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Trauma per la perdita del proprio bambino (110626)

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on . Postato in Relazioni, Coppia, Famiglia | Letto 360 volte

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Antonio 32

Carissimi di Psiconline, mi rivolgo a voi nella speranza di trovare risposta a un mio grosso dubbio. Da circa un anno e mezzo convivo con la mia fidanzata. Abbiamo un bel rapporto gratificante per entrambi e abbiamo progetti a lunga scadenza. Tuttavia, nella vita della mia fidanzata c'è un angolo un pò oscuro. Prima di conoscermi, la sua unica relazione importante fu una difficile relazione durata circa un anno con un ragazzo musulmano. A questa relazione si opponeva tenacemente la famiglia di lui, per motivi religiosi, essendo la mia ragazza cattolica praticante. Durante questo periodo, la mia ragazza rimase incinta: una gravidanza non voluta e un ulteriore motivo di divisione tra lei e la famiglia del suo ex. La famiglia di lui gli impose di lasciare la mia fidanzata e di non vederla più, costringendola a portare avanti la sua gravidanza da sola. All'ottavo mese la mia ragazza perse il bimbo, in circostanze che non ha mai voluto raccontarmi. Tutto quello che so è che lei dice di averlo perso in un non meglio precisato "incidente" e ne fa ricadere la colpa, senza motivare la sua convinzione, sul padre del suo ex. Tutto questo lo ho appreso "a pezzetti", cogliendo qua e là pezzi di conversazione, perché la mia ragazza non ama parlarne. L'unica volta che ho cercato di affrontare il discorso direttamente, ho sentito che questo le provocava ancora grande dolore e, soprattutto, si è sempre rifiutata di raccontarmi come esattamente avesse perso il bambino. Oggi la mia fidanzata è di nuovo incinta, in un contesto completamente diverso. Stiamo insieme e ci amiamo, la gravidanza è voluta e programmata e la sta portando avanti con tutto il mio amore e il mio appoggio. Tuttavia in questa situazione, mi pongo una domanda rispetto al suo passato: devo insistere con lei per sapere, per poterla aiutare nel superamento del dolore della prima gravidanza finita con la perdita del bambino, o al contrario devo rispettare la sua scelta di non parlarne più e di conservare questo dolore solo nei suoi ricordi? Mi pongo la domanda perché in entrambi i casi, ho paura di farle del male. Forzandola a parlarne, ho paura di rievocare forse inutilmente traumi passati. Al contrario, accettando il suo silenzio ho paura che sia per lei un modo di rifiutare di affrontare le sue paure e di elaborare correttamente il trauma subito. Che fare? Grazie.

Caro Antonio, rispetta il suo desiderio di non parlarne. Se un giorno vorrà farlo, lei sa che tu ci sei, anche se credo che, in primis, se sentisse il bisogno di "portare fuori" il dolore sarebbe meglio si rivolgesse ad uno psicologo che l'aiuti nell'elaborazione dell'avvenuto: devono essere eventi carichi di angoscia per lei e non è sempre facile parlarne con il proprio compagno. In questo momento godetevi la felicità di diventare genitori, l'amore che vi lega e la tua capacità di essere presente non potranno che portare a dei risultati ottimali. Auguroni per il bimbo/a!

(risponde la Dott.ssa Maristella Copia)

Pubblicato in data 10/02/08

 

 

 

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