Svenimenti (8888)
Maria, 46 anni
Mia figlia all'età
di 14 anni ha avuto 4 svenimenti, il neuropsichiatra l’ha messa in cura
(depakin) per 18 mesi anche se gli esami clinici (eeg,... non ricordo gli altri)
risultavano negativi ( durante una visita la ragazza si è messa a piangere
e disse al dottore di avere paura di svenire a scuola o con gli amici, infatti,
usciva solo con me e per le cose indispensabili).Piano
piano, finalmente dopo tre anni è uscita da questo stato di stasi, si
è presa la patente, si è iscritta all'università lontana
da casa, insomma ha ripreso a vivere come giusto alla sua età.
Tre anni fa, in seguito a uno stress eccessivo a detta del neuropsichiatra al
quale già mi ero rivolta, (ha dovuto testimoniare per una stressante
causa familiare e lo stesso giorno la zia ha subito un importante intervento
chirurgico) in ospedale è svenuta di nuovo.
A nulla sono valse le rassicurazioni del dottore. Da allora esce quasi esclusivamente
con me, a fare gli esami all'università ci devo andare anch'io, esce
col fidanzato ma non si allontana molto da casa. Non so più quale comportamento
assumere, se assecondarla o lasciarla da sola, abbiamo spesso litigato lei reagisce
piangendo dicendo di aver paura di svenire.Ho provato a dirle di consultare
uno psicologo ma non vuole saperne. Come aiutarla? GRAZIE
Tua figlia ha paura di
svenire, ma questo timore le sta limitando l’esistenza.
Evita di rimanere sola, di uscire da sola e di allontanarsi da casa, tanto che
quando va a fare gli esami all’università deve essere accompagnata
e non si allontana molto da casa quando esce.
Tutti questi esitamenti non l’aiutano la fanno stare bene soltanto lì
per lì, perché la rassicurano dalle sue paure, ma non risolvono
il problema, anzi lo rinforzano. Purtroppo l’evitamento di situazioni
fobigene produce questi effetti e più si evita e più si ha paura
di affrontare ciò che spaventa.
Lei è arrivata all’isolamento sociale e non vuole saperne dello
psicologo. In questa condizione, è molto difficile fare qualcosa, quello
che può aiutarla è farle comprendere quale prezzo sta pagando
con questi suoi comportamenti, che le negano un’esistenza soddisfacente.
Quando capirà questo, forse si rivolgerà allo psicologo. Ciao
( risponde la dott.ssa Antonella Appetecchi )
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