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Infanzia (102295)

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Katia 31

Sono la mamma di Simone, interessante bimbo di 7 anni. Le prime a ventilare l'ipotesi che fosse 'strano' furono le maestre dell'asilo a 3 anni e ipotizzarono che potesse avere disturbi d'autismo: non si integrava con i coetanei, non era interessato ai giochi, nè a quelli da fare in gruppo nè a quelli in autonomia. L'anno dopo l'ho iscritto in un'altra scuola dove ho avuto più collaborazione con le insegnati, ma il mio bimbo è rimasto 'strano' e difficile da cionvolgere nelle attività scolastiche e anche a casa. A 5 anni la visita dalla neuropsicologa, che ha dichiarato che il suo unico problema è che è un bambino troppo intelligente per cui difficilmente si integrerà con un gruppo suo coetaneo, ma, a parte questo, non ha riscontrato alcun disturbo serio del comportamento. Ora Simone ha 7 anni e dice cose del tipo che lui non è mai stato felice un solo giorno della sua vita, che lui è bruttissimo (è splendido e non perchè sia figlio mio), che non ha amici, che nessuno lo vuole e che per gli alri è come se lui nn esistesse, riferendosi soprattutto al mondo dei coetanei e alla scuola; è arivato a dire che vorrebbe morire. Una volta, non ricordo nemmeno per quale banalità lo sgridai e per offrirgli la pace lo invitai a fare una passeggiata a piedi fino a casa della nonna (cosa che a lui piace molto) e la risposta fu che almeno per la strada poteva buttarsi sotto alla prima macchina che passava. Non mi lascio tenere in scacco, ma so di non poter sopravvivere tanto allegramente alla sua adolescenza, se parlo in casa di cercargli un aiuto, mio marito dice che è piccolo e imparerà a gestirsi e so che ha ragione, ma la mia unica priorità è che mio figlio sia felice e lo voglio ora! Grazie dell'attenzione

Gentile signora Katia, mi sembra evidente che il bambino manifetsa un disagio e che forse questo va inquadrato anche nell'ambito del contesto familiare. Comprendo le resistenze di suo matrito rispetto all'idea che il piccolo possa avere qualche problema, d'altra parte dalle cose che lei scrive mi sembra che il bambino ha colpito tutti per i suoi modi particolatri di porsi e di relazionarsi. Ritengo che un valido aiuto possa essere offerto al bambino già se la coppia genitoriale si rivolga da un epserto al quale prospettare questa situazione. Certamente per il fatto che i genitori (nella fattispecie la mamma) sono in ansia, i figli percepiscono una tensione che non riescono però a gestire e controllare, e allora le loro difficoltà sembrano insormontabili. Se un esperto può allegerire la sua leggittima preoccupazione per suo figlio, lui sarà già avvantaggiato e perchè no magari all'interno di una consulenza rivolta ai genitori può trovare spazio la possibilità di individuare uno spazio ad hoc anche per il bambino. Magari suo marito va rassicurato circa l'utilità e il senso di un confronto con un esperto che proprio in quanto tale riuscirà ad essere più obiettivo e a fornire magari utili indicazioni sia relativamente alla relazione nella coppia genitoriale, sia relativamente alla relazione tra genitori e figli.

(risponde la Dott.ssa Tiziana Liccardo)

Pubblicato in data 14/10/07

 

 

 

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