ossessioni (48234)
Lara , 29anni (10.2.2002)
SONO VEDOVA DA 7 MESI,ADORAVO MIO MARITO CHE E' MORTO DI CANCRO ALL'ETA' DI 30 ANNI. ERO PIENAMENTE CONTRACCAMBIATA E ABBIAMO UN BELLISSIMO BAMBINO. QUANDO SE NE E' ANDATA ERO DISTRUTTA DAL DOLORE PERO' ERO TRANQUILLA PERCHE' COSCIENTE CHE NON AVREI POTUTO AMARLO PIU' DI QUANTO HO FATTO. DOPO UN PAIO DI MESI SI E' SCATENATO PER0' L'INFERNO NELLA MIA TESTA:CONTINUAMENTE MENTRE LO PENSO O PARLO CON QUALCUNO DI CHE PERSONA STUPENDA ERA MA IN QUALSISI ALTRO MOMENTO ANCHE DI NOTTE MI SI AFFOLLANO TANTE BRUTTE PAROLACCIE COMTRO DI LUI CHE IO NON PENSO IN ALCUN MODO E MI SENTO IN COLPA E DISTRUTTA DOPPIAMENTE PER QUALCOSA POI CHE NON DIPENDE ASSOLUTAMENTE DALLA MIA VOLONTA' O DA RANCORI NASCOSTI VERSO DI LUI.SEMBRA CHE IO MI DEBBA CREARE SEMPRE SENSI DI COLPA NON SOLO IN QUESTO TERRIBILE MOMENTO MA DA ANNI. VI PREGO DATEMI UN VOSTRO PARERE, PERCHE' MI CAPITA QUESTO?Il fenomeno delle brutte parole incontrollabili che risuonano nella testa è un sintomo niente affatto raro, tipico della cosiddetta nevrosi ossessiva, o, secondo la recente nomenclatura, Disturbo ossessivo -compulsivo. Questo non significa che lei abbia questo tipo di disturbo, perché un solo sintomo, per quanto tipico, non basta a definire una sindrome, né tanto meno una diagnosi fatta per computer. Significa solo che lei non deve sentirsi responsabile diretta del fenomeno, ma semmai la vittima, perché questo dà fastidio certamente a lei, mentre non credo che un defunto possa essere disturbato nella sua oltremondana dimora da simili problemi. Io credo che lei, comunque e a prescindere da questo, abbia bisogno di tempo, per elaborare i sentimenti di lutto e per ridefinire la sua vita dopo i tragici eventi subiti. Dunque, un doppio invito alla pazienza. Se mai già non lo facesse, cerchi di occupare i tempi liberi della sua giornata con attività serene e capaci di darle il senso dell'esserci. Di ritrovare la tranquillità, insomma. Circa il fenomeno specifico, se dovesse persistere potrà parlarne con un esperto del settore per trattarlo clinicamente (farmacologicamente o psicoterapeuticamente).