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Psicologia infantile (105237)

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Piera 33

Buongiorno, ho un bambino di 4 anni e mezzo con un carattere molto ribelle, all'asilo si lamentano spesso del suo comportamento perché non é molto ubbidiente. In questo periodo, poi, io sono in attesa di una bambina e purtroppo ho dei problemi che mi costringono a restare a letto fino alla scadenza, sono stata anche ricoverata per 15 giorni. Penso che lui stia soffrendo di questa situazione, perché abbiamo dovuto assumere una tata che si sta occupando di lui in questi mesi. E’ diventato molto capriccioso, non vuole mai lavarsi e vestirsi per andare a l'asilo, risponde sempre molto male anche a noi genitori, sta praticamente vivendo di castighi tutti i giorni. Vorrei un vostro consiglio al più presto. Vorrei anche sapere se é giusto che mio marito per fargli paura lo abbia chiuso per due minuti in cantina al buio. Io l'ho trovata una cosa orribile, mi sono arrabbiata tantissimo e gli ho proibito di rifarlo. Attendo al più presto una vostra gentile risposta. Cordiali saluti.

Cara Piera, chiudere il bambino in cantina al buio, anche se per poco tempo, non è proprio una buona idea, anche perché queste “punizioni” sono di solito dettate da momenti di esasperazione, come le botte e i ricatti. I bambini, di fronte a questi atteggiamenti, imparano a far lo stesso con gli altri, cioè a spaventare, ad alzare le mani, ad estorcere alcune richieste. L’attesa di una sorellina è un momento sempre molto delicato, ed il bambino ha bisogno di tempo per comprendere e “digerire” questo cambiamento. Ma il tempo da solo non basta! Prima di tutto, il primogenito dovrebbe sempre essere rassicurato che il nuovo arrivato non porterà disordine e caos in famiglia, che non prenderà il suo posto, che i suoi genitori continueranno a volergli bene. Allo stesso tempo, dovrebbe essere coinvolto affettivamente ed emotivamente nel lieto evento. In altre parole, bisogna evitare che il piccolo si ritrovi investito da una valanga di emozioni, magari contrastanti, al momento della “consegna” a casa della sorellina. Già da ora, lei suo marito dovrete aiutarlo ad entrare in contatto con i propri bisogni, le proprie paure e le proprie emozioni, rassicurandolo sul fatto che con mamma e papà è proprio libero di “dire tutto”; si tratta di un passo importante e delicato, ma necessario affinché il bambino sposti il focus dagli altri (attirare l’attenzione rendendosi fin troppo visibile) a se stesso, rendendosi più autonomo e rispettoso delle regole. Per ottenere un buon risultato, sia lei che suo marito dovreste dare il “buon esempio”, comunicandogli le vostre stesse emozioni, sia per la sorellina che deve nascere che per i suoi comportamenti. Per esempio, se lei dicesse al bambino che alla mamma dispiace che lui risponde male, che la fa sentire triste, il bambino, a sua volta, potrebbe “scovare” dentro se stesso gli stessi sentimenti ed esprimerli, senza bisogno di disubbidire in continuazione. I bambini hanno soprattutto bisogno di capire quello accade a loro stessi e ai loro genitori. Gli urli, i castighi, gli sculaccioni, ecc fanno solo molto “rumore” nella testa del bambino, eccitandolo ancora di più. Io comincerei col spiegargli perché lei si trova costretta a letto e ad dover assumere una tata che badi a lui. Non credo che suo figlio abbia gli strumenti intellettivi per capire che alcune gravidanze siano a rischio. Magari lui associa il pancione con la “malattia” della mamma, per cui, forse, questa sorellina che deve arrivare “tanto buona non è”, anzi già gli ha “rubato” la mamma. Queste sono solo mie ipotesi, dedotte dall’esperienza nel settore della psicologia infantile, ma provi lei ad entrare nella testa e nel cuore di suo figlio. Appena si renderà conto di aver raggiunto una certa sintonia, una certa empatia, può osare oltre, e cioè può mettere suo figlio in contatto con la sorellina: gli lasci toccare la pancia, non si dimostri ansiosa, le faccia sentire quando scalcia, parli insieme a lui di cosa sta combinando la sorellina, dei suoi gusti, del suo “carattere”. Recuperi insieme al bambino dei vecchi giocattoli da “piccolo” che ormai non usa più, oppure compratene di nuovi, o, ancora meglio, potreste addirittura costruirli, usando pezzi di stoffa, bottiglie di plastica, ecc. In questo modo, il bambino potrà affrontare più serenamente il passaggio di status da figlio unico a primogenito: anche questo è un punto molto importante, perché sempre più spesso la rivalità fraterna è dettata, almeno in parte, dalla mancata consapevolezza di questo cambiamento, per cui il primogenito costringe i genitori a trattarlo ancora come “figlio unico”. A questo proposito, le consiglio di leggergli molte fiabe e racconti dove viene affrontato il tema della rivalità fraterna: è sempre meglio giocare d’anticipo! Spero di esserle stata proprio di aiuto. La saluto cordialmente.

(risponde la Dott.ssa Aurora Capogna)

Pubblicato in data 05/02/08

 

 

 

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