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Infanzia Alimentazione (1023)

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Daniela, 35 anni

Il mio bimbo ha 4 anni, è un bambino molto vivace, caparbio, attento anche a quello che non gli si vuol far sentire, gli piace giocare va all'asilo da 2,5 anni e ama stare con gli altri bambini, sa gia scrivere i nomi e conosce le lettere e i numeri, ha imparato presto a fare i bisogni a parlare, ma il rapporto con il cibo è molto complicato.
Mangia soprattutto latte e biscotti non vuole in modo assoluto cose che non ha mai assaggiato e cose colorate, mangia pochissime cose; se insisto piange e questo succede anche all'asilo, non so più cosa mi devo inventare, il suo pediatra mi dice che va bene cosi, che rientra nelle curve di crescita anche se il suo peso da sei mesi non aumenta.
Io non so più cosa pensare e sarei molto felice di conoscere il parere di un medico su come mi devo comportare se lasciarlo in pace o se ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a fargli assaggiare le cose, perchè secondo me lui le rifiuta con gli occhi. Vi saluto e anticipatamente vi ringrazio.

Cara Daniela, purtroppo non sono un medico ma una psicologa, e le risponderò per quel che concerne il mio mestiere. Se è di un medico o un nutrizionista che pensa di avere bisogno, deve cercare in altri siti o su questo, richiedendo esplicitamente di un medico.
Comunque, per quanto riguarda il suo amato cucciolo, io non penso sia una buona idea chiedere l’aiuto di qualcuno che gli faccia assaggiare le cose, qualunque sia il problema di suo figlio. Immagino che rifiuterebbe un intervento esterno e vivrebbe con eccessiva ansia questa focalizzazione sul cibo. Capisco la sua di ansia, un’ansia di mamma preoccupata….. ma la invito anche a tentare di smorzarla quanto più le è possibile, seguendo le indicazioni del pediatra. E’ probabile che lei senta in questo rifiuto per il cibo, un rifiuto più vasto che suo figlio mette in atto, o che forse lei stessa si senta rifiutata ogni volta che tenta di proporgli qualcosa di nuovo per il palato…. Certamente i bambini esprimono i propri disagi quasi sempre attraverso comportamenti, dunque potrebbe effettivamente essere un disagio quello che esprime il piccolo attraverso il rifiuto del cibo….
Ma potrebbe anche non essere esattamente così e trattarsi di una particolarità di suo figlio, come spesso hanno i bambini. Insomma la invito piuttosto ad osservare suo figlio chiedendosi che cosa effettivamente pensa che non vada in lui, cercando di leggere al di là del problema cibo. E se facendo questo pensa di capire che il bambino esprime effettivamente una sofferenza attraverso il suo rifiuto, allora prima ancora di intervenire su di lui, la inviterei a rivolgersi (insieme al padre del bambino, se c’è) ad uno psicoterapeuta che si occupa di questioni familiari…..perchè il più delle volte, se non sempre, i disagi dei bambini piccoli sono legati a qualcosa che riguarda i propri genitori. A volte si tratta di questioni che gli stessi genitori non vedono, perché inconsce, ma che i bambini percepiscono. E proprio ora che scrivo questo mi torna in mente la sua frase iniziale, in cui dice che suo figlio è attento “anche a quello che non gli si vuol far sentire”…….
Non so cosa intendesse scrivendo questo, ma si ricordi che i bambini vivono di emozioni e non di parole, e dunque percepiscono, appunto, gli stati d’animo prima ancora che i concetti. Difficile nascondergli le cose quando sono troppo potenti o dirompenti dentro di noi. Se c’è un disagio genitoriale, di qualunque tipo, il bambino con tutta probabilità lo coglierà. Dunque, Daniela, è sempre bene chiedersi se non vi sia qualcosa in se stessi che possa aver causato una richiesta (dietro un rifiuto spesso si nascondono richieste) così decisa del suo bambino. E’ il primo passo da fare.

( risponde la dott.ssa Elisabetta Corberi )

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