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Impotenza e crisi di coppia (072374)

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on . Postato in Relazioni, Coppia, Famiglia | Letto 399 volte

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Penelope 31 anni, 3.06.2004

Buongiorno, mi complimento innanzitutto per la vostra splendida rubrica. Arriviamo al mio problema che spero vorrete esaminare, perché non so proprio dove sbattere la testa.
Sono fidanzata da un anno e mezzo con un uomo di 41 anni. Un divorzio alle spalle per un matrimonio durato solo un anno. Ha sempre avuto problemi di disfunzione erettile.
Credo non voglia ammetterlo e per non sentirsi anormale ne addossa la responsabilità al rapporto di coppia.
In un caso dice che il suo problema é la quotidianità, nell'altro che non ama davvero..e così via.
Gli ho consigliato di andare da un andrologo che ha diagnosticato che non ci sono problemi di tipo fisico ma psicologico.
Alcuni terapeuti in passato gli hanno detto che ha timore dei rapporti impegnativi e utilizza il sesso come scudo per allontanare l'altro.
Io non credo sia così, perché neppure nei primissimi tempi di rapporto é stato mai troppo "prestante", quindi non posso pensare che già da allora avesse timori di questo tipo.
Temo che una sua terapia sarebbe del tutto inutile, visto che si pone nei confronti di uno psicologo sulla difensiva e distorcendo la realtà.
Lo fa con me, dicendo che all'inizio andava tutto bene e che poi la quotidianità ha fatto scemare il desiderio, ma io so bene che non é mai andata così, e il desiderio, quello normale, non c'é proprio mai stato.
Ho provato ad approcciare il problema non facendolo sentire in colpa e dicendogli che per me non é importante. Ma lui non si dimostra dispiaciuto per me ma per se stesso.
Vorrebbe farlo, non ci riesce e allora pensa che nel nostro rapporto qualcosa non vada.
Io credo fermamente che lui mi ami, anche se a volte per schermarsi lo mette in dubbio, siamo in perfetta sintonia e stiamo benissimo insieme, ma queste crisi bimestrali e continue mi stanno logorando. Come posso aiutarlo e aiutarmi? Vi ringrazio tanto e spero che raccoglierete questa mia richiesta d'aiuto.

Cara Penelope, occorre sempre tenere presente nell'esprimere un giudizio qualsiasi sulla sessualità la matrice culturale e sociale, che interviene sicuramente al pari di condizioni fisiche e predisposizioni psicologiche nella costruzione dell'immagine di sè e della reciprocità delle relazioni.
Non va mai trascurato, infatti, che la corporeità porta in sè un lento processo di modificazioni emotive e sentimentali provenienti da una matrice esperienziale e da un legame imprescindibile con il gruppo di appartenenza.
I successi e gli insucessi adolescenziali, ad esempio, o il rapporto che si ha con l'esposizione del corpo o una soddisfazione di come il corpo è fatto, possono irrimediabilmete modificare e condizionare l'approccio sessuale.
L'intervento di uno psicologo ha certamente un senso, specie se il tuo compagno correla al disturbo sessuale problemi d'ansia libera, egoici o di relazione (postraumatici o meno non ha importanza), ed è irrilevante che lui possa tentare di manipolare il setting, perchè sarà evetualmente solo materiale in più che il terapeuta dovra intepretrare ed elaborare; il problema vero è che deve essere lui a razionalizzare il bisogno di questo supporto e quindi lo cerchi.
In ogni caso sarebbe utile usufruire di una consulenza di coppia, per evitare di creare inutili baratri o forme di allontanamento.
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