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spasmo respiratorio (48332)

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xClaudia, 17 mesi (12.2.2002)

Sono un padre di 52 anni,mi è capitato che mia figlia di 17 mesi,camminando per strada ,richiamando la mia attenzione forse sulla palla di un altro bambino,ha iniziato a piangere e, presa in braccio,ha prolungato il pianto per alcuni secondi,poi, d'improvviso si è inarcata all'indietro,e dopo averla tirata su un paio di volte,ha perduto conoscenza e, forse ha smesso di respirare per qualche secondo.Dopo poco un'altra persona l'ha fatta rinvenire, ma è stata per più di mmezz'ora in uno stato di abbandono,come in uno stato di grande stanchezza o sonno.Dopo due giorni l'episodio si è ripetuto con la mamma,per un altro motivo: un momentaneo allontanamento indesiderato.Tutti i medici con cui ho parlato,parlano di un semplice caso di "spasmo affettivo".La mia domanda è questa:è certo che non si tratti assolutamente di altro? - perchè ad una domanda posta sempre a Voi su questo sito da una ragazza, le è stato chiesto chi aveva formulato la diagnosi di "spasmo affettivo" ? - posso capire che se il pianto provoca maggiore attenzione da parte di un genitore, il bambino utilizzi questo sistema di comunicazione,magari intensificandolo,come strumento per ottenere, ma come è possibile collegare il collasso respiratorio che ne consegue ad una tecnica strumentale ?E'giusto in definitiva non approfondire tale problema ? Non potrebbe trattarsi di un problema puramente fisiologico ?

Gentile papà di Claudia, la sua osservazione pone dei seri quesiti, soprattutto vista l'età della sua bimba. Il campo della psicologia essendo composto da diversi orientamenti, genera talvolta difficoltà. Infatti, l'utente può giungere ad avere diverse definizioni di un problema psicologico a seconda dell'orientamento seguito dal singolo psicologo.Quindi, potrebbe accedere che alcuni orientamenti della psicologia possano definire diversamente il problema di "spasmo affettivo" o non riconoscerlo affatto come tale. Mi sembra però fondamentale, che comunque la diagnosi di un problema psicologico debba essere sempre fatta da un esperto in materia.
Dopo questa doverosa chiarificazione, possiamo vedere meglio come alcuni autori, nel campo della neuropsichiatria infantile, definiscono lo "spasmo affettivo". Esso è annoverato tra i disturbi di tipo psicosomatico e viene così descritto: <<...è caratterizzato da una perdita di conoscenza breve dovuta ad una anossia cerebrale in un bambino dai 6 ai 18 mesi, che compare in determinate situazioni. Si distinguono due forme: forma blu, la più frequente (80%) è caratterizzata da una perdita di coscienza che compare in un contesto di pianti dovuti ad un rimprovero, ad una frustrazione o ad un dolore: il bambino singhiozza, il suo respiro si accellera fino ad un blocco in inspirazione forzata, compare una cianosi ed il bambino perde conoscenza per alcuni secondi; la forma pallida: si caratterizza per la comparsa...in occasioni di avvenimenti sgradevoli...Il bambino lancia un grido, impallidisce e cade...possono essere accompagnate da...alcuni movimenti clonici degli arti, una revulsione dei globi oculari. In entrambi i casi la crisi è breve, di alcuni secondi, un minuto al massimo, il bambino ne esce affaticato. La frequenza dello spasmo affettivo sarebbe del 4-5-% nella popolazione generale. Sul piano somatico l'evoluzione è benigna, non c'è alcun segno neurologico associato nè esiti da temere. Abitualmente le crisi scompaiono verso l'età di 3 anni, ma possono a volte persistere più a lungo. Le circostanze di comparsa dello spasmo meritano di essere a volte notate, poichè non è raro che lo si osservi solo in presenza di certi membri della famiglia...
Sul piano neurofisiologico, gli studi elettroencefalografici (Gastaut) hanno mostrato l'assenza di qualunque anomalia di tipo epilettico e l'esistenza di segni tipici di anossia cerebrale (asfissia dovuta al blocco respiratorio nella forma blu, ischemia dovuta all'arresto cardiaco nella forma pallida) della perdita di coscienza>> (De Ajuraguerra J, Marcelli D., 1986, pp.320-321). La sintomatologia espressa da sua figlia, vista anche l'età, richiede senza dubbio una accurata analisi, che permetta una corretta diagnosi differenziale. In altri termini, una diagnosi che permetta di escludere con assoluta certezza una patologia di tipo neurofisiologico. Non è comunque infrequente che i bambini possano apprendere comportamenti vari ed articolati per ottenere l'attenzione, ma data l'età della bimba occorre essere molto accurati nella diagnosi. Vista l'età della bimba ed i comportamenti espressi, dopo avere escluso altre implicazioni di tipo medico, potrebbe essere utile una consulenza di uno psicologo specialista in ambito comportamentale. A presto.

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