Malattia mentale (006338)
Ilaria, 49 anni
Ho appena letto la lettera
del fidanzato di Cristiana, ed ho un nodo in gola. Mi sono separata dal mio
compagno di vita, nonché padre di mio figlio, in seguito a suoi problemi
che, se pure in maniera minore, sono simili a quelli di Cristiana.
Ci siamo lasciati perché io non riuscivo più a reggere la vita
insieme a lui - mai insieme, senza amore fisico, lui chiuao in casa io fuori
- ma soprattutto perché, quando il sintomo della sua malattia è
esploso, lui ha fatto di tutto per tenermi fuori dalle sue cure che non so neppure
se ha praticato, ma che ha sicuramente interrotto da tempo. Io non ho voluto
arrivare ad un ricovero "coatto", non volevo rovinargli la vita ancora
di più. Ha rifiutato i medici da cui lo avevo accompagnato, qualunque
tentativo di dargli una mano è fallito. La sua famiglia è lontana,
e sembrano solo occupati a non parlare del suo stato. Dopo la separazione lui
sembra aver ritrovato una certa normalità, non fosse per alcuni strani
comportamenti nei miei confronti. Ora ha una nuova compagna, credo che aspetti
un altro figlio da lei. Io mi chiedo se ho fatto abbastanza per quest'uomo sfuggewnte,
se ho fatto abbastanza per mio figlio, se ho fatto bene o no, e se lui potrà
stare bene e garantire serenità alla
sua nuova famiglia ed a nostro figlio, che lo adora. Cosa posso fare adesso
che non ho fatto prima? Sono tormentata dai dubbi, ed anche dalla paura che
a nostro figlio possa accadere lo stesso che a lui. Mi sento sempre molto triste
e non riesco a fare nulla.
Cara Ilaria,
il tuo ex ha ormai una nuova compagna e conduce una sua vita. Quello che puoi
fare è evitare di sentirti in colpa per qualcosa che non potevi evitare
o controllare. Accettare la fine di questa relazione è senza dubbio il
primo punto di partenza per recuperare quella normalità e serenità
di cui tu e tuo figlio a questo punto avete bisogno. Cerca per quel che si potrà
di mediare con lui per tentare di salvaguardare la sua relazione con il padre,
dopodichè si esaursce ogni tua responsabiltà in questa storia.
( risponde la dott.ssa Lucia Daniela Bosa )
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