Detesto mia madre (000358)
Francesco 29 anni, 05.12.2002
Non so da dove cominciare.
Nato nel '73 come secondo figlio maschio, ho sempre sentito dire da mia madre
che avrebbe voluto una figlia al posto mio, (mia madre è cresciuta con solo
suo padre e tre fratelli perché sua madre morì quando lei aveva 7-8 anni, e
alla decisione del padre di risposarsi, loro 4 andarono a vivere dai nonni).
Cosa strana ricordo perfettamente un evento accaduto il primo giorno d'asilo;
ero solo, dietro la porta d'ingresso dell'asilo che piangevo e scalciavo perché
lì non ci volevo stare, alchè qualcuno chiamò mia madre dicendogli di venire
a prendermi.
Ricordo che mia madre era molto arrabbiata, al punto che decise di punirmi chiudendomi
senza cibo nella rampa di scale che dava sul terrazzo.
Ricordo il senso di colpa e i morsi della fame. Ricordo che solo grazie alla
pietà di una sua amica riuscì a riavere la libertà e un pasto.Quando alle elementari
mi ero fatto l'amico per la pelle, a mia madre lui non piaceva affatto e non
doveva venire a casa. Ricordo che alla cena con la classe decise di non darmi
il denaro perché ero con lui.
Racconto questo episodio perché ricordo l'umilazione davanti alla classe di
non potere ordinare nulla.
Ovviamente si capisce che sono un testardo e che mi sono sempre ribellato facendo
sempre l'opposto di quello che mi veniva detto. Alle medie altro amico stessa
storia, anzi questa volta era il padre dell'amico che non le andava a genio.
In questo periodo si cominciava ad esplorare il proprio corpo, e quando mia
madre scoprì che mi masturbavo Dio mio che tragedia, sebrava che avessi commesso
un crimine. Alle superiori altro amico stessa storia.
Dopo un'indagine seppero che in passato ad una festa il mio amico si era ubriacato
o aveva fumato del cannabis. Alla fine fui costretto a lasciar stare perché
andò dai genitori del mio amico per far sì che la mia amicizia finisse.
Quando poi scoprì che fumavo l'haschish fu una tragedia. Mia madre piangeva,chiamò
gli zii per far sì che parlassero con me del problema. Io chiuso come un riccio
ero arrabbiato, triste e quasi sconfitto.
Ha contribuito al malcontento familiare il pessimo rendimento scolastico. Ovviamente
ci sono tanti altri episodi come pedinamenti etc.
Per fortuna sono passati diversi anni di apparente tranquillità da allora, ma
rimane il fatto che non riesco a dialogare con lei. Quando si presenta un problema
riesco solo ad arrabbiarmi e gridare, e in questi momenti mi tornano in mente
tutti questi ricordi. Non riesco a perdonarle tutto quello che ho descritto.
So che è sbagliato, che mi fa male rimuginare, ma è più forte di me.
Ho provato con la sostituzione dei pensieri negativi, ma dura poco. Penso che
la mia utopia sia quella di cambiare il modo di pensare di mia madre. Cosa posso
fare?Distinti saluti, grazie.
Caro Francesco,
ci sono delle situazioni esterne a noi che non possiamo cambiare anche se ci
hanno fatto o ci fanno soffrire, e abbiamo come unica possibilità, quella di
cambiare noi stessi e di ampliare la propria capacità di comprensione per mettere
fine al dolore o alla rabbia.
Gli episodi che racconti sono ancora carichi di rancore e questo, come tu stesso
dici, fa male solo a te.
La soluzione non è quello di sostituire i pensieri negativi con quelli positivi,
non devi prendere in giro te stesso, ma sta nel cambiare il punto di osservazione.
Fino a che tu ti senti il bambino vittima di cattiverie e ingiustizie non riuscirai
a distaccarti perché parti dal principio che tua madre avrebbe dovuto essere
in un certo modo, fare o dire certe cose e non altre, essere una madre buona,
comprensiva ecc.
Prova a vedere dall'esterno tua madre come persona, analizza la sua vita, i
suoi comportamenti, e potresti scoprire che, per esempio, è una donna che ha
paura, paura di non riuscire a controllare le situazioni, paura che gli altri
le sfuggano di mano.
Ora che non sei un bambino puoi vedere tutto questo, e se guardi con attenzione,
senza metterti tu in una posizione centrale, ti sarà facile renderti conto che
tua madre ti ha dato quello che lei sapeva e poteva dare, non puoi pretendere
che lei sia diversa da quello che è, se non è lei a mettersi in discussione.
Essere genitori non vuol dire diventare automaticamente perfetti, capaci di
amare, liberi da paure e da conflitti, ognuno dà ai figli quello che sa dare.
In questa ottica puoi tentare di avere un dialogo diverso con lei, in cui lei
si senta compresa anche se non è stata capace di comprendere te. E'difficile?
Sembra che lo sia, ma è molto più faticoso vivere nell'odio, nella ribellione
continua. Tra voi c'è una lotta in cui perdete entrambi, vale la pena provare
a cambiare, e deve farlo chi ha più capacità di comprensione.