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Coppia, gelosia, quando la famiglia ostacola il rapporto (125048)

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on . Postato in Relazioni, Coppia, Famiglia | Letto 367 volte

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B 32

Ciao, mi chiamo B, sono una donna ed ho 32 anni. Da 15 anni ho una relazione con il mio fidanzato, di 37 anni, che da 4 anni lavora all'estero. Stiamo attraversando un periodo difficile, di scelta, aggravato dagli errori del passato, dalla vita lavorativa e di studio intensa del mio ragazzo e, purtroppo, dalla presenza dei suoi genitori. Ultimamente lui ha risentito fisicamente della vita che conduce, anche se fortunatamente ai controlli medici non e' risultato nulla di rilevante; ha accusato crisi di panico. Da quando vive all'estero, ho cercato di raggiungerlo ogni qualvolta mi e' stato possibile, trascorrendo in media 5 mesi all'anno con lui (esclusi i periodi di vacanze "classiche"). La lontananza ha provocato delle stonature nel nostro rapporto, lui mi ha tradita piu' di una volta, ma era successo anche prima che andasse all'estero, quando viveva in un'altra citta' d'Italia. Riconosco di essere gelosa, ma ci sto lavorando da tempo, guadagnando autostima. Non so se si accetti il tradimento, forse lo si elabora e sono arrivata alla conclusione che dell'atto fisico in se' poco mi interessa, essendo le ragioni il nodo da sbrogliare. Lui mi ha detto che e' successo ogni volta che mi ha sentita lontana, quando ha cominciato a perdere stima in me. Da parte sua mi e' arrivata una richiesta, ma che non riesco ad accettare: ogni volta la mia dignita' e' stata ferita e certamente non ho visto di buon occhio le altre. Lui, invece, ultimamente mi ha rimproverata di aver nutrito sentimenti negativi verso queste persone, quando invece avrei dovuto aver compassione per i loro sentimenti, perche' comunque si erano innamorate e hanno sofferto ogni volta che lui e' tornato da me. Quale delle due posizioni e' giusta? Aggiungo che fino all'anno scorso, per due anni, ho avuto problemi ormonali che mi hanno determinato una sorta di depressione, ma fino a che non ne sono venuta a capo, non me ne ero resa conto; adesso sto bene, ho riallacciato amicizie che avevo perso e mi sento piu' forte. Altro problema e' la sua famiglia; i suoi genitori hanno divorziato quando lui era molto piccolo, e' stato un divorzio difficile che a distanza di anni ancora e' mal gestito. Non sono mai riuscita ad instaurare un vero rapporto con loro; con la famiglia paterna, perche' per il figlio desideravano un'altra persona (che già c'era), ricca e che poteva rendere la vita del mio ragazzo piu' facile. Per anni questa persona e' stata presente nel nostro rapporto e all'inizio ne ho sofferto, perche' non mi sentivo accettata; adesso ho superato, non mi interessa piu' nulla. Con la madre, invece, c'e' sempre stato un rapporto strano,da parte sua conflittuale a volte e di confidenza altre; questo fino a qualche settimana fa, quando sono venuti fuori i problemi del mio ragazzo. Da mamma, ovviamente lei ha cercato di tutelarlo, ma bene non vuol dire intromissione nella vita. E' stato decretato da lei che io non sono la persona giusta per il figlio, che lui e' morbosamente attaccato a me, che tra noi c'e' un rapporto padre-figlia. Il peggio e' che lei, che tanto ha desiderato il mio ragazzo come figlio quando oramai il suo matrimonio era gia' destinato a fallire, identifica il figlio in se stessa, liddove il mio ragazzo si e' ribellato a questa associazione. Nell'idea della mamma il figlio e' come lei, io sono invece come il suo ex marito (vi assicuro che sia fisicamente che caratterialmente nn c'e' un aspetto in comune). Ma non finisce qui, perche' a sua volta il padre mi ha anche rinfacciato di essere come la sua ex moglie! Perche' questo meccanismo perverso? Riguarda direttamente me o si riflette su me, quando invece la persona oggetto delle loro isterie e' il mio ragazzo? Come comportami con loro? Grazie mille per la vostra risposta.

Cara B, le domande e gli aspetti da approfondire in questi 15 anni di relazione con il tuo fidanzato sono tanti e necessiterebbero di uno spazio d'ascolto “vis a vis”, ben più adeguato alla tua richiesta d'aiuto. Mi chiedo ad esempio dov'è la rabbia nel tuo racconto? Hai già avuto modo di esternarla ed elaborarla? O forse è un'emozione che cerchi di controllare, di non sentire o non manifestare? Mi chiedo come fai a “sopportare” il peso dei tradimenti e le pressioni della famiglia di lui? E andando più a fondo andrebbe analizzato il rapporto che hai con te stessa, la tua autostima, quali meccanismi di coppia portano avanti la vostra relazione, quali ruoli reciproci rivestite all'interno di essa, quali modelli genitoriali rimettete inconsapevolmente in atto, come anche mi chiedo quali eventi hanno accompagnato la “sorta di depressione” che hai vissuto per due anni, etc...Tanti e importanti aspetti quindi, che solo attraverso una relazione terapeutica possono nel tempo essere indagati per trovare una risposta alle tue domande che sia accompagnata anche ad un vissuto interiore di cambiamento emotivo nella percezione di te stessa. Forse quel percorso già lo hai iniziato (quando dici: “Riconosco di essere gelosa, ma ci sto lavorando da tempo, guadagnando autostima”), per cui lascia alla professionalità di chi ti segue e al tempo necessario fare il suo corso, oppure rivolgiti ad uno psicologo che possa sostenerti in questo periodo difficile ed aiutarti a conoscerti più nel profondo. Spero di esserti stato utile. Un saluto.

(risponde il Dott. Leonardo Roberti)

Pubblicato in data 10/09/08

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