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Michela 22

Sono la 4a di 5 figli. Nei primi anni del 2000 mio padre ha avuto un'ictus ed è rimasto paralizzato in tutta la parte destra del corpo. Il mio fratellino aveva solo 3 anni e io circa 15. Dopo mesi di ricovero per la fisioterapia mio padre è tornato a casa ma necessitava di assistenza 24h su 24h in quanto non autosufficiente. Per tutto il primo mese di ricovero (era nell'ospedale della città in cui abitavamo) correvo a casa appena uscita da scuola, mangiavo e correvo in ospedale da mio padre, così mia mamma andava a casa a mangiare e rimanevo lì fino alle 20:00. Niente amici, niente svaghi, nonostante questo secondo mia mamma ero una egoista che pensava solo a se stessa. Quando mio padre tornò a casa mi ritrovai a tenere il mio fratellino e mio padre tutto il pomeriggio, fino a che mia madre non rientrava da lavoro (mia sorella conviveva, mio fratello viveva solo e l'altro mio fratello, pur vivendo con noi, non c'era mai perchè, come diceva mia mamma, lui aveva vent'anni e doveva fare la sua vita). Tutti i giorni, tutti i pomeriggi, 7 giorni su 7. E dovevo anche studiare. Ancora niente amici, niente divertimenti e così ho fatto per mesi, mesi e mesi. Poi non ho retto più. Sono iniziate le crisi di panico e l'anoressia. In seguito a un primo ricovero al pronto soccorso al quale mi presentai sola (15 anni) partì una segnalazione ai servizi sociali (mia madre arrivò in reparto a ricovero effettuato, più o meno 4 ore dopo il mio arrivo in pronto soccorso) che presero in carico il mio caso. Dopo un anno di colloqui tra mia mamma e psicologa ed assistente sociale, che si conclusero in un enorme nulla di fatto (mia mamma sosteneva io fossi matta, una simulatrice e che avessi cercato su enciclopedie mediche i sintomi delle mie "malattie" per poi simularle ed attirare l'attenzione), si decise per una comunità alloggio per minori in cui venni dopo poco trasferita. Son stata lì fino a poco dopo il compimento dei miei 18 anni, tempo nell'arco del quale mia mamma venne da me solo una volta nonostante le insistenze degli assistenti sociali, in quanto per lei era troppo pesante (preciso che ci volevano 15 minuti di treno e 2 di strada a piedi dalla stazione per arrivare da me). Qualche mese dopo il mio diciottesimo compleanno decisi di tornare a casa contro l'opinione di tutti "gli addetti ai lavori". Ma io, testarda, non li ascoltai e me ne andai. Ma nulla era cambiato. Ora vivo col mio fidanzato, mia madre quando andai via per stare con il mio ragazzo non mi parlò per mesi perchè lui è molto più grande di me. A Natale, come di consueto, ci si organizza per il solito pranzo di in famiglia, solo che mia madre ha deciso che non ci sarebbe stato mio padre, ora ricoverato in una clinica a causa di una seconda ischemia, in seguito alla quale gli è stata data l'interdizione, perchè lei vuole "passare le feste tranquilla". Mio fratello (quello che vive solo) a quel punto si è alterato e ha deciso che non sarebbe andato e avrebbe portato mio padre da lui. Avevo quindi 2 inviti da valutare, da questo sono nate discussioni con mia sorella perchè non sapevo dove andare (anche se ero più per l'andare da mio fratello e mio padre), alla fine sia mio fratello e mio padre che mia mamma, mia sorella e gli altri 2 miei fratelli, sono la mia famiglia. Poco prima del giorno di Natale mia mamma mi chiamò e mi disse che potevo stare tranquilla e decidere semplicemente se andare da mio fratello o se stare con la persona con cui vivo perchè, per il pranzo, da loro ci sarebbero stati mia zia e il suo convivente (sono 2 persone con cui non ho rapporti da 3 anni circa in quanto, prima della comunità, stetti per qualche giorno da loro e lui tentò di avere "rapporti" con me e, a seguito di suoi insistenti inviti a vederci di nascosto una volta tornata a casa, decisi di raccontare a mia mamma che cosa era successo, ne susseguirono varie discussioni sia con mia zia che con il suo convivente, che si ostinava a negare tutto, ed evidentemente mia mamma credette a lui e non a me). Perchè li ha invitati sapendo che così facendo avrebbe precluso a priori la mia presenza? Le importa così poco della mia presenza o assenza?  E' il secondo anno che pare che la mia assenza per Natale non la tocchi. L'anno prima non andai in quanto invitò me ed escluse dall'invito il mio compagno. Decisi quindi di non andare in quanto vivendo io con una persona, lo trovavo assurdo da parte loro. Vi prego rispondetemi. Aiutatemi a capire per quale motivo si comporta in questo modo nei miei confronti. Con gli altri miei fratelli non è così. Se non la chiamo io per dirle che sto bene e per sentire il mio fratellino più piccolo (quasi 8 anni) lei è capace di non farsi sentire per mesi. Che cosa le ho fatto per meritarmi questo trattamento dalla persona che mi ha messo al mondo? Non è la prima volta che Vi scrivo e non ho ancora ricevuto una risposta, vi prego, aiutatemi a capire. Grazie.

 Cara Michela, la malattia improvvisa e grave di tuo padre, ha destabilizzato profondamente l'equilibrio della tua famiglia e la tua vita. Tu sei stata una ragazza, seppure molto giovane, tanto generosa e coraggiosa, perché hai sacrificato parte della tua vita per il benessere della famiglia, per aiutare a mantenere il suo equilibrio, anteponendo l'affetto verso tuo padre, assistendolo costantemente, ai tuoi bisogni ed alla tua vita. Dopo i tuoi sforzi per accontentare tutti ed essere perfetta è comparso il dolore: il rifiuto del cibo come rifiuto di mettere altre cose dentro di te, un crollo e poi la voglia di mantenere il controllo con il rifiuto del cibo. Penso tu ora abbia una maggiore accettazione della malattia di tuo padre. Circa il rapporto con tua mamma, sei sicura che lei abbia fatto gli inviti al pranzo natalizio con premeditazione ed abbia ben riflettuto sulle loro conseguenze? O forse avete caratteri diversi: lei è una persona più distratta e tu sei più accorta e precisa? Spesso noi poniamo un filtro tra ciò che succede ed il modo in cui lo interpretiamo. Così in base a ciò che noi avremmo fatto o no, in base alla nostra sensibilità ed a ciò che è importante per noi, ci spieghiamo i comportamenti altrui, che a volte seguono logiche diverse ed, anche senza la volontà di farlo, ci feriscono! Hai mai pensato di cambiare punto di vista ed organizzare tu una festa di Natale o per un evento, al quale non accettare rifiuti? Quando sarà per te il momento più opportuno e ti sentirai in uno stato d'animo sereno per farlo, parla a tua madre, dille che vuoi degli spazi e dei momenti per voi e che hai bisogno del suo affetto, con semplicità. Tu semina, è probabile che tu possa così trovare delle risposte alle domande che ti poni e scongelare questo rapporto. Che ha bisogno di una svolta! Non so se poi ciò ti basterà, se sarà il rapporto che ti aspettavi. Ma forse bisogna accettare il modo in cui le persone riescono a  rapportarsi e comunicare con noi, seppure diverso rispetto a come lo vorremmo! Saluti cari e riscrivimi se ti va!

(risponde la Dott.ssa Maria Rosaria Infante)

Pubblicato in data 12/07/08

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