Lutto e depressione (125207)
Chiara 26
Gentili Dottori, scrivo per capire l'atteggiamento di un ragazzo di quattro anni più grande di me che è stato il mio migliore amico per anni per poi diventare il mio fidanzato. La sua storia non è delle più facili perchè è rimasto senza il padre a vent'anni, con il carico di occuparsi interamente della sua famiglia. Inoltre in breve tempo ha perso anche i nonni e la madre si è sempre più sottratta ai suoi compiti genitoriali, persa nella sua vedovanza. La relazione tra me e lui è stupenda e fatta di comprensione assoluta, di intesa e primariamente di un bene fraterno. Lo scorso anno mi ha lasciata perchè in crisi con se stesso. Nei mesi successivi ci siamo riavvicinati e abbiamo ricominciato una relazione. Poi a un certo punto vengo a sapere da lui medesimo che nel contempo ha avuto altre storie, solo di sesso, il fine settimana, dopo aver bevuto. La cosa mi lascia senza parole e piena di rabbia per la fiducia tradita e perchè in teoria mi aveva lasciata per pensare a se stesso (e non per cercare conforto in avventure). Supero anche questa fase, forse erroneamente, ma forte dell'amore che ci lega. Tutto però è inutile perchè lui dice di dover pensare, di non poter star con me perchè sta male con se stesso, che non se la sente di illudermi, che il suo cervello funziona secondo coordinate razionali, di essere lui stesso spaventato dai suoi pensieri. Io più volte gli ho ripetuto che lui non ha mai superato quella serie di dolorosissimi lutti, che il suo atteggiamento è nichilista e che la depressione è una vera malattia che si cura attivamente e non standosene da soli a pensare. Di conseguenza lui si sente in colpa perchè consapevole dell'unicità della nostra relazione, del bene che prova quando stiamo insieme, del dolore che provo nel non capire fino in fondo come possa preferire allontanarmi invece di ricevere il mio amore, dell'umiliazione del tradimento, di mettere a repentaglio tutto. Inoltre lui è consapevole da anni che dovrebbe almeno fare una consulenza psicologica ma si rifiuta ostinatamente perchè convinto di poter superare i suoi problemi da solo, rinchiudendosi nella solitudine (tentativo già fallito).La mia domanda è quale possa essere l'atteggiamento più sano e amorevole da parte mia nei suoi confronti (lasciarlo solo come richiede?), come convincerlo a curarsi, a che tipo di terapia guardare e qual' è il segno che lascia la perdita precoce del padre su un figlio maschio (ho una base di convinzione che per un po' abbia pensato di avere una famiglia con me, quando non era così depresso ed esisteva un futuro, ma che l'idea di diventare lui stesso padre gli sia poi inaccettabile, perchè le responsabilità rispetto alla sua famiglia di origine sono ancora presenti e si sente privato di una giovinezza spensierata). Inoltre vorrei sapere se uno psicologo potrebbe consigliargli di allontanarsi da me, non in quanto presenza negativa (sono una persona positiva e razionale) ma perchè come dice lui questa relazione forse è "troppo", trovandosi lui in questo stato. Ringrazio anticipatamente.
Ciao Chiara, per quanto l'amore che provi per questa persona sia grande e per quanto il legame che vi lega forte, rimarrà impossibile cambiarlo. Lui potrà cambiare quando si deciderà ad ammettere con se stesso di avere un problema e non essere in grado di affrontarlo da solo. Tu puoi stargli vicino, ascoltarlo, spronarlo a prendere una decisione di cura, ma sarà la molla che scatterà nella sua testa a farlo cambiare. Mi rendo conto del tuo amore e di quanto sia dolorosa questa situazione, ma non esiste alcun consiglio magico che potrebbe permetterti di salvarlo. L'unica cosa che mi sento di dirti è di evitare di imputare il suo comportamento attuale al suo passato, correndo il rischio che l'eccesso di comprensione assuma la forma della giustificazione. Concentrati sul qui ed ora di voi due, tentando non solo di cercare la sua felicità ma anche la tua felicità, e dunque la vostra. Sperando che si renda conto che da solo è forse troppo difficile. Non sentirti in colpa qualora in taluni momenti dovessi pensare che è troppo impegnativo o doloroso per te, anche tu hai diritto a stare bene, non scordartelo. Non si tratta di essere egoisti, ma di stare attenti a non annullarsi nell'altra persona, evitando che sia chi sta male a trascinarti nel suo dolore. Uno dei tentativi che potresti fare è la terapia di coppia, cioè andare insieme da un professionista, sperando che questo aiuti entrambi. Un Saluto
(risponde il Dott. Massimo Giusti)
Pubblicato in data 18/09/08
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