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Orientamento sessuale nell'infanzia (120045)

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M.Teresa 39

Gent. dottori, sono mamma di 4 bambini dai 2 agli 11 anni. Scrivo per ciò che riguarda il mio ultimo figlio, appunto di 2 anni. Egli gioca molto spesso con sua sorella di 4 anni e prende come riferimento i comportamenti di questa ultima copiando i suoi giochi e atteggiandosi come lei a fare il gioco delle "signore". Gira per casa con borsetta e fascia in testa in maniera molto disinvolta. Poi, però, quando è solo ha sempre in mano macchinine che sembrano essere la sua grande passione. Io non intervengo nella scelta dei giochi di ruolo, penso che la sua non sia una scelta orientata a livello sessuale, bensì un modo per inserirsi nel gioco con le 2 sorelle più grandi. Volevo appunto sapere se questo è un modo per provare ad esprimere la sua sessualità nascente oppure solo un gioco e quindi lo si deve lasciare provare tutto tranquillamente. Di tanto in tanto mio marito esprime le sue perplessità, ma io mi sento abbastanza tranquilla e minimizzo gli episodi che comunque sono piuttosto frequenti. Grazie per l'attenzione e a presto. 

 Cara Teresa, deve sapere che i bambini tra  i 2 e i 4 anni imparano a discriminare le differenze tra maschio e femmina soprattutto in base agli stili di abbigliamento e alle acconciature, senza comprendere dove stia realmente la differenza, e credendo che si possa cambiare sesso cambiando i vestiti o la pettinatura. Quindi, il suo bambino, per il momento, potrebbe immaginare che da grande diverrà una mamma, poiché non si rende ancora conto che l’appartenenza ad un sesso è immutabile e che tutte i bambini maschi hanno qualcosa in comune con gli uomini, anche se in apparenza sono tanto diversi. Questa tendenza alla “trasformazione” riguarda anche oggetti e animali: per esempio, a questa età i bambini possono affermare che un cucciolo di cane si può trasformare in un animale diverso. E’ soltanto verso i 5-6 anni che i bambini hanno le idee molto più chiare sulla propria appartenenza ad un sesso piuttosto che a un altro. Permettendo di costruire un nesso tra bambine e donne e tra bambini e uomini, fa sì che i piccoli sentano gli adulti del loro stesso sesso come più simili degli altri, quasi immagini concrete di ciò che da grandi essi stessi dovranno diventare. Questa evoluzione nell’espressione della propria sessualità può essere condizionata da diversi fattori ambientali, come, appunto, il fatto di giocare spesso con le sorelle maggiori e di entrare in contatto con i loro giochi. Le faccio una semplice domanda: se la situazione fosse stata inversa, ovvero se lei avesse una bambina di due anni che gioca spesso con i due fratelli maschi, come crede che si comporterebbe la piccolina? Non pensa che tenderebbe a giocare, in presenza dei fratelli, a fare il “maschio”? E’ anche vero che nella nostra cultura troviamo un po’ più “normale” quando una femmina gioca a fare il “maschiaccio” piuttosto che un maschio che gioca a fare la “femminuccia”: in questo ultimo caso avvertiamo un po’ di vergogna, per il semplice fatto che non rientra nelle nostre “tradizioni” lasciare che un maschio, bambino o adulto che sia, esprima la propria femminilità, culturalmente considerata come simbolo di fragilità, di instabilità, di debolezza, ecc., ma anche di accoglienza, di intuizione, di conservazione e di cooperazione. Il “maschile” al contrario è associato all’aggressività, alla forza, alla razionalità e all’analisi. Recenti studi dimostrano che il 60% dei maschi sono caratterizzati da un cervello prevalentemente maschile, con tutte le caratteristiche annesse, mentre il 60% delle donne hanno un cervello prevalentemente femminile. Ciò significa che il 40% di donne e uomini sono una miscela di entrambi gli aspetti. Finché la cultura e l’educazione non ci mettono lo zampino, tutti i bambini, maschi e femmine, sono liberi di giocare con la propria sessualità prima di arrivare ad una chiara definizione del proprio sesso. Questo significa, nel caso del suo bimbo di 2 anni, che fare il gioco delle “signore” non gli impedirà di evolvere in modo adeguato. Lo dimostra il fatto che quando è solo gioca sempre con le macchine che sono la sua grande passione. Probabilmente, tra due anni comincerà a giocare al “marito” o al “dottore” con le sorelle. Comunque sia, verso i 5-6 è molto importante la presenza del padre o di un modello maschile  adulto come riferimento. Per eliminare le sue perplessità e anche quelle di suo marito, le proporrei di organizzarvi, ogni tanto, in modo tale che le bambine passino del tempo sole con la mamma, mentre i maschietti stiano del tempo soli con il papà, in assenza delle sorelle. Affettuosi saluti.

(risponde la Dott.ssa Aurora Capogna)

Pubblicato in data 16/07/08

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