ancora nella fase di fantasia e ha paura di crescere. Noi genitori gli diamo affetto, gli siamo vicino ma lui non ci vuole e ci respinge, però dopo ci cerca. Cerchiamo di parlargli da grande, cerchiamo di fargli capire che il c'e il tempo per lo studio e per il gioco. E' sempre stato coccolato e abbiamo sempre giocato molto con lui come si fa sempre con il primo. Certo dai 6 anni gli abbiamo assegnato progressivamente certi compiti consoni alla sua età: vestirsi da solo, lavarsi ed da 8 anni anche la cartella. Vi è anche un fratellino di 5 anni che vede questa tensione e noi stiamo male perchè effettivamente è il secondo che viene trascurato. La pediatra ci ha spiegato che lui non riesce a far il passaggio nella crescita per mancanza di fiducia, anche se noi lodiamo i suoi successi o ciò che fa. Grazie.

Cara Niki, verso gli 8-9 anni, di solito, i bambini attraversano un periodo di transizione che si estende fino a 10-11 anni. In particolare, si trattata di una fase di crescita piuttosto “rumorosa” perché coinvolge in modo notevole tre livelli della persona: fisico, mentale ed emozionale. Sul piano fisico sono presenti i segni precursori della pubertà mentre, sul piano mentale, si evolve la capacità di pensare in modo critico, ovvero di pensare su ciò che non è presente al momento o che non esiste affatto. In altre parole, mentre prima il bambino viveva prevalentemente nel presente, ora tende gradualmente a proiettarsi verso il futuro oppure a ragionare sul passato in termini di se (per es. se quel giorno avessi fatto quello, avrei ottenuto questo,ecc). Va da sé, che questa crescita fisica e intellettuale non può lasciare inalterata l’espressione della dimensione emozionale ed affettiva, che si manifesterebbe spesso attraverso il conflitto e l’autoaffermazione. Durante questo periodo, il genitore ha l’arduo compito di “assecondare” la crescita del figlio evitando risposte estreme, coma la troppo indulgenza, attenzione e protezione, ma anche l’eccessiva rigidità educativa o comportamenti repressivi. In altre parole, il genitore dovrebbe trovare il coraggio di “somministrare” gradualmente delle “frustrazioni” consone all’età del bambino, in modo da non renderlo intollerante rispetto agli insuccessi “fisiologici” della vita (es. insuccessi scolastici, sportivi, ecc), e di renderlo anche capace di “sostenere” i successi, che implicano spesso una maggiore assunzione di responsabilità. Ho letto che a 6 anni avete assegnato al bambino i compiti di vestirsi e lavarsi da solo. In realtà potevate assegnare questi compiti già a partire dai 4 anni, e a 6-7 anni quello di preparare la cartella. Magari penserete, come altri mille genitori, che un bambino di 4 anni non è in grado di vestirsi adeguatamente come uno di 6, ma questo è proprio il “punto”: per rendere i bambini autonomi e fiduciosi è necessario, talvolta, metterli di fronte ai propri limiti, renderli consapevoli delle loro capacità sia attuali che potenziali. Un noto pedagogista parlava di “area di sviluppo potenziale” che è l’area compresa tra la prestazione “spontanea” del bambino e la prestazione migliorata con l’aiuto e l’incoraggiamento dell’adulto. Il bambino che a 4 anni riesce gradualmente a vestirsi e lavarsi da solo, perché l’adulto l’ha incoraggiato tollerando alcuni limiti, ha la percezione di aver ottenuto un “successo”, mentre quello di 6-7 anni che “spontaneamente” svolge per la prima volta questi compiti, non solo non ha questo tipo di percezione, ma ha spesso bisogno di sentirsi “pronto” per tentare nuove sfide, oppure ha bisogno che siano i genitori a “giudicarlo” più o meno pronto, perché non è abituato a confrontarsi con le proprie imperfezioni e i propri limiti. Quindi, consiglierei di anticipare un “tantino” determinati compiti, senza aspettare che il bambino sia “perfettamente” pronto: questo lo aiuterebbe anche a temere meno il vostro giudizio. In questo modo, il bambino potrebbe impiegare la sua “area di sviluppo potenziale” in compiti pratici traendone benefici concreti per la crescita e, allo stesso tempo, vivere un po’ di meno nella “fase della fantasia”. Per ultimo, ma non meno importante, voi genitori avreste modo di riorganizzare e di ridistribuire il tempo a vostra disposizione, ritagliando alcuni spazi per voi e per il fratellino “trascurato”. Affettuosi saluti.

(risponde la Dott.ssa Aurora Capogna)


Pubblicato in data 16/12/08

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