Tic motori nei bambini (123456789)
Cristiano 40
Sono il padre di un bambino di sei anni, che anche in passato ha sofferto in maniera lievi di alcuni tic facciali (sbattere le palpebre, muovere il naso ecc...) periodizzati nel l'arco dell'anno e di durata circa di un mese, come terapia mi era stato consigliato di fargli assumere del magnesio. A partire da quest'estate i tic sono diventati più persistenti e duratori accompagnandosi ultimamente anche ad alcuni movimenti del tronco che provocano anche alcune perdite di urinarie incontrollatili. Premetto che la nostra è una famiglia serena senza particolari litigi fra coniugi o altri membri della famiglia, il bambino è figlio unico, non presenta difficoltà nel parlare o nel comprendere, e anche a livello scolastico non presenta nessun tipo di problemi. Altro particolare è che alla nonna materna a cui è particolarmente legato è nato da circa un anno un'altro nipote per il quale il bambino mostra un'ambivalenza di sentimenti. Vi scrivo per avere qualche consiglio al riguardo onde evitare un'aggravarsi dei sintomi.
Caro Cristiano, solitamente il significato dei tic non è mai univoco, è sempre diverso per ogni bambino, sulla base delle proprie linee di sviluppo, e può avere cause diverse. Immagino che già in passato abbia realizzato esami medici per escludere cause di tipo neurologico. I cosiddetti tic transitori sono i più frequenti e compaiono per lo più verso i 6-7 anni instaurandosi poco alla volta, per poi sparire spontaneamente. All’inizio il tic può essere un modo per relazionarsi con gli altri in una situazione d’ansia momentanea: nel suo caso, per esempio, l’arrivo di un nuovo nipotino potrebbe essere un evento scatenante che riattiverebbe e rinforzerebbe dei tic preesistenti. Tuttavia, la risposta non è così semplice, la cosa migliore sarebbe prendere un appuntamento con uno specialista dell’infanzia che valuti adeguatamente l’esordio e il decorso dei tic in relazione alla storia personale e familiare del bambino, in modo da ricorrere, se necessario, ad una terapia psicomotoria o ad una psicoterapia, o ancora ad una terapia comportamentale di tipo “immersione” o “decondizionamento”, a secondo del significato specifico del tic e della sua evoluzione, e tale significato richiede ovviamente un’attenta valutazione che solo un professionista è in grado di attuare. Considerando che al momento i tic di suo figlio non coinvolgono l’apprendimento scolastico e quindi, probabilmente, potrebbero avere prevalentemente un significato relazionale, più che associarsi ad una particolare struttura di personalità o ad un modo d’essere profondamente ancorato nel corpo, riterrei che la cosa migliore da fare sia quella di intervenire tempestivamente per prevenire un’eventuale cronicizzazione dei tic, ricorrendo, appunto, ad una valutazione approfondita presso uno psicologo dell’infanzia.
(risponde la Dott.ssa Aurora Capogna)
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