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Insicurezza (106090)

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Francesca 40

Ho due bimbe di 6 e 4 anni. Ho smesso di lavorare quando è nata la grande e non ho ancora ripreso il lavoro. La situazione familiare è serena, le bimbe crescono bene e sono allegre e vivaci, ma solo a casa. La grande, fin dal secondo anno di scuola materna, ha smesso di parlare con gli amichetti e con le maestre. Questo anno ha frequentato la prima elementare e, nonostante sia più sicura di sé, si rifiuta di parlare con i compagni e con le insegnanti. Eppure gioca, partecipa alle attività con entusiasmo, è molto affezionata agli amici. Due estati fa, in vacanza con noi e con i nonni, non ha parlato con loro per due settimane; poi, da un giorno all'altro, ha ripreso a farlo. Abbiamo iniziato con la grande una terapia psicologica, ma non voglio che questa situazione sia vissuta come una malattia... Adesso la più piccola, che ha frequentato il primo anno di materna nella stessa classe della sorella, per imitazione e solidarietà fa anche lei questo "gioco" di non parlare all'asilo. Ma la cosa peggiore è che da una settimana non parla più a casa, né con me né con il padre. Non so come affrontare questa novità del silenzio a casa, che mi fa star male, e mi sento in colpa per non saperle aiutare ad uscire da questa situazione di disagio.

Cara Francesca, se mi ha scritto significa, credo, che avverte una certa perplessità nell’aver iniziato una terapia psicologica, per la paura che sua figlia venga considerata “malata”. Più che parlare di malattia, io parlerei di diagnosi, ovvero della conoscenza approfondita del comportamento della bambina. I bambini sono in continua evoluzione, attraversano spesso delicati fasi della loro crescita che, erroneamente, fanno pensare a condotte anormali (basti pensare a cosa succede durante l’adolescenza!). Per questo motivo non si può parlare, comunque, di una malattia come la intendiamo per gli adulti. In particolare, il problema della bambina andrebbe visto all’interno di una situazione relazionale che l’avrebbe generata e del ciclo di vita. Dico questo perché, dalle poche righe che leggo, mi pare evidente che l’assenza del linguaggio non sia legata a patologie specifiche come afasia, ritardo del linguaggio, balbuzie o altro. L’assenza del linguaggio, invece, è specifica per un luogo (in questo caso la scuola), ma potrebbe anche variare o estendersi ad altri contesti, come accade nel caso del mutismo selettivo. Questo appare spesso verso i 6-7 anni e può durare per molto tempo. Altri comportamenti si possono associare ad esso, come l’inibizione motoria, l’opposizione, l’enuresi, ecc. Sicuramente, se ha già intrapreso una terapia psicologica avrà un quadro più chiaro della situazione su cui lavorare. Il fatto che abbia smesso di parlare a casa da una settimana, potrebbe essere legato al lavoro in terapia, ma potrebbe essere legato ad altri fattori, che, in tutta onestà, non mi sento di indagare e di valutare considerando che ho pochissimi elementi a disposizione su cui avanzare delle ipotesi. Posso solo appoggiare la vostra scelta di aver intrapreso una terapia psicologica, poiché il linguaggio è molto importante per i bambini, in quanto li aiuta a sperimentare una maggiore indipendenza, a tollerare l’assenza dei genitori, a confrontarsi con i coetanei, a conoscere anche i propri limiti. Inoltre le posso consigliare di confidare i suoi dubbi e i suoi timori allo specialista con il quale sta lavorando, evitando di creare “segreti” con terze persone. La saluto con affetto.

(risponde la Dott.ssa Aurora Capogna)

Pubblicato in data 16/03/08

 

 

 

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