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Incontinenza psicologica (006096)

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Abele, 9 anni

Mio figlio da 4 anni soffre d'incontinenza che si manifesta solo nell'ambito famigliare,non a scuola , e in nessun'altra situazione che non sia la sua casa, è un bambino autonomo in tutte le sue funzioni e non ha subito traumi.
E'affetto da ritardo psicomotorio seguito dall'età di 3 anni senza nessun tipo di risultato per questo problema (incontinenza),già visitato e sottoposto a esami urologici senza però trovare nessun riscontro fisico quindi i medici suppongono che sia un'incontinenza psicologica.
Il bambino a casa urina in continuazione sia in bagno che nei pantaloni per tutto il giorno ma di notte non si bagna.
Provato con schemi di rinforzo senza nessun tipo di risultato, e ogni volta che si fa notare al bambino e gli si chiede il perchè lui risponde che non ne vuole parlare.
I terapisti hanno lavorato sull'autostima perchè molto insicuro spesso soggetto a crisi nervose, forse dovuto in parte alla psoriasi presente nella parte genitale che aumenta con l'incontinenza.
Spero prendiate in considerazione il mio problema,ringraziandovi attendo vostra risposta.

Nelle problematiche che riguardano l'acquisizione della pulizia e del controllo sfinterico, sia esso urinario (come nel caso prospettato) o anale, intervengono tre variabili: 1) la neurofisiologia; 2) il contesto culturale, e 3) relazionale.
Mentre dal punto di vista della maturazione neurofisiologica l'acquisizione di un controllo di "tipo adulto" si ha dopo i tre anni, il contesto culturale, specialmente la figura materna, può esercitare una pressione sull'apprendimento a volte in modo piuttosto rigido e severo, influenzando la frequenza delle alterazioni legate a questa funzione.
Il terzo fattore riguarda la dimensione relazionale madre-bambino e la transazione dell'intensa carica affettiva che avviene nella diade, che può essere positiva o negativa e legata al contenuto del corpo (soprattutto materie fecali e, in misura minore, l'urina).
Come alterazione, l'enuresi, ossia l'emissione attiva completa e incontrollata di urina, si definisce dopo che sia passato il periodo della maturità fisiologica, generalmente acquisita tra i 3 ed i 4 anni.
E' un sintomo frequente nei bambini di genere maschile e che può protrarsi nel tempo.
Per raggiungere una piena maturità fisiologica e un comportamento più adulto e meno emotivo, i fattori psicologici sono quelli più critici.
Poichè nella sua lettera non fornisce altri elementi dell'ambiente in cui vive il bambino (che può intervenire sia per carenza o per sovrainvestimento), mi limito a segnalare l'incidenza negativa di un atteggiamento familiare troppo insistente e agressivo rispetto alla funzione sfinterica. In special modo, la frequenza di conflitti familiari può determinare nel bambino emozioni e sentimenti afflittivi di varia consistenza, tra angoscia e paura, senso di colpa o di vergogna, opposizione e risposte difensive di chiusura relazionale che 'fissano' la condotta disfunzionale. Tali fattori potrebbero spiegare la differenza di comportamento tra l'ambiente scolastico e quello familiare.
Si evidenzia, infine, le possibili associazioni psicopatologiche del problema, in quanto l'enuresi è tanto più frequente quanto più è profonda, ad esempio, l'insufficienza mentale, o altre perturbazioni, sottolineando così l'importanza che assume la maturazione neurofisiologica.
Consiglio di stimolare le motivazioni e di fornire al bambino maggiori informazioni sul funzionamento urinario, anche attraverso disegni. Così "demistificando il sintomo" si consente al soggetto di non viversi più come una vittima passiva e, in più, colpevole.

( risponde il dott. Renato Vignati )

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