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Rapporti di coppia (72887)

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Stefano 39 anni, 15.06.2004

Mi interessa approfondire, la questione comportamentale e cioè capire perché in determinate condizioni si manifestano, comportamenti, pensieri, ansie.
Per fare ciò ho scritto una specie di diario-cronaca di un periodo particolarmente intenso della mia vita.
Ho cercato di riportare fatti, pensieri e sensazioni come sono accaduti senza amplificarne o smorzarne i contenuti.
Spero così possiate farvi un idea dei condizionamenti personali che portano a farci comportare in un certo modo, e spiegarmene le cause, gli effetti e le "cure".
Grazie per il tempo che vorrete dedicarmi. È più giusto dire ti amo o ti voglio bene? Non so rispondere a questa domanda, ma il mio modo di pensare è più propenso a esternare il sentimento, rivolto ad una donna dicendole "ti voglio bene".
Questa diversa maniera di interpretare i sentimenti ci portò, l'anno scorso alla prima discussione tra noi due, in seguito ce ne furono altre alcune di queste molto violente.
Infatti lei mi accusò di non dirle mai "ti amo" e quindi di trattarla come un oggetto.... Lei, Lucia 30enne, si è sposata a 23 anni e divorziata a 26 anni, senza figli.
Impiegata di concetto nel ramo commerciale, molto aperta, cantante in un gruppo musicale melodico, l'ho conosciuta circa 1 anno e mezzo fa.
Ci siamo guardati negli occhi, ad una cena, e ci siamo piaciuti subito. Io, Stefano, 39 enne, celibe con un passato di convivenza durata 5 anni e terminata da 3 anni, assistente del capo settore manutenzione industriale di un importante azienda regionale e attivo come amministratore e consulente nell'azienda metal meccanica di famiglia.
Non particolarmente amante delle esternazioni affettuose e un po' chiuso e pragmatico.
Come dicevo appunto, ci siamo conosciuti e frequentati durante un anno e mezzo circa.
Abbiamo trovato subito una buona intesa. Ci siamo confidati molte cose, e ci siamo aperti l'un l'altro in modo molto profondo, e per certi versi avevamo bisogno l'un l'altro della reciproca compagnia.
A causa di impegni di lavoro ricorrenti, ho ritenuto giusto informare Lucia che non avrei potuto dedicarle molto tempo durante la settimana. Purtroppo anche i fine settimana potevano a volte riservare riunioni di lavoro.
Ma lei, dichiarata innamoratissima, era disposta a soprassedere a patto di compensare appena potevo.
Infatti passavo molte serate con lei, alcuni fine settimana a fare shopping e attività sportive quali lo sci che praticavamo da soli o in compagnia della mamma di lei oppure cene con karaoke in locali alla moda.
Bisogna precisare che noi due viviamo in appartamenti di condomini diversi, ma nello stesso paese e nella stessa via. Credo sia importante citare alcuni fatti.
La mamma e il papà di Lucia sono a loro volta divorziati dopo 30 anni di matrimonio.
Lucia mi ha più volte confidato che lei ha incitato attivamente il divorzio dei genitori aiutando la madre, perché a suo dire pare fosse maltrattata dal marito, nelle pratiche necessarie alla causa.
Infatti ora il rapporto con il padre praticamente non esiste più e molte volte ha manifestato, piangendo la sua tristezza.
Gli altri due figli maschi vivono ancora nella stessa casa con il padre e non ne hanno voluto sapere di intromettersi nelle questioni di divorzio.
Io ho un ottimo rapporto con la mia famiglia. Visito giornalmente i miei genitori, dopo la mia separazione con la convivente mi hanno dato un aiuto morale non indifferente. Altri fatti importanti credo siano i seguenti. Prima d'incontrare me e dopo il divorzio, Lucia ha avuto alcune relazioni.
Una con un uomo sposato (durata qualche settimana) e una con un musicista del mondo dei complessini da balera dal quale non ha ricevuto che maltrattamenti si fisici che morali.
Mi ha pure confidato di aver avuto una relazione tenuta nascosta al suo ex marito durante il matrimonio.
Più volte mi ha chiesto se mi davano fastidio queste relazioni ed il divorzio. Ad essere sincero il divorzio non mi disturba affatto. Le relazioni così avute mi danno un senso di disagio.
Per contro ho apprezzato la sua onestà. Mi ha veramente preoccupato l'affermazione di lei "Mi sono sposata per fuggire di casa non perché fossi innamorata". Però, che dire, mi piaceva talmente lei come donna, che avrei accettato senza problemi il suo passato. Infatti su questo punto non abbiamo mai avuto problemi.
I motivi maggiori di diverbio o litigio erano sostanzialmente tre: 1. mancanza, da parte mia, di presentarmi in orario o mancare del tutto ad appuntamenti in alcuni casi senza avvertirla credendo che lei poteva aspettarmi a casa. Questo suscitava in lei un sentimento pazzesco di rabbia incontrollata.
A causa di un mio ritardo mi ha paragonato a suo padre, mi ha dato del poco di buono e mi ha schiaffeggiato, umiliandomi moltissimo.
Io non ho reagito per lo sconforto.
Una scenata simile l'ha ripetuta davanti ai miei genitori i quali vedendola piangere sono rimasti sconcertati chiedendomi cosa le avessi fatto.
Ad ogni mia mancanza, anche piccola, lei reagiva violentemente, piangeva, singhiozzava al limite dello svenimento mi spaventava, sinceramente.
Lei riteneva estremamente offensivo ogni minuto a lei "rubato".
Mi spiego meglio, se dicevo "stasera stiamo insieme" e poi per cause che potevano essere varie non mi presentavo da lei si ponevano due possibilità: le telefonavo e allora piangeva e si disperava a tal punto che dovevo per forza lasciare l'impegno o gli amici per andare a rincuorarla se non telefonavo si auto maltrattava a tal punto da divenire impresentabile ed era capace di dormire fuori dalla porta del mio appartamento fino al mio rientro.
Confesso che più volte le ho detto che ci sono degli impegni da rispettare anche se c'è al mio fianco una donna, ed è un errore lo so benissimo ma non posso fare altrimenti.
Ritengo pure che due fidanzati non debbano necessariamente vedersi tutti i giorni per ribadire il concetto di unione.
Ho avuto la prova che più volte mi ha inseguito per vedere dove fossi e questo mi ha infastidito molto, lo ritengo una mancanza di fiducia o estrema gelosia.
Infatti io non l'ho mai seguita ai suoi concerti e non controllavo le sue amicizie..
2. Accusa da parte di lei di non aver mai progettato nulla insieme: né una vacanza, né una famiglia, né un figlio (lei desidera in modo ossessivo una figlia anche da non sposata), alla sua richiesta di convivenza ho espresso un netto rifiuto da parte mia di andare a vivere insieme dopo solo sei mesi di conoscenza.
Le mie indecisioni sulla famiglia, sui figli ecc. sono state a suo dire la dimostrazione di non voler fare nulla con lei, di non amarla. All'inizio della nostra relazione lei assumeva una pillola anticoncezionale.
Dopo circa sei mesi e a seguito di una vista presso il suo ginecologo, Lucia ha deciso unilateralmente di smetterne l'assunzione. Me lo ha confidato ed io ne sono rimasto colpito.
Una decisione simile comportava un pure responsabilità non indifferenti.
Da parte mia ho sempre ribadito il concetto che se lei fosse rimasta incinta avrei accettato di buon grado il ruolo di padre, ma che non me la sentivo subito di cercare ad ogni costo un figlio.
Sessualmente parlando io e Lucia avevamo un'intesa spettacolare, lei era sinceramente appagata a me piaceva follemente passare ore a far l'amore e non contavamo più le volte che lo facevamo in un mese.
Le ho fatto passare tutte le insicurezze che l'assillavano.
All'inizio aveva forti reticenze a farsi vedere nuda a luci accese a causa del suo corpo un poco grassottello.
Mentalmente era piena di preconcetti. Sinceramente non so come abbia potuto avere relazioni piacevoli co n gli altri uomini da lei frequentati.
L'ho messa a suo agio, ha capito che mi piaceva anche con i suoi "difetti" estetici. Il sesso era per noi qualcosa di magico, lì tutto funzionava bene.
Fin troppo perché alcune volte lei sconfinava in fantasie un po' particolari ma tutto sommato di livello accettabile ad esempio voleva filmare un nostro amplesso.
Il livello comunicativo in questo ambito era assolutamente aperto, piacevole ed intenso. Indimenticabile.
3. "Mi tratti come un oggetto! Mi fai sentire piccola e insignificante" Collegato con i concetti espressi sopra, Lucia mi ha sempre rinfacciato il fatto che in fondo io sono attirato da lei solo per il sesso.
Io ho replicato che se era per quello anche lei era attirata da me per quello.
Abbiamo litigato spesso per questo, facendo spesso la pace.
Io ho sempre sostenuto di assumermi la responsabilità di un eventuale paternità, tutti sapevano che dormivamo insieme regolarmente e quindi per me questo bastava per ribadire il mio amore..
Però anche avendo la mia parola in tal senso ad un certo punto una sera lei mi ha detto a chiare lettere: o lo facciamo con l'intento di fare un figlio anzi una figlia o non facciamo più l'amore.
Cioè lei voleva una figlia poco importa se da sposati oppure no.
Quella sera mi sono rifiutato di fare l'amore e me ne sono tornato a casa mia causando in lei una reazione rabbiosa indicibile.
E da quel giorno qualcosa si è rotto.
Le sue reazioni mi spaventavano e uno stato ansioso mi ha impedito di dormire per molte notti, anche perché più di una volta lei suonava alla porta in orari improponibili.
Per inquadrarmi meglio io sono alto 183 cm per 88 kg con Trascorsi di arti marziali e tiratore sportivo con carabine.
Eppure lei mi spaventava.
Un sabato Lucia lo ha passato con amici eravamo d'accordo di incontrarci la domenica mattina.
Di solito lei è una donna curata e pulita. Veste classico o in tailleur.
Quella domenica mattina mi si è presentata praticamente in pigiama. Io in giacca e cravatta non sapevo se ridere o piangere.
Viste le condizioni del viso (avrà dormito due o tre ore) le ho chiesto a che ora fosse tornata ma lei non mi ha risposto, dicendomi che se era solo quello che mi interessava potevo benissimo lasciarla a casa.
Non ho detto nulla.
Abbiamo bevuto un caffè in un ristorante e poi l'ho riaccompagnata a casa perché francamente impresentabile.
Il pomeriggio e per un paio d'ore avevo un appuntamento con un cliente.
Naturalmente Lucia mi ha tempestato di telefonate alle quali non ho risposto.
Alla sera si è ripetuta l'ennesima scena isterica di urli e pianti, insulti e paragoni con suo padre.
A quel punto le ho detto che non aveva senso continuare, che per essere felice doveva trovarsi un altro genere di uomo più presente e attento alle sue esigenze e che la valorizzasse accontentando ogni sua esigenza.
Ora, è passato un mese. Non ci siamo più sentiti.
Sinceramente non so se riprendere il rapporto con Lucia. Mi ha detto che si è sentita ridicolizzata e umiliata da me.
Lei ha ripreso la sua vita fatta di amici, concerti, prove, cene eccetera. Mi ha fatto paura la sua ossessiva presenza, le sue reazioni violente e il volere una figlia a tutti i costi.
Mi sono sentito travolto e debole di fronte a questa donna. Questo sfogo mi ha liberato e tranquillizzato. Lucia mi aveva fatto cadere in uno stato d'ansia e non capisco ancora oggi perché. Che mi dite?

Caro Stefano, Lucia ha problemi...Se vuoi vivere una relazione con lei non puoi non incontrarli.
Presentandosi in "pigiama" è come se avesse voluto rompere quell'alea di normalità che tu con il tuo "giacca e cravatta" sembravi vedere come unica realtà possibile.
La tua ansia viene dal senso di incertezza che un rapporto così ti ha lasciato, e forse anche dal fatto che tutto sommato qualcosa in più di quel "ti voglio bene" forse alla fine c'era, anche se è morto sul nascere, scontrandosi con una verità semplice e complicata al tempo stesso, che è difficile legarsi, quando l'altro ha grandi conflittualità con cui sta facendo i conti.
C'è una sottile differenza tra il voler bene e l'amare, ma è essenziale.
Come c'è tra bisogno e desiderio.
Tu puoi tranquillamente scegliere se stare e/o non stare con lei, ma devi rispettare in tutti i casi la sua sensibilità e la sua sofferenza.
La sua ossessione di avere una figlia o la sua ossessione nei tuoi confronti ne sono un segno evidente, ma potrebbero in seguito essere altre le note dolenti.
Per adesso la soluzione migliore è staccare, poi si vedrà come andranno le cose.
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