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Problemi familiari (23848)

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on . Postato in Relazioni, Coppia, Famiglia | Letto 317 volte

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Michela 25

Gentili dottori, ho 25 anni mi sto per laureare, sono sempre stata una ragazza molto insicura di sé e per questa ragione non ho mai avuto amicizie durature, adesso addirittura, per mia scelta, non ho più nessuno. All'inizio stavo meglio così, ma ora, da un po', mi prendono attacchi di panico, soprattutto ho un terrore grandissimo di perdere i miei genitori. Ho sempre pensato devo dire alla loro morte ma da un paio d'anni a questa parte il pensiero è abbastanza frequente, soprattutto mi si stringe il cuore pensando a loro perché so di averli delusi come figlia, al liceo pur essendo sempre la più brava a scuola ho fatto loro passare i guai perché vivevo ogni prova ogni compito in classe con un'ansia terribile, ho anche dovuto al penultimo anno cambiare scuola e andare in una scuola privata per non esaurirmi del tutto(inutile dire che con i miei compagni i rapporti erano inesistenti, io pensavo solo allo studio e ai loro occhi, chiaramente non esistevo neppure). All'università ho frequentato delle comitive, ma mai che sia riuscita a mantenere un'amicizia, il confronto alla fine mi distrugge. Ma per me non è tanto il problema quanto per i miei genitori che ormai si sono rassegnati a vedermi sempre sola, non è questo il problema, però sento di averli delusi ed anche sul piano scolastico(per loro avrei potuto laurearmi più in fretta, sebbene anche motivazioni d'ordine burocratico me l'abbiano di fatto impedito). Loro, chiaramente, negano dicendo che un figlio non può "deludere" un genitore il quale casomai può solo soffrire della sofferenza dei propri figli, ma io vorrei fossero orgogliosi di me, percepisco che mia madre soffre un po' a sentire i suoi amici che parlano dei loro figli che già hanno vinto dottorati, lavorano ecc.. Avverto un certo disagio quando lei parla di loro cercando di farmi credere che comunque non li considera meglio di me. Oltretutto mia madre ha un rapporto abbastanza infelice con sua madre e anche per questo vorrei fare qualcosa per rallegrarla e farla sentire meglio. Di fatto sia lei che mio padre sono sempre iper apprensivi nei miei confronti, cercano sempre di guidarmi e di prendere le mie scelte al posto mio come se io fossi ancora e sempre quella debole, da difendere e proteggere. Io ho un grandissima paura di staccarmi da loro e di fallire nella vita, ma soprattutto ho paura della solitudine, fin'ora ho sempre avuto loro ma quando andrò via di casa, e dovrò pur farlo perché ua parte di me lo desidera ardentemente, come farò senza amici, senza un ragazzo senza nessuno? Il mio problema è che in seguito alle delusioni e alle sconfitte del passato non voglio più saperne di amici o fidanzati che mi facciano venire ulteriori complessi di inferiorità ma i miei genitori non sono eterni e quando non ci saranno più che farò? Vorrei riuscire a bastare a me stessa sarà possibile secondo voi? molta gente in fondo vive sola e ha mille interessi e occupazioni diverse dalla famiglia... Vi ringrazio e scusate la lettera forse poco chiara, avevo tanto bisogno di parlarne con qualcuno, con degli esperti come voi. Un caro saluto


In quello che scrivi esistono molte paure, preoccupazioni per il futuro, angosce e interrogativi. Credo che alla base ci sia l'ansia della separazione, del distacco, e il timore di non riuscire a diventare autonoma. Sei abbastanza combattuta tra la necessità di essere indipendente e la dipendenza affettiva dai genitori. Tutto questo ha un particolare rilievo e incidenza proprio in questo periodo coincidente con la conclusione degli studi (laurea): è vero, è una forma di separazione che riguarda un periodo della vita, un contesto, anche di relazioni e affettività. Quando le situazioni si vivono in modo incompiuto, ci aggrappiamo a esse per fermarle e per fermare il tempo, ma questo non ci aiuta e ci fa vivere sospesi. Rifletti: in fondo vivere è un separarsi continuo e questo procura molte emozioni, soprattutto spavento. Ma separarsi è necessario per crescere, è l'uscita da una situazione di apparente protezione per esporsi completamente al mondo, dove si può contare solo su se stessi. La solitudine, di cui hai paura, è necessaria, come è necessaria la socialità. E' necessario vivere tutta la gamma delle emozioni per comprenderle e per comprenderci nella nostra complessità di esseri umani. Non fallirai mai se ti immergi nella vita, nelle relazioni affettive, credendoci, con qualche speranza e qualche sogno.



(risponde il dott. Renato Vignati)

 

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