Crisi di coppia (60910)
Anonima 39 anni, 03.01.2003
Ho 39 anni. Da 11 vivo
con il mio compagno (marito anche, da circa 1 anno e mezzo). Provengo da una
famiglia proletaria, ho 2 sorelle più piccole.
Sono un'istintiva, emotiva da quando ero piccola, "ragionevole"dicono di me,
corretta e sempre in buona fede. Sono abbastanza schematica, cioè baso il mio
modo di vivere e di pensare, secondo quelli che sono i miei valori, che rivendico
sempre e comunque. Quando ho conosciuto il mio partner, lui era tossicodipendente
(io ho dipendenza da nicotina e caffeina e, saltuariamente come tutti e nei
termini di tutti, consumo moderate quantità di alcol - e cannabis solo recentemente).
Quando io, dopo un paio di mesi, ho deciso di lasciar perdere, che non era storia
per me, lui ha smesso. In quella fase eravamo seguiti dallo psicologo del sert,
come terapia di coppia.
La psicoterapia, durata circa un anno e mezzo, è stato il migliore dei supporti.
Io ero innamoratissima ed orgogliosa di lui. Vivevo felice e soddisfatta. Avrei
dato la vita per lui..Questo fino all'inizio dell'anno scorso. Poi vengo a sapere
dalla mia sorella più grande, che mio marito ci aveva provato con lei. Solo
verbalmente, nulla è successo, ma lui, secondo lei, per supportare le sue avance,
le ha confessato di avere avuto l'anno prima una breve relazione di 2 mesi (7
incontri), con una collega (di entrambi perchè in quel periodo lavorevamo assieme),
che io consideravo un'amica.
Ovviamente la sorella mi ha detto tutto. Lui ha sempre negato, così ho subito
anche l'umiliazione di dover chiedere a lei. Premetto pure che di questa donna,
decisamente anche più brutta di me, una persona superficiale ed insicura, ha
sempre avuto nessuna considerazione, al pari di una sottosviluppata che nulla
capisce e nulla fa.
Fattostà che lui ha cominciato a dare di matto, prendendosela con mia sorella,
minacciandola, cercando di entrare in casa sua, mettendo i suoi n° di tel su
internet, in un sito di annunci porno, ed altre demenzialità del genere. A me
sembrava di essere tornata indietro di 10 anni, con il tossico con cui avevo
a che fare.
Sono tornata da quello psicologo del sert, abbiamo tentato con la terapia di
coppia, ma stavolta non è servita proprio a niente: io vomitavo il mio risentimento,
lui stava zitto in disparte.
All'inizio della crisi, avevo avuto anche una reazione sessuale, tipo "adesso
ti faccio vedere io: vi stupirò con i miei effetti speciali". Così il fatto
di fare molto e ben sesso, ci stava riavvicinando (la nostra vita sessuale aveva
avuto un declino negli ultimi 2 anni. Lui aveva un calo di libido, suppongo
anche dovuto alla rete.
La dipendenza da internet gli mancava! Io avevo fatto presente il problema,
ma veniva sminuito. Io mi ci sono adeguata pensando non fosse importante più
di tanto, anche se, per me, il sesso è una cosa molto importante, perchè la
ritengo una forma di comunicazione e di espressione. E la mia libido non ha
mai avuto cali). Così una sera gli ho detto che, se lui lo avesse mai voluto
(non ne ha mai voluto sentir parlare), io un figlio con lui lo avrei pure fatto.
Errore madornale: per me era un volergli far capire quanto lui era impotante
per me; lui deve essersela vissuta come grande senso di colpa così, il giorno
dopo, mentre io continuavo a dirgli che avevo l'ovulazione (e mi fidavo, pensando
di risolvere con qualcosa di fantasioso, come era già capitato tante volte),
lui non ha fatto proprio niente e.. sono rimasta incinta, per la 1° volta della
mia vita (mi sono avvelenata di pillole, finchè ho potuto, proprio per non dovermi
mai trovare nella situazione di dover sceglere). Lì ho cominciato io a dar di
matto: tra gli ormoni e la situazione, non riuscivo più a dormire, a mangiare,
a fare una vita normale. Non facevo altro che piangere.
Ho continuato con lo psicologo da sola, fino alla decisione di abortire. Il
terapeuta mi ha fatto presente che io stavo decidendo solo su basi razionali
(la 1° volta nella mia vita), che mi rifiutavo di ascoltare istinti e desideri.
Ho vissuto l'aborto come una violenza tremenda, al pari solo dello stupro.
L'impatto psicologico è stato devastante, ed ha avuto, ad ha tutt'ora, della
ricadute incredibili. Io sono cambiata, mi è uscita fuori un'aggressività finora
sconosciuta, un altro modo di vedere e considerare tutto. A distanza di un anno
ho analizzato e cercato di capire ed interpretare i fatti: una causa sessuale,
ma non solo.
Ho capito che il nostro rapporto non era alla pari, ma di madre- figlio. Per
questo ha funzionato così bene per 10 anni (mai una litigata prima. Una sintonia
perfetta dove non si capiva più neanche dove finiva uno e cominciava l'altro):
lui, figlio di separati, con una madre depressa, morbosa ed iperprotettiva;
io con uno smisurato istinto materno, un padre padrone che come padre non è
mai esistito ed ho quasi odiato, una madre remissiva che ha saputo trasmetterci
solo il disprezzo per il genere maschile.
Fatto ben presente ciò, io ho messo in discussione la coppia (secondo me da
reinventare su schemi paritari), ricevendo picche. Ho messo in discussione,
ovviamente, anche me stessa.
Da 2 mesi vado anche da una analista (donna, perchè mi sento capita meglio).
Partendo dalla mia autosvalutazione di moglie, sono arrivata a capire che, fondamentalmente,
io mi autosvaluto. Che non ho meccanismi di precauzione (ho fiducia cieca e
vivo l'amore in maniera totalizzante. Per me la cosa più importante in assoluto.
E tutto il mio occuparmi e curarmi degli altri,il proteggerli ecc.. vuol solo
dire : amatemi!);che mirapporto aglialtri erroneamente, basandomi solo sul mio
sentire. Vorrei veramente approdare ad un discorso di crescita, perchè non ne
posso proprio più di continuare a star male.
Ho un risentimento ed un'aggressività dentro, che rasenta la maniacalità. E
nel contemplo il partner è sempre fermo lì e non ci pensa neanche lontanamente
a farsi delle domande.
Sono sicuramente cambiate le mie esigenze, ma pare che lui non voglia rendersene
conto e si comporta come un bambino capriccioso che batte i piedi per terra
perchè rivuole la mamma di prima. Quella che non c'è più e mai più ci sarà,
perchè oramai è un'altra persona.
Mi sono anche resa conto della mia coazione a ripetere, nel continuare a mettere
il partner su un piedistallo, al centro del mio mondo: ovviamente, quando viene
fuori la realtà, io non riconosco più l'altro che, di conseguenza, non riconosce
più me. E' un bel marasma mentale. Come se ne può venir fuori?
Certo il culmine del malessere in questo rapporto loo hai raggiunto con l'episodio dell'aborto....ma ti eri chiesta se il bambino che stavi per generare con tanta leggerezza lo desideravi davvero o era solo frutto di un capriccio momentaneo? hai sofferto duramente per questa sotto valutazione e hai imparato a tue spese che fare qualsisis cosa solo per attirare l'attenzione di chi ci sta vicino ha un prezzo altissimo. Credo che tra te e il tuo partner non ci sia maore ma qualcosa che vi porta a farvi reciprocamente del male. starà a te prendere coscienza di questa realtà certamente con l'aiuto della psicologa e di conseguenza cominciare a rispettarti e a farti rispettare senza farti più travolgere da sentimenti irrazionali di rabbia e distruttività verso te stessa e il tuo partner...con l'aborto hai cecato di vendicarti anche di lui...? Ciao e tanti tanti auguri.