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non capisco mio figlio (46175)

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Monica , 29anni (5.12.2001)

Mio figlio ha otto anni e penso che qualcosa non va bene. Da quando ha cominciato la terza elementare si è rifiutato di studiare a scuola, non sciveva che compiti aveva da fare a casa, si rifiutava di scrivere nel quaderno di matematica, questa cosa è durata anche una settimana di seguito, rimane sempre indietro e da fastidio ai suoi compagni che lavorano. Fino ora sembrerebbe che potrebbe essere un bambino stupido, ma questo è il vero problema: è molto molto inteligente. Se ha voglia riesce fare tutto velocissimo e senza sbagli ma visto che gli piace fare tutto come e quando vuole, le maestre non riescono a tenerlo fermo. In più è anche arrogante ma per ora vorrei fermarmi, sperando che mi potete dare qualche consiglio di come responsabilizzarlo.
Vi ringrazio, Monica

Gentile sig.ra Monica, probabilmente il problema non è responsabilizzare suo figlio, ma comprendere bene, perchè proprio ora in terza elementare ha cominciato a manifestare le difficoltà cui accenna. Molto spesso i bambini esprimono il loro malessere in forme che a noi adulti possono apparire difficili da comprendere. Purtroppo, Monica, i dati che mi fornisce sono pochi, però, cercherò comunque di rispondere alle sue preoccupazioni.
Sicuramente il suo bambino sembra non avere molta motivazione al lavoro scolastico e sarebbe necessario capire quali sono state le cause scatenanti di ciò. Sarebbe necessario, inoltre, valutare se il suo bambino presenta anche qualche difficoltà di attenzione e concentrazione. Nella sua richiesta si fa poi riferimento a problemi di comportamento, in quanto sembra avere difficoltà a star " fermo" ed a volte appare "arrogante". Vi sono delle tecniche di intervento specifiche per i problemi comportamentali dei bambini, nonchè per le eventuali difficoltà di attenzione, il tutto però, va inserito in un più ampio intervento anche di tipo psicopedagogico sia in ambito familiare che scolastico, per fornire anche alle insegnanti adeguati strumenti per aiutare il bambino. Purtroppo la nostra scuola allo stato attuale mostra difficoltà non solo nell'intervenire, ma anche spesso nell'individuare nello specifico i reali problemi dei bambini. Il rischio maggiore è che nel tempo, nei bambini come il suo, aumenti sempre più la demotivazione per lo studio, fino a poter giungere a casi estremi di preococe abbandono scolastico. Allo stesso modo i bambini che presentano problemi di comportamento incorrono più frequentemente di altri in rimproveri da parte degli adulti, inducendo con il tempo nel bambino stesso una immagine di sé estremamente negativa: "la peste", "il bambino cattivo", con il conseguente sviluppo di bassa autostima ed insicurezza.
Questo genera, allo stesso tempo, quella che chiamiamo "profezia che si autoavvera", cioè generalmente i bambini tendono ad adeguarsi all'immagine che gli adulti gli rimandano, comportandosi di conseguenza. In altri termini, è come se non possono fare a meno di comportarsi come gli altri si aspettano da loro. In tal senso, è utile per i genitori aumentare l'attenzione sui comportamenti positivi del bambino (che comunque sono presenti anche nei casi che ad una prima analisi superficiale possono apparire molto negativi) ed imparare ad osservarli e sottolinearli sia verbalmente, che con sincere espressioni d'affetto. Un aiuto per effettuare questa "inversione di rotta", può essere fornito dal segnare quotidianamente su un'agenda il proprio comportamento. Nella nostra agenda possiamo dividere in due colonne la pagina del giorno in corso e segneremo da una parte con un meno tutte le volte che abbiamo dato al bambino attenzione negativa (cioè abbiamo sottolineato i comportamenti negativi ) e dalla'altra con un più tutte le volte che abbiamo utilizzato l'attenzione in positivo (cioè abbiamo sottolineato i comportamenti positivi , anche soltanto potenziali ). Dopo una settimana di questa osservazione potremo effettuare una veria e propria quantificazione delle nostre modalità d'interazione con nostro figlio. Questa modalità funge, al contempo, da modalità di autosservazione e mentre osserviamo impariamo a modificarci...
Non dimentichiamo che la punizione in sè non insegna al bambino comportamenti alternativi positivi, gli indica soltanto quello che non funziona e finisce con l'inasprire il rapporto con l'adulto. Spesso si osserva che proprio la punizione tende ad aumentare la frequenza dei comportamenti negativi, rappresentando spesso soltanto un addestramento all'aggressività, laddove sia per esempio soprattutto fisica. Naturalmente, questo non deve indurre erroneamente a pensare che non bisogna porre limiti e regole, al contrario, vi è la vitale necessità che esse siano chiare, certe e coerenti e che se non vengono rispettate ci debbano essere delle conseguenze altrettanto chiare, certe e coerenti (mediante la sottrazione di beneficio). Per quanto concerne i comportamenti di studio potrebbe essere utilizzato un "contratto educativo" con il bambino, però, prima di tutto andrebbe valutata accuratamente la presenza di qualche eventuale deficit di attenzione, nonchè approfondire tutte le componenti del problema.
Tanti auguri a mamma Monica ed al suo bambino.

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