Comunicazione a seguito di scoperta dell'identità di 2 fratelli adottati presso 2 famiglie diverse. (1518280912103)
Elena, 36
Salve, chiedo seriamente aiuto in merito ad una questione che vi racconterò in terza persona per renderla più chiara possibile.
Due fratelli che dopo 39 anni si conoscono... In verità il fratello grande aveva già conosciuto il piccolo, in passato, in orfanotrofio (rispettivamente 4 ed 1 anni di età) (rispettivamente nati nel 1975 e 1978).
Il grande, dopo l’adozione, è cresciuto in una famiglia adottiva dove ha sempre saputo (giustamente e come vuole la legge) di essere un bambino, ad oggi uomo, adottato.
Il piccolo, a quante pare (e come di seguito meglio descritto), cresce invece in una famiglia adottiva dove, diversamente da quanto previsto dalla legge, nulla e nessuno gli avrebbe mai fatto intendere che lui potesse essere un bimbo adottato, anzi, lui, somiglierebbe, niente di meno, proprio alla madre ( pare gli dicano!!!)
Il grande, dopo importanti ricerche, riesce a trovare, quindi, questo fratello più piccolo.... lo incontra e lo avvicina con la certezza che questo fratello più piccolo (e finalmente trovato dopo anni di ricerche) sarebbe stato sicuramente edotto circa la questione adozione... anche perché la legge impone già alle famiglia di doverlo comunicare...
Di persona, in un incontro che non era stato assolutamente organizzato ma deciso incredibilmente dal caso, dopo essersi presentato ed essersi assicurato di stare parlando con la persona giusta, gli comunica che, da tempo, starebbe cercando il fratello minore e che dopo aver fatto delle ricerche, queste, lo avrebbero portato a lui.
Il piccolo durante il casuale incontro risponde, “ma io si mi chiamo così, sono nato quel giorno lì, ma non sono un figlio adottivo”... “anzi, somiglio alla mia mamma mi dicono”... Dunque il fratello più piccolo, durante il dialogo, appare con un atteggiamento molto cordiale e tranquillo... la cosa non sembra averlo scosso più di tanto, anzi per niente... al punto di non essere neppure interessato ad approfondire quella “cosa” che un estraneo, un giorno qualunque, gli aveva appena comunicato, avvicinandolo in strada, senza alcun preavviso e nonostante quell’estraneo gli avesse appena dichiarato di conoscere tante informazioni cose riguardanti lui.
Praticamente la cosa non lo tocca affatto, per lui non è lui.... ed è talmente sicuro che rassicura persino il fratello grande.
Pochissimi minuti di conversazione, i due si congedano dicendo: "io continuerò le mie ricerche, ma se queste mi porteranno ancora a te io tornerò a cercarti", il piccolo risponde a braccia aperte "io sono qui".... si salutano con un ciao ed una pacca sulla spalla!!!!
Il grande torna indietro deluso e confuso ma riprende le ricerche, ci vuole vedere chiaro, dove avrà sbagliato?.. pertanto le approfondisce e le “certifica”.
Ora la mia domanda è: possibile che il fratello di fronte ad una cosa così abbia avuto questa reazione pari a zero, di negazione?.... Adesso, avendo certezza assoluta circa la fratellanza dei due....Qual’è il modo più idoneo e meno doloroso per impostare un secondo approccio che non sia devastante, destabilizzante o imbarazzante quanto il primo???
aiutatemi vi prego sono molto in diffoltà.
Grazie anticipatamente..
Elena
Vuoi richiedere una consulenza gratuita online ai nostri Esperti?
Clicca qui e segui le istruzioni. Ti risponderemo al piu' presto!
Elena,
credo che le sue difficoltà vengano rappresentate chiaramente dal fatto che per raccontarle ha dovuto usare la terza persona piuttosto che nominare le sue personali difficoltà rispetto a questa vicenda.
Sono sicuro che Lei sia molto vicina ad almeno uno dei 2 fratelli in questione e perciò comprendo la sua difficoltà.
Questo tipo di "faccende affettive”, per loro natura sono delicate ed in quanto tali possono comportare sofferenza, determinata dalla complessità delle relazioni, ma non vuol dire che non siano evolutive.
Il punto è che spesso si propagano anche agli atri membri del gruppo affettivo circostante, tra cui ipotizzo lei.
La sua posizione Elena quindi è effettivamente scomoda.
Ciò che mi sento di dirle è che infondo la storia che ha raccontato mi fa vedere come 2 fino ad allora estranei entrano in relazione tra loro, con risultati assolutamente positivi, cito:
"il fratello più piccolo, durante il dialogo, appare con un atteggiamento molto cordiale e tranquillo”
"è talmente sicuro che rassicura persino il fratello grande”
"se queste mi porteranno ancora a te io tornerò a cercarti, il piccolo risponde a braccia aperte "io sono qui".... si salutano con un ciao ed una pacca sulla spalla!!!!"
e quindi, nonostante le difficoltà e le sofferenze reciproche che un processo complesso come questo possa implicare, lasci che queste 2 persone creino la loro relazione in modo naturale, qualsiasi sia la natura della stessa. Le premesse, al di là dei contenuti, sembrano non essere state negative.
Certo non è semplice, ma è l’unico modo che ha lei Elena, la richiedente aiuto, per divincolarsi da queste difficoltà.
Cordialmente
Pubblicato l' 08/03/2018
Scrivi articoli di psicologia e psicoterapia e ti piacerebbe vederli pubblicati su Psiconline?
per sapere come fare, Clicca qui subito!