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Minori (19042007)

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Katia 48

Gentile dottore, io e mio marito abbiamo adottato una bambina di pochi giorni. Ora ha tre anni ed ho un problema con mia figlia. Nel settembre scorso abbiamo cambiato casa e la piccola ha iniziato la scuola dell'infanzia. Sembra che la piccola abbia accettato bene questi due grandi cambiamenti e va a scuola con grande entusiasmo. Le maestre mi dicono che va tutto bene e che mangia quasi tutto a mensa. Tuttavia spesso la mattina la bambina vomita la colazione prima di andare a scuola. E' sempre un dramma perchè io mi arrabbio, in quanto faccio tardi al lavoro, ( sono certa che si tratti di una sua reazione e non di un fatto fisiologico) e lei piange perchè non vuole che io mi arrabbi. Fra la mia bambina e me avviene spesso un "braccio di ferro" fra chi è più forte e sembra che il vomito sia un suo modo per tenermi in pugno. Mi chiedo perchè si comporta così con me? A scuola ci va volentieri e non presenta problemi con i suoi coetanei anzi, è molto socievole. Devo ammettere che ho sempre avuto delle grandi insicurezze nel crescerla. Purtroppo vengo da una famiglia in cui non mi sono sentita molto stimata e, sia quando abbiamo deciso di presentare la domanda di adozione, che quando siamo stati scelti dal giudice tutelare per l'adozione della piccola, c'è stata disapprovazione da parte dei miei familiari in quanto non ci ritenevano in grado di poter avere una bambina. Mi sono sempre sentita in dubbio sulla mia capacità di essere una buona madre e sono spesso tormentata da forti sensi di colpa quando sgrido mia figlia o le devo negare qualcosa. Il risultato è che, a volte, fra me e lei è una vera lotta. Che atteggiamento doverei assumere per rompere questo meccanismo fra me e lei? Oltretutto ho iniziato dolcemente a farle capire che io non sono sua madre biologica (che non è uscita dal mio pancione) ma anche il modo di farele capire questa verità mi mette in crisi. Come dovrei affrontare questa problematica? Grazie.

E' probabile che sia una reazione emotiva, come del resto fanno tutti i bambini di fronte a situazioni in cui vogliono mettere alla prova i genitori. Del resto è anche un modo per conoscere, in modo approfondito, fino a che punto possono spingersi con le loro richieste, e spesso le richieste sono di carattere affettivo. I bambini vogliono ricevere molta attenzione, proprio nei momenti in cui magari abbiamo fretta. Vogliono imporsi, affermare i loro bisogni, anche se le circostanze della situazione sembrano le meno indicate. Come si esce dal conflitto? Dialogando, con sicurezza però, altrimenti i messaggi che sono comunicati risultano ambigui e rischiano di peggiorare la situazione. Affermare i propri bisogni di genitori, fare spazio ai bisogni del figlio, aiutandoli a chiarirsi, provare a trovare soluzioni insieme, ragionando sulle possibili alternative, fino a trovare una soluzione soddisfacente per entrambi. E' un metodo, chiamato "problem solving", ci vuole molto ascolto e un tipo di confronto diretto, chiaro. Ci vuole convinzione per procedere lungo questa strada. Se vuole, può leggere il libro di T. Gordon "Nè con le buone né con le cattive", la meridiana editore, che parla proprio di questo metodo specifico per risolvere i conflitti. Buona lettura!

(rispondei il dott. Renato vignati)

 

 

 

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