Denaro (162584)
Stefania, 39
Gentile Dottoressa,
sono una donna di 39 anni, sposata, due figli belli, sani e affettuosi,
lavoro stabile da parte di me e di mio marito. Situazione familiare
serena, economicamente non siamo ricchi, ma neppure poveri, non abbiamo
preoccupazioni finanziarie e neppure grandi pretese, facciamo poche
vacanze, giusto qualche uscita, ma va bene così. Io sono sempre stata
attenta all'economia, non sperpero e cerco sempre di fare bene i
conti,
di prendere i miei acquisti se possibile in sconto. Del resto neppure
mio marito è uno spendaccione. Ci andiamo bene l'un l'altro
così. Certo
non senza qualche compromesso. Nel senso che io tiro di più il freno,
ma
in fondo mi dice che anche lui preferisce una moglie un po' tirchia
piuttosto che con le mani bucate. Io sono sempre stata così, fin da
quando mi ricordi, fin da piccolissima. E non posso dire di aver preso
esempio da mia madre, perchè lei era generosissima. Mio padre non lo
era, ma tanto decideva e disponeva tutto mia madre e lui la lasciava
fare liberamente.
Tutto questo solo per farle capire il quadro generale, perchè il
problema di cui le vorrei parlare è dentro di me, senza alcuna
pressione
da parte di nessuno. Il problema è il mio rapporto con il denaro ed i
beni in genere. Non mi interessa di guadagnare di più (ho uno stipendio
di semplice impiegata, come mio marito), ma vado in grave crisi se
perdo
del denaro. Non investo in borsa, non faccio azioni finanziarie che
comportino qualche rischio. E va bene, non voglio rischiare. Ma anche
del denaro che potrei guadagnare facilmente, onestamente e in modo
sicuro, ad esempio con qualche ora di lavoro in più o lavoro più
intenso, non me ne frega niente, non lo faccio mai, non mi interessa di
avere un soldo in più. E allora perchè invece se perdo denaro che già
ho
sto male? Malissimo! La cosa è grave soprattutto se la perdita deriva
da
mia imperizia. Se devo fare un regalo, lo faccio. Certo, non è che mi
dia gioia data la mia tirchieria, ma so che devo farlo e lo faccio in
genere proporzionato all'occasione, stando sì attenta ma senza
sfigurare, e resto in pace con me stessa, non mi angoscio. Se mi
derubano, mi dispiace sul momento, ma poi torno in pace, perchè sento
che sono cose che non dipendono da me, non ci potevo fare comunque
nulla. Se invece faccio uno sbaglio ad esempio in acquisti che erano
comunque necessari ma dove non riesco a prendere in considerazione le
variabili in gioco e mi ritrovo in perdita, e poi capisco di aver fatto
una scelleratezza, e ragiono su come avrei ben potuto fare meglio ma
non
posso più tornare indietro, quel denaro perso mi angoscia, ma al punto
da desiderare di morire! Sto male, piango, mi sento piena di ansia, non
dormo, mangio poco, bevo quasi niente (di solito mangio e bevo
abbondantemente), mi sento uno sfacelo, non riesco più a concentrarmi
su
niente, non connetto più a sufficienza per tirare avanti la casa (di
solito mi occupo dell'indispensabile, non sono una che deve avere
tutto
a posto, anzi mi prendo momenti di relax), non mi lavo, non godo più di
niente, ne di un film, ne dei miei cari, ne di altro. Insomma una
depressione profonda e non riesco a trovare il modo per uscirne, più è
grossa la perdita, più tempo dura il mio voler morire e mi trascino
così, sapendo che devo sopravvivere perchè devo. A volte la cosa va
avanti mesi, oppure dopo qualche settimana passa, ma se mi capita di
ripensarci torna bruciante come quando era appena accaduto. Nello
stesso
tempo ragiono e mi dico: ma come faccio a volere la morte? E' ovvio
che
quel denaro perso non mi impedisce affatto di proseguire una vita
economicamente tranquilla e morendo non potrei comunque più neppure
usare il denaro che ho. Io so che è assurdo, ma non riesco lo stesso ad
uscire da questa sensazione mortifera. Mio marito mi dice che non mi
permetto di sbagliare. Sì, forse, ma in realtà per altri tipi di sbagli
che faccio, e so che da essere umano si sbaglia, in fondo mi dispiace
un
po' e poi mi passa, qualche rammarico, a volte non mi dispiace
nemmeno,
dico be', pazienza! E' proprio la perdita di denaro per mio
errore che
mi devasta! Sembra che il denaro per me conti più di tutto! Più della
mia vita! Le chiedo gentilmente di darmi un parere e se le fosse
possibile, anche l'indicazione di titoli di testi tecnici
psicoanalitici
approfonditi sul rapporto col denaro, che spieghino di più
dell'analogia
denaro-feci freudiana, o più a fondo, perchè ne ho già letto e benchè
la trovi vera, ho bisogno di libri che mi illuminino di più,
soprattutto
che mi spieghino le cause profonde (e non solo che descrivano, come ho
trovato per i testi sui disturbi di personalità) di un male che mi
toglie la serenità. La ringrazio per l'attenzione. Stefania
Caro Stefania,
la sua vicenda, il suo relazionarsi col denaro è veramente tormentante e tormentato.
Il denaro è così tanto importante da voler addirittura morire, come se la sua vita fosse commisurata a come lo spende e come lo usa.
Il suo speicifico rapporto col denaro non è tanto nel guadagno ma nella spesa, nello sbambio e nel dono col mondo.
Tutto sembra calcolato e misura, tutto deve essere preciso per come lei se l'è pensato e deciso, come spendere il denaro, ma non solo.
Lei si definisce tirchia, attraverso le parole di suo marito e pare anche che a suo marito vada bene così, mentre definisce sua madre generosa.
A questo punto mi chiedo come sia stato il rapporto fra suo padre tirchio e sua madre generosa.
Cosa rimproverava suo padre, a sua madre?
E lei come viveva la loro relazione?
E la sua relazione con sua madre, com'era?
In questo suo rapporto col denaro ci sta sicuramente molto d'altro, il denaro rappresenta una moneta di scambio, l'espressione del proprio mondo interno, del modo di stare in relazione, il dare e il prendere.
Questo scambio è filtrato dalla nostra visione di noi stessi, ma anche degli altri e del mondo.
Come vede il mondo?
Cosa ha paura di perdere di sé?
Sicuramente lei è molto dura e avara con sé, non si permette sbagli, né eccessi, né amore.
Ci descrive minuziosamente la sua condizione, i suoi comportamenti, come per essere sicura che non le sfugga nulla, che non abbia omesso dettagli e fra le varie informazioni ci fa sapere che non gioca, non rischia, non li sperpera con azioni "insensate".
Bhe, forse ha bisogno proprio di questo, di buttarsi, di lasciare che le sfugga qualcosa, di rischiare un po' e non parlo di denaro ma di sentimenti, di azioni, di scambi, del suo vivere.
E' molto arrabbiata con sé e finchè va tutto bene si concede cibo, liquidi, piacere, ecc. altrimenti si mette in punizione.
Bhe, forse più che un libro, che racconta qualcosa per tanti, sarebbe importante che lei cercasse la sua storia, la sua origine, il suo rapporto privilegiato e quindi sarebbe un bel lusso permettersi una psicoterapia tutta per sè, per darsi un po' più di abbondanza ed un respiro diverso!
(Risponde la Dott.ssa Sabrina Costantini)
Pubblicato in data 15/07/2013