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Droga e dipendenze: cocaina (137203)

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Simona 26

Gentili dottori, mi rivolgo a voi perchè ho tanti "nodi" nella mente che non so più come riuscire a gestire. Vi racconto in breve la mia storia, anche nella speranza che forse raccontarla qui potrebbe servire nn solo a me! Otto anni fa, avevo 19 anni, ero una normalissima studentessa, ottimi voti, tanti amici. vivevo la vita con serenità e semplicità,l'amavo. Una famiglia dolcissima, un futuro, in prospettiva, sereno. Incontro un ragazzo. strano, distaccato dal mondo, silenzioso, antipatico e molto scontroso. Chissà per quale ragione me ne innamoro, ed inizia il mio calvario. I primi due anni: mi tratta male, mi usa solo per i suoi comodi, a malapena mi parla, quando lo fa, è per sgridarmi di qualcosa, è geloso, possessivo ma non mi vuole come sua "fidanzata" e pur portandomi ovunque con sè mi sottolinea a tutti che non sono alla sua altezza. Inizia a chiedermi soldi. Il terzo anno: oramai ho capito che i soldi che mi chiede in continuazione sono per la cocaina, e schiava di lui glieli do sempre, un pò per paura di capire che è quello che lo lega a me, un pò perchè così mi illudevo di poterne controllare l'uso. Tra noi le cose sono cambiate...ora sono la sua fidanzata.Il quarto anno: si trova invischiato in un casino con strozzini, ha problemi di soldi, i suoi amici lo hanno allontanato. chiede soldi a chiunque, io non ho più. riesce a trovarli coinvolgendo il padre che cerca di aiutarlo a uscire anche dal tunnel. Il quinto anno: è depresso, parliamo della cocaina, ed è un gran passo avanti. Inizia a considerarla un problema, vorrebbe uscirne, almeno così dice. Ma tutti gli amici che frequenta sono sempre in qualche modo legati alla droga. Il sesto/ settimo anno: nuovi coinvolgimenti con malavita di basso grado sempre per la cocaina. MI costringe ad aprire un finanziamento, uno lo apre lui per mio conto a mia insaputa, mi ritrovo con un grosso debito che ancora oggi continuo a pagare. Perde il lavoro a causa della droga. Io sono sempre più demoralizzata e rassegnata. Il ottavo anno, in corso. Dice di esserne uscito, di essere pulito. è disposto a farsi seguire da qualcuno, a sottoporsi ad analisi continue per dimostrarmi di essere pulito. vuole venire a vivere con me. Io non ce la faccio più, mi ripeto che devo provarci, che dopo tanti anni e sacrifici e lacrime versate forse ora arriva il bello, ma è come se non l'amassi più pur amandolo tantissimo. Non so spiegarlo meglio. mi sento male, triste, sfiduciata. Non credo a nulla di ciò che dice, lo tratto male, non manco occasione per sottolineare ogni suo errore. Lui mi ripete che ce la può fare solo con me, mi convince a ricominciare lontano dal nostro paese d'origine. Non riesco a lasciarlo, mi sento responsabile forse. Mi sento in bilico, tra due fuochi: il mio istinto di sopravvivenza, che mi dice di lasciarlo e andare via, e il mio "amore" malato per lui che non mi consente di abbandonarlo.
Mi sento dilaniata. La sua dolcezza tutta nuova mi seduce con l'illusione di un mondo che ho sempre sognato, ma non riesco ad aver fiducia, nè stima di lui. quando facciamo l'amore lo mordo forte, cerco di fargli del male fisico (nn ho questo tipo di perversioni e non mi "piace" farlo) è come se lo odiassi, mi sento dentro rabbia che scateno anche così, o aggredendolo alla minima occasione sono normale? E' normale che io sia così avvilita e così sfiduciata?
da sola non ce la faccio più, lui può uscirne davvero? Andare a vivere con lui, è un suicidio, come mi dice la mia coscienza?
Grazie davvero.
Questi 8 anni sono stati un inferno, non voglio vivere altri 8 anni così.

Cara Simona, prima di dirti qualsiasi cosa, ti consiglio di leggere il libro “donne che amano troppo”. E’ un classico, ti darà alcune risposte, che, ovvio, da sole non basteranno. Dovrai cercare aiuto da uno psicoterapeuta, perché la situazione che stai vivendo e hai vissuto è molto dannosa per te. Non metto in dubbio i sentimenti che provi, ma ti invito a capire che il vero amore non è sofferenza. Amare un uomo vuol dire gioia, stare bene, complicità, non certo sacrificio e dolore. Tu sai molto bene che ciò che ti lega a lui è malato. Avresti dovuto cercare aiuto 6 anni fa, quando le prime avvisaglie iniziavano a mostrarsi. Chi fa uso di droghe non sa amare. Non può amare nessuno perché innanzi tutto non ama se stesso. Odia se stesso e cerca di danneggiarsi trascinando con sé tutti coloro che lo amano. Il tuo ragazzo va aiutato, può darsi che abbia iniziato un nuovo cammino, ma non puoi avere certezze, si saprà la verità solo tra qualche anno, e farcela da solo è quasi impossibile, almeno all’inizio. Chi fa uso di droghe è molto bravo a mentire. Tu sai cosa devi fare. Devi salvare te stessa e staccarti da lui. Fai un tuo percorso, affronta le tue paure e i motivi che ti hanno portata ad accettare un rapporto distruttivo. Sarà dura all’inizio, ma poi ricomincerai a testa alta. Per darti una spinta iniziale, ricorda che se è destino che questo sia il tuo cammino, lo sarà. Tra qualche anno lo ritroverai, guarito e, se lo vorrai ancora, potrai ricominciare con lui. Ora non è il momento. Tra l’altro non gli sei d’aiuto perché sei stata e sei collusiva. Provi anche una, giustificata, aggressività nei suoi confronti, che è un chiaro indice di come tutta te stessa stia dicendo, urlando:basta! Non lasciarti “sedurre”, tira i remi in barca e ricomincia. Non è una cattiva idea cambiare posto, allontanarsi anche fisicamente. Se ne hai la possibilità fallo. Se vuoi, ecrivi ancora, fammi sapere se il libro ti è stato utile. Non sei sola, milioni di donne accettano relazioni distruttive, la nostra società non ci aiuta a modificare le cose, il concetto di sacrificio è ancora associato all’amore delle donne e questo può portarle alla “morte”, psichica e a volte anche fisica. Un caro augurio. A presto.

(Risponde la Dott. ssa Rienzo Giacomina)

Pubblicato in data 21/09/09
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