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on . Postato in Relazioni, Coppia, Famiglia | Letto 367 volte

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Viola 21

Sono una studentessa di medicina. Vivo in una città diversa da quella della mia famiglia per motivi di studio. Quasi un anno fa mio padre è stato male ed è stato ricoverato in un centro di riabilitazione neuromotoria per circa tre mesi. In questo periodo ho conosciuto un ragazzo di 19 anni, Dario, anche lui ricoverato lì. Dario stava sulla sedia a rotelle. Ci siamo visti tre-quattro volte all'interno dell'ospedale, senza che i miei genitori lo sapessero. Non è mai successo nulla, abbiamo solo chiacchierato. Quello che di lui mi ha colpito subito è stata la forza con cui, ad un'età così giovane, ha affrotato una malattia molto grave. Questo me lo ha fatto apparire speciale. Sin da subito si è dimostrata una persona molto sfuggente a cui non piace avere il "fiato sul collo". Abbiamo continuato a sentirci anche dopo che lui era stato dimesso, grazie a me che lo chiamavo spesso. Ci siamo visti qualche volta, lui è venuto a trovarmi a casa accompagnato da amici. Nel frattempo ha abbandonato la sedia a rotelle ed è passato alle stampelle. Mi sono resa conto in questo periodo, in cui l'ho cercato continuamente, di avere forse idealizzato questa persona che viene, in realtà, da un mondo completamente diverso dal mio, e di averlo sempre giustificato per via della sua malattia. Per un mesetto non l'ho più cercato. Ad ottobre l'ho chiamato, ma con uno spirito diverso dalle volte precedenti, semplicemente per sapere come stesse. Risentendolo mi sono resa conto di non riuscire a staccarmi da questa persona, a cui comunque mi sono affezionata, probabilmente perchè è legato ad un periodo particolare della mia vita, alla malattia di mio padre. Mi sono resa conto che alla fine il suo essere sfuggente mi piace, ma inconsciamente mi sono rimessa nella condizione di sperare che fosse diverso da quello che in realtà è. Ci siamo visti per la prima volta da soli fuori dall'ospedale. Sono stata molto bene, ma non è successo nulla. Ci siamo sentiti per telefono. Io gli ho fatto capire che in quella occasione avrei voluto baciarlo. Lui mi ha fatto capire che avrebbe voluto che lo facessi. A distanza di tre settimane ci siamo rivisti e abbiamo fatto l'amore. Per me è stata la prima volta, per lui no. L' abbiamo fatto dopo nove mesi che ci conosciamo, ma prima non c'era stato assolutamente nulla, neanche un bacio. Io avrei preferito che prima che accadesse ci fosse un po' più di intimità, ma lui ha voluto e io non me la sono sentita di dire di no. Sia perchè si trattava di lui, sia perchè ho 21 anni, mi ero stancata di aspettare e di essere la solita "brava ragazza", che in 21 anni di vita non ha mai baciato un ragazzo, che si è sempre sentita "brutta" e non si è mai sentita desiderata, come donna, da nessuno. Per me non è stato bellissimo, probabilmente perchè era la prima volta ed è successo tutto così in maniera inaspettata. Lui poi è andato via e il giorno dopo non ci siamo sentiti. Come al solito io ho provato a cercarlo, ma lui è stato sfuggente. Ora sono assalita da mille dubbi e non so come comportarmi. Ho paura che lui l'abbia fatto con me, non perchè gli piacessi, ma perchè avesse semplicemente la necessità di soddisfare un bisogno fisiologico, altrimenti come spiegare che poi non si è fatto sentire? Ho paura di averlo deluso, del resto lui non sapeva che fosse la mia prima volta, anche se poi lo ha capito. Ho paura di aver sbagliato a cedere, in un altro contesto, con più tranquillità e più intimità sarebbe stato diverso forse. Mi sono vergognata della mia inesperienza. Sono appena passate 24 ore e più passa il tempo più i dubbi si amplificano. Non so che pensare e come comportarmi con questa persona. Non riesco a vedere lucidamente le cose, o forse non voglio farlo, perchè so che se lo facessi potrei rimanere profondamente delusa da una persona alla quale mi sono affezionata e per cui forse sono meno di nulla. Cosa devo fare? Dove ho sbagliato, se ho sbagliato? Cosa c'è di buono in questa vicenda, se c'è? Cosa posso imparare da tutto questo? Perchè mi butto istintivamente sempre in tutte le cose e poi ne rimango fregata?

Cara Viola, quello che sottovaluti, probabilmente, è che anche lui è molto confuso e, nonostante la sicurezza dimostrata in molte circostanze, è pur sempre una persona che ha dovuto elaborare in poco tempo tante cose; difficile non pensare, tra l'altro, che molte ancora le deve elaborare. In questo, pur magari provando una propensione verso di te, è molto facile intuire che non riesce ad avere l'energia sufficiente per sostenere l'impegno di un legame vero e proprio. In un periodo in cui irrimediabilemte deve riflettere su stesso e i propri punti fermi, non deve essere proprio semplicissimo occuparsi di un'altra persona. Prenditi la parte positiva dell'esperienza, ma rifletti molto se quello che cerchi è un supporto in un momento in cui la malattia di tuo padre ha messo in bilico anche la sua presenza e quindi ha sottolineato la possibilità di perderlo, o è veramente un amore che vorresti avere con un uomo. Da quello che scrivi un pò le cose sono confuse. Fermati, hai 21 anni! Considera ogni esperienza come una ricchezza e come una tappa della tua vita. Aspetta e vedi quello che succede, senza però drammatizzare o metterti in discussione eccessivamente.

(risponde la Dott.ssa Lucia Daniela Bosa)

Pubblicato in data 27/01/08

 

 

 

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