Psicologia infantile (05012007)
Gianluca 36
Salve, sono un genitore di due bambini di 7 anni (Matteo) e 2.5(cristiano), ultimamente io e mia moglie troviamo difficoltà a capire Matteo. Frequenta una scuola a tempo pieno ed è al secondo anno. A scuola viene continuamente rimproverato di avere la testa altrove e di essere molto lento nel fare tutte le attività scolastiche. Le insegnanti ci riferiscono che mentre gli altri ragazzi stanno già facendo i compiti lui, deve ancora aprire la cartella ed iniziare. A casa notiamo che il suo comportamento é variabile alle volte si arrabbia e si scaglia contro sua madre dandole calci per qualsiasi sciocchezza. So che ha sofferto un po` di gelosia per il fratello ma credo che questa sia superata o almeno spero noi cerchiamo di non fare distinzioni e di trattare entrambi alla stessa maniera. A Matteo non piace aprirsi con noi tende a tenere tutto dentro ha secondo me un carattere duro e testardo mi piacerebbe capirlo di più e fargli capire che vorrei essere più vicino a lui ed aiutarlo di più, ho provato diverse strategie ma ho notato che hanno una breve durata.(1 max 2 gg ). Io purtroppo lavoro fino a tardi e mia moglie lavora a turni e quindi non abbiamo molto tempo a disposizione. Vi ringrazio e vi saluto. Attuerò immediatamente i vs. consigli e se necessario vi ricontatterò. Saluti
Caro Gianluca, il primo consiglio che posso darle è di rivolgersi ad uno specialista dell’infanzia che possa parlare direttamente con suo figlio e con tutta la famiglia, in modo da vedere più da vicino il problema. Nella sua richiesta lei mi parla soprattutto del disagio che sta alla base del modo di comportarsi di Mattia a casa, a scuola, con i coetanei, ecc, ovvero tende ad essere irritabile, si distrae a scuola, è introverso, ecc; si tratta di un disagio che si riscontra con una certa frequenza nei bambini che iniziano la scuola elementare, e la sua cura richiederebbe, prima di tutto, un’accurata anamnesi della storia personale e familiare del bambino, in modo da focalizzare il nocciolo del problema da cui potrebbe scaturire il disagio. Le difficoltà di suo figlio potrebbero, ad esempio, essere legate, al rapporto col fratellino, ad eventuali sentimenti di gelosia e rivalità che prova verso di lui, ma di cui non riesce a liberarsi perché non possiede gli “strumenti” adatti per elaborare certe emozioni. Comunque sia, la mia è solo un’ipotesi, poiché, ripeto, è necessario una consulenza diretta con uno psicologo dell’infanzia per approfondire il problema, consulenza che aiuterebbe, oltretutto, Mattia a non ingigantire il problema stesso, qualunque esso sia, e che gli permetterebbe di superare alcune sue difficoltà di apprendimento. Per concludere, vorrei sottolineare una frase che mi ha scritto, e sulla quale mi sono basata per esprimerle la mia ipotesi, ossia che lei e sua moglie “non fate distinzione” tra i due figli e che “li trattate alla stessa maniera”. Ebbene, su questo punto mi permetto di darle un consiglio pratico: si ricordi che i figli non possono essere sempre trattati alla stessa maniera per il semplice fatto che sono due individui completamente diversi. Come un bravo insegnante è in grado di adattare una certa materia ai diversi temperamenti e alle diverse personalità degli scolari, così un genitore si trova nelle condizioni di far rispettare determinate regole, sempre le stesse, adottando atteggiamenti differenti nei confronti di più figli: i risultati sono gli stessi, ma la le vie per raggiungerli sono variabili. Non è detto, infatti, che i comportamenti adottati per il primo figlio vadano bene per il secondo e così via, ma è necessario di volta in volta mettersi in ascolto e sintonizzarsi.
(risponde la dott.ssa Aurora Capogna)
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