Tristezza paradossale (139877)
Alessia 30
Il paradosso è che in questo momento, accanto a me, c'è quanto di più spendido e miracoloso la vita mi ha concesso: il mio piccolino. Sono diventata mamma da poco più di tre mesi e lo amo da impazzire, starei ore ad osservare le sue buffe espressioni, ogni sua piccola conquista, anche semplicemente quando dorme, come in questo momento, mi riempie di gioia quando ride e di tenerezza se piange. Eppure, e vorrei negare a tutti i costi questo pensiero, non sono felice, anzi. Da qualche giorno gli occhi mi si riempono di lacrime e la bocca assume il tipico (più che altro nei bambini) inarcamento, con gli angoli in basso. Il problema è il rapporto con mio marito. Fidanzati per tanti anni e sposati solo da tre, lui ha sempre sofferto, in maniera più o meno accentuata di depressione. La causa è da sempre il lavoro, che ha cambiato diverse volte. E' brillante, ha una grande intelligenza, e sul lavoro è scrupoloso e attento, ma dopo qualche tempo subentra un qualche insignificante (per me) elemento di "disturbo" per cui la sua insoddisfazione si fa sempre maggiore, fino a diventare ossessionato dal pensiero del lavoro, del capo, dei colleghi. Sembra che nella sua vita non ci sia nient'altro, nè io, e questo è ciò che più mi fa soffrire, nè il suo piccolino. Abbiamo sempre discusso su questo argomento, ma adesso non ne ho più voglia, mi sento scarica, svuotata, e ho paura che anche il bimbo possa risentirne. So che nessuno può darmi una soluzione, ma ho voglia di sfogarmi, chissà, anche solo un consiglio potrebbe aiutarmi.
Grazie infinite, saluti.
Cara Alessia, un senso di profondo malessere protratto negli anni non può che minare la propria serenità e quella degli altri e creare i presupposti per una tensione generale che può, anche se in forma assolutamente attenuata, arrivare al bambino. Quello che deve essere capito e se mancano a tuo marito degli strumenti interattivi per vivere l'ambiente lavorativo con adeguatezza o il lavoro che svolge risulta assolutamente inadatto a lui, e lui, allora, per scaricare la frammentazione narcisistica proietta un senso di oppressione sui colleghi, il capo ecc. In ogni caso magari, anche in misura di questa nascita e del bambino che lo utilizzerà come contenitore e modello, credo che sia il caso di fermarsi e riflettere se vale poi davvero la pena tormentrasi e logorarsi la vita alla ricerca di una perfezione o di un'integrità irrangiugibili. Questo però lo deve fare al più presto, e se ne ha bisogno chidendo un supporto psicoterapeutico. Tu nel frattempo oltre a stargli vicina cerca di comunicargli il desiderio di una vita più serena e che vivere tranquillamente insieme non è una pretesa, ma un obbligo da parte di entrambi.
(Risponde la Dott.ssa Bosa Lucia Daniela)
Pubblicato
in data 14/12/09
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