futuro e felicità (46761)
Marco,21anni (27.12.2001)
Non
ho passato un Natale felice. I miei parenti non mi guardano con gli
stessi occhi con cui guardano mio cugino ingegnere appena laureato e
già impiegato in una grande impresa italiana. Non mi guardano
con gli stessi occhi con cui guardano mia cugina artista e
restauratrice, o i miei cuginetti che vanno bene a scuola. Io per
loro sono un buono alle medie, un 36 al liceo, e 3 fallimenti
all'università. Quasi mi ascoltano quando gli parlo del mio
progetto di tirare su uno studio di consulenza e servizi Internet, di
un lungo percorso sia formativo che imprenditoriale che neanche a me
è ancora ben chiaro. Ma chiaro è altro, cioè che
NON MI CREDONO. Non più. E così mi regalano libri come
"I Ribelli" di Marai, sicuri peraltro che leggerò soltanto il
titolo, "e che almeno quello gil serva di lezione", sembrano dire gli
occhi di mia zia mentre mi porge il pacchetto. Eppure io sono un
ragazzo fondamentalmente senza problemi: ho una ragazza stupenda, che
è anche una PERSONA stupenda; ho la fortuna di essere
innamorato e pienamente corrisposto. Ho la fortuna di vivere in una
famiglia abbastanza agiata, e che non mi fa mancare niente di quel
che è necessario per vivere e anzi mi da di più. Da
poco mi è nato un fratellino (fratellastro) per cui stravedo;
per cui mi auguro tutto il bene del mondo. Spero che abbia la fortuna
di vivere finchè sarà possibile nella stessa casa di
mio padre. Cosa che è stata a me preclusa, poichè i
miei hanno divorziato nell'88. Io ho un desiderio grandissimo. E'
quello di costruire un muro alto, sedermici a cavallo e dire ai miei
parenti: "Ehi, visto come sono arrivato in alto? Non ci speravate,
eh? E adesso che ne pensate? Non è più così
facile attaccarmi seduto qui in alto.." E' un desiderio forte, ma
rimane un desiderio. Mi sento come se non avessi la forza, la voglia
di costruire quel muro un mattone alla volta, una pietra al giorno,
un pò di cemento alla settimana. Mi manca lo stimolo per
iniziare, la tenacia per continuare. Non mi riesco a organizzare, a
scomporre un grande obiettivo in 10000 piccoli obiettivi e
raggiungerli uno dopo l'altro. Non so se è un problema di
stimoli, di voglia, di forza. So solo che non ci riesco. E senza quel
muro so che non sarò mai felice. E allora soffro tanto.
Soffro, quindi cerco di non pensare, mi lascio andare al mio stato di
torpore e intanto i giorni passano, e diventano settimane, mesi,
anni. Ricordo che un giorno qualcuno, sentendomi dire che non vedevo
l'ora di compiere 18 anni, mi disse che dopo il tempo sarebbe volato.
Io risi. E ora ci piango. Se penso agli ultimi 3 anni, mi sembrano 3
mesi. E invece sono proprio andati sti 3 anni. E io sono ancora a
terra. Ho i mattoni, ho il cemento, ho chi mi vuole bene, ho chi mi
vuole aiutare a costruire il muro. Ma non comincio. Ci
arriverò mai là sopra?Scusate se sono stato un casino,
forse non si capisce niente da quello che ho scritto. Esprimermi non
è mai stato il mio forte.
Spero che risponderete alla mia lettera.
Caro Marco, rispondo certamente alla sua lettera che descrive molto bene un quadro in cui conta molto il parere dei parenti. E' evidentemente in gioco lo sguardo dell'Altro. "I parenti non la guardano con gli stessi occhi con cui guardano i cugini". Ed il suo desiderio è quello di fargli "vedere quanto è in grado di arrivare in alto".Si tratta di un assetto del desiderio piuttosto comune e, tuttavia, mi pare che ci sia in questa fissazione sullo sguardo qualcosa di esagerato. E che vi sia una carenza nel darsi degli obiettivi e nell'organizzazione delle attività.