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Iperattività e problemi di razza (00462)

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DAFNE 6 anni, 09.12.2002

SONO IL PAPA' DI DAFNE, UNA BIMBA DI 6 ANNI DI COLORE E DI ORIGINE NIGERIANA ADOTTATA DA ME E MIA MOGLIE (NOI SIAMO ITALIANI) IN ITALIA. LA BIMBA E' MOLTO BEN ACCETTA IN FAMIGLIA DA TUTTI E MOLTO AMATA. PREMETTO CHE LAVORO SOLO IO IN FAMIGLIA E VIVO CON MIA MOGLIE A CASA DI MIA SUOCERA CHE SOFFRE DI DEPRESSIONE.
ABBIAMO DA POCO TRASLOCATO PER ANDARE A VIVERE CON MIA SUOCERA CHE HA UN RAPPORTO CONFLITTUALE CON DAFNE E NON HA SU DI LEI ALCUNA AUTORITA' QUASI COME CON MIA MOGLIE. PER FORTUNA LA BIMBA A ME ASCOLTA E CERCA DI SEGUIRE I MIEI CONSIGLI.
DICO "CERCA" PERCHE' LEI E' CONSAPEVOLE CHE DEVE PROVARE A FARE LA BRAVA A SCUOLA MA NON SA SE CI RIUSCIRA'.
LEI DICE "PAPA' IO CE LA METTO TUTTA, MA NON CI RIESCO" LE MAESTRE LAMENTANO IL FATTO CHE NONOSTANTE L'INTELLIGENZA, L'INTRAPRENDENZA, L'AFFETTUOSITA' E LA SVELTEZZA NELL'IMPARARE LE LEZIONI, SIA PERO' IPERATTIVA , IRREQUIETA, HA DIFFICOLTA' NELL'ATTENZIONE ALLE LEZIONI, E' IMPULSIVITA' E PERICOLOSA.
PURTROPPO STA CONTINUAMENTE A FARE CAPRIOLE, SALTI, ABBRACCIA GLI AMICHETTI CON TROPPA ENERGIA (SICURAMENTE PER AFFETTO) E NON PRESTA ATTENZIONE PARTICOLARE ALLE LEZIONI.
A CASA FA I SUOI COMPITI MA SE NON LA SI SEGUE SI DISTRAE CONTINUAMENTE.
HA PERO' UN FORTE TEMPERAMENTO ARTISTICO SPESSO SUBISCE I SUOI COMPAGNI CHE LA CHIAMANO "BRUTTA NERA" ED ANCHE SE NOI LE SPIEGHIAMO CONTINUAMENTE CHE NON DEVE DARE LORO RETTA, NE SOFFRE MOLTO.
FA 2 VOLTE A SETTIMANA GINNASTICA ARTISTICA OVE SI SFOGA UN POCO MA NON CREDO SIA ABBASTANZA.
LA METTO SPESSO IN PUNIZIONE MA IL RISULTATO E' CHE QUANDO PRENDE UNA NOTA A SCUOLA HA PAURA DI AFFRONTARMI PER LE CONSEGUENZE CHE POTREBBERO ESSERCI. (DIVIETO DI GUARDARE LA TELEVISIONE, DI ANDARE ALLE FESTE, IN PALESTRA O DI AVERE LA PAGHETTA) CHIEDO A VOI UN CONSIGLIO ANCHE SE VORREI PARLARNE COL PEDIATRA. GRAZIE

Gentile papà, da quello che mi riferisce circa le difficoltà della sua bambina, sembra siamo di fronte ad un disturbo di deficit di attenzione con iperattività (DDAI).
Vi sono delle tecniche di intervento specifiche per i problemi comportamentali dei bambini, nonchè per le eventuali difficoltà di attenzione, il tutto però, va inserito in un più ampio intervento anche di tipo psicopedagogico sia in ambito familiare che scolastico, per fornire anche alle insegnanti adeguati strumenti per aiutare la bambina.
Purtroppo la nostra scuola allo stato attuale mostra difficoltà non solo nell'intervenire, ma anche spesso nell'individuare nello specifico i reali problemi dei bambini.
Il rischio maggiore è che nel tempo, nei bambini come la sua, aumenti sempre più la demotivazione per lo studio, fino a poter giungere a casi estremi di preococe abbandono scolastico.
Allo stesso modo i bambini che presentano problemi di comportamento incorrono più frequentemente di altri in rimproveri da parte degli adulti, inducendo con il tempo nel bambino stesso una immagine di sé estremamente negativa: "la peste", "il bambino cattivo", con il conseguente sviluppo di bassa autostima ed insicurezza. Questo genera, allo stesso tempo, quella che chiamiamo "profezia che si autoavvera", cioè generalmente i bambini tendono ad adeguarsi all'immagine che gli adulti gli rimandano, comportandosi di conseguenza.
In altri termini, è come se non possono fare a meno di comportarsi come gli altri si aspettano da loro.
In tal senso, è utile per i genitori aumentare l'attenzione sui comportamenti positivi del bambino (che comunque sono presenti anche nei casi che ad una prima analisi superficiale possono apparire molto negativi) ed imparare ad osservarli e sottolinearli sia verbalmente, che con sincere espressioni d'affetto.
Un aiuto per effettuare questa "inversione di rotta", può essere fornito dal segnare quotidianamente su un'agenda il proprio comportamento.
Nella nostra agenda possiamo dividere in due colonne la pagina del giorno in corso e segneremo da una parte con un meno tutte le volte che abbiamo dato al bambino attenzione negativa (cioè abbiamo sottolineato i comportamenti negativi ) e dall'altra con un più tutte le volte che abbiamo utilizzato l'attenzione in positivo (cioè abbiamo sottolineato i comportamenti positivi , anche soltanto potenziali ).
Dopo una settimana di questa osservazione potremo effettuare una veria e propria quantificazione delle nostre modalità d'interazione con nostro figlio.
Questa modalità funge, anche da modalità di autosservazione e mentre osserviamo impariamo a modificarci... Non dimentichiamo che la punizione in sè non insegna al bambino comportamenti alternativi positivi, gli indica soltanto quello che non funziona e finisce con l'inasprire il rapporto con l'adulto.
Spesso si osserva che proprio la punizione tende ad aumentare la frequenza dei comportamenti negativi, rappresentando spesso soltanto un addestramento all'aggressività, laddove sia per esempio soprattutto fisica.
Naturalmente, questo non deve indurre erroneamente a pensare che non bisogna porre limiti e regole, al contrario, vi è la vitale necessità che esse siano chiare, certe e coerenti e che se non vengono rispettate ci debbano essere delle conseguenze altrettanto chiare, certe e coerenti (mediante la sottrazione di beneficio).
Oggi anche in Italia (prima solo in America) si cominciano ad utilizzare dei farmaci per sedare i bambini che hanno di questi problemi.
Personalmente sono assolutamente contraria all'uso degli psicofarmaci nei disturbi psicologici dei bambini sia per la mancanza di conoscenza circa gli effetti degli stessi sull'organismo nel tempo, sia perchè non modificano di fatto le situazioni ambientali e relazionali che influenzano e mantengono inalterati i problemi, sia per il forte rischio di creare dei soggetti con problemi di dipendenza.
Questo uso mi sembra eticamente molto discutibile.
Bisognerà essere molto attenti alla definizione precisa delle problematiche della bimba anche perchè da quanto mi riferisce sembra vi siano anche delle difficoltà circa la sua accettazione sociale.
Le consiglio di leggere un articolo che è apparso su questo sito qualche tempo addietro sui risultati di alcune ricerche condotte sull'iperattività dalla Harvard Medical School.
Infine, sicuramente oltre al pediatra sarà utile rivolgersi ad uno psicoterapeuta esperto in problematiche infantili. A presto.
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