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Rapporto madre figlia (3554)

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on . Postato in Relazioni, Coppia, Famiglia | Letto 348 volte

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Gilda, 33 anni

Premesso che sono consapevole che il contesto ambientale ed emotivo in cui vivo è molto problematico (orfana di padre da oltre 10 anni, diabetica dall'infanzia, problematica psichiatrica grave di un familiare durante la mia adolescenza-giovinezza, un aborto più una gravidanza non programmata, problemi di salute in corso e difficoltà a riunirmi con il mio compagno), un elemento che da sempre mi perplime e mi inquieta è la relazione con mia madre. Sin dalla morte di mio padre, lei ha assunto la "direzione" della famiglia in tutti i sensi e ha da sempre cercato di venire in contro alle mie richieste soprattutto in termini economici (studi fuori città per la precisione). Avendo sempre vissuto in un contesto famigliare teso, ho sempre desiderato vivere al di fuori di questo nucleo.
In seguito alla gravidanza mi sono trovata costretta a rientrare nella casa materna e sto per lasciarla (spero definitivamente). Mia madre è una persona molto sicura delle sue capacità, assolutamente immodesta, priva di umiltà, prevenuta, razzista e classista. Io sono il suo assoluto contrario. In me è sempre vivo il rancore per non aver avuto la dovuta considerazione (a mio avviso) come figlia e non mi riferisco a questioni materiali, facilmente soddisfabili. Pur non ammettendolo, mia madre è egoista e despota (la casa è mia e faccio come dico io!; a me sta bene così... perchè devo cambiare? come faccio io va bene, non mi interessa altro!). Arrivo al punto: sento di non provare per mia madre quello che si chiama "amore materno". Sento di non stimarla, non apprezzarla e non amarla. Le voglio bene in nome del legame di sangue che c'è, ma la giudico e la valuto alla stessa stregua di una qualsiasi persona, non familiare intendo. Da ciò ne consegue che spesso con lei sono molto dura verbalmente e non c'è più da anni ormai nessuno slancio affettivo. Devo considerarmi "patologica"? o la situazione è considerata accettabile e "normale"? grazie mille per la Sua gentile risposta.

Cara Gilda, non mi sembri per niente patologica, piuttosto appari come una persona che valuta con distacco le caratteristiche di un'altra persona e ne prende atto, solo che, si dà il caso che l'altra persona sia tua madre, quindi parliamo di una relazione complessa dal punto di vista emotivo e con molte implicazioni. Con questo non voglio dire che stai sbagliando ma ti invito a domandare a te stessa: è sicuro che il problema sia risolto così, con un distacco e un giudizio razionale senza strascichi o contraddizioni? Forse si, forse sei già passata attraverso le varie fasi del dolore, della rabbia per arrivare a questo, o forse hai creato una distanza affettiva per difenderti da una sofferenza che è rimasta inespressa dentro di te, ma in questo caso continuerai a "portarti dietro" tua madre condizionando la tua vita.
Il legame con i genitori, in particolare con la figura femminile, ha radici profonde e lascia segni di cui è difficile essere coscienti, e, paradossalmente, più si fugge e più quelle tracce si attivano influenzando la nostra vita. E' necessario e salutare superare le figure dei genitori, non importa se positive o negative, e andare oltre, perchè questa è crescita e individuazione. Ti auguro, quindi, di essere davvero serena in questo distacco, liberandoti di qualsiasi rancore nascosto o senso di colpa ingiustificato. Ciao.

( risponde la dott.ssa Mirella Tavernise )

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