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Disordine sessuale (145799)

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Giacomo 21

Gentile psicologa, sono adottato, di differente nazionalità, con una grave deformazione fisica congenita, che mi limita ulteriormente in statura, forza fisica e alcuni movimenti. Ho sempre vissuto con disagio l'integrazione e il confronto con i miei coetanei maschi italiani a causa anche di alcuni loro atteggiamenti, intendo derisioni di vario genere, a parole o con gesti concreti e offensivi. Ho subito anche la derisione di alcune ragazze per il mio evidente difetto fisico. Per altre resto solo e sempre un amico. In qualche modo mi sono sempre sentito castrato dalle ragazze, come se nessuna lontanamente pensasse a me come un potenziale fidanzato e perciò di uomo. In famiglia ho avuto per molto tempo un rapporto conflittuale con i miei, ma ora riconosco il loro affetto. Ora come non mai non accetto il mio corpo, il mio pene e tutto il resto, statura e costituzione fisica. Ho passato l'adolescenza escluso dai miei coetanei, ma per primo, mi sono chiuso al confronto per paura di essere deriso, di non essere all'altezza loro, senza parlarne ad alcuno. Ho cominciato a cercare foto di uomini nudi fino a diventarne dipendente. Ora non riesco a non pensare o vedere un uomo nudo senza provarne attrazione, in modo quasi ossessivo. Mi sento uno schifo nei confronti dei miei coetanei e amici, che possono anche avere una ragazza accanto. Non ho mai provato eccitazione verso una ragazza ma fino a d'ora non ne ho neppure mai cercata una, non perché non mi interessasse ma perché ho sempre pensato di non essere abbastanza uomo per essere notato da loro e probabilmente ho paura del rifiuto che confermerebbe il mio timore. Il fatto di provare attrazione compulsiva verso gli uomini e non riuscire a provare attrazione fisica verso una ragazza fin dai 13 anni mi fa soffrire. Mi chiedo se  sia solo una questione di paranoia e ansia il motivo per cui non riesco ad eccitarmi vedendo una ragazza nuda, perché l'interesse c'è e anzi ho la sensazione che chiudermi nella pornografia con uomini nudi mi abbia solo danneggiato ulteriormente accentuando il mio senso di inferiorità e rendendomi allo stesso tempo dipendente. Ho considerato un'ipotetica omosessualità, fino quasi a convincermi, ho provato a conoscere l'ambiente ma mi sono sentito a disagio e privato della mia dignità e anche di amore verso me stesso e verso gli altri in una sorta di puro gioco sessuale fine a se stesso. Tutta questa situazione mi crea un tale disagio interiore che si riflette nel rapporto a volte squilibrato con gli altri, ragazze e ragazzi, e anche nella insicurezza delle scelte di vita che faccio, dato che pensare ad una famiglia per me ora è impossibile e il pensiero della solitudine che ne deriva mi da frustrazione e mi impedisce di vivere serenamente. Come definirebbe la mia situazione? Perchè, secondo lei, non riesco ad eccitarmi con le ragazze? Potrò farlo in un futuro? La ringrazio e le porgo distinti saluti.

Caro Giacomo, sento tutto il tuo disorientamento, la paura e anche la disperazione. Sembra proprio, che tu non sappia da che parte rifarsi, non sappia più cosa pensare, da quale parte sbattere la testa. Comprendo bene. Del resto, ci sono molti piani che si intersecano nella tua vita, ci sono varie realtà e sofferenze. Innanzi tutto, c’è l’appartenenza ad un’altra cultura, ad un’altra nazione, quindi la diversità d’origine e di provenienza. Poi, c’è l’appartenenza ad un’altra famiglia: sei adottato. Poi, c’è l’appartenenza ad un genere “non sano”: hai una malattia genetica che ti limita nella statura ed in alcuni movimenti. C’è l’appartenenza al genere maschile, di cui non ti senti “all’altezza”. Direi che è il minimo se non ti senti a tuo agio, in una realtà che a molti livelli non ti appartiene, in una casa che non è la tua. Credo che oltre che disorientato, tu debba essere anche molto arrabbiato, una rabbia senza direzione, che non sai a chi dirigere, che non trova spiegazione. Ecco allora le litigate coi tuoi, come se loro fossero l’origine e la causa di tutto ciò, forse in quel gesto di definizione di appartenenza che è l’adozione. Loro ti hanno voluto includere nella loro vita e nella loro famiglia, tu vivi in conseguenza di ciò una vita che senti non tua. Parimenti, scegli una sessualità che non ti appartiene, fatta di pornografia e di isolamento, di una dimensione omoerotica ossessiva e deprivante. Anche questa è una fuga! Fuga dalla tua realtà, dalle tue difficoltà, dalle tue sofferenze, fuga da te stesso. Forse tutto questo, non è la realtà di origine, quella a cui eri destinato a vivere, però adesso Giacomo ti trovi qua e hai questo corpo, questa cultura, questa famiglia, queste relazioni. Certo non possiamo negare le tue difficoltà e sofferenze, anzi dobbiamo prendere per mano, in mano, guardarle e ascoltare. Devi prenderti cura di te, accogliendo la tua rabbia, la tua giusta rabbia ed usarla non contro di te, per collassare su te stesso, bensì per trovare vie d’uscita alternative alla passività e alla fuga. Devi trovare la via per incontrare gli altri e te stesso. In adolescenza, spesso quelli che sono piccoli o grandi difetti, alcune caratteristiche distintive, assumono un potere esclusivo, come se fossero l’elemento peculiare di quella persona, la dimensione esclusiva. Questo, perché ci sono tutta una serie di cambiamenti e di sconvolgimenti difficili da gestire, perché l’identità è in via di originare una persona adulta e indipendente, con una propria direzione. In tutto questo caos, il corpo che cambia e l’immagine, assumono un significato imponente e catturano l’attenzione in modo esclusivo. Succede spesso, che alcuni aspetti siano massimizzati e presi di mira da sé e dagli altri, perdendo di vista l’interezza della persona. I ragazzi che prendono in giro, dopo qualche anno si dimenticano e non gli danno più così tanto peso, ma chi ha subito queste rappresaglie non si dimentica e vive in funzione quasi esclusiva di questo, con una sofferenza indicibile. Capisci bene che tu hai dato una certa direzione alla tua vita, solo perché sei diverso, perché il tuo corpo non rientra in certi canoni, che si presuppone siano quelli giusti. Hai dato peso esclusivo al parere degli altri, sminuendoti e non affermando te stesso. E’ arrivato tempo che tu ti veda tutto intero. Ci sono tante cose in te, tanti aspetti, tante risorse, tante strade, non buttarle tutte vie per un elemento che ti appartiene, ma è solo uno dei tanti. Non sei solo la tua statura, le tue difficoltà, il tuo pene! Sei molto più di questo! E’ vero, tu appartieni ad un’altra realtà, culturale, familiare, ecc. ma adesso sei qui e comunque hai una famiglia che ti ha accolto e ti ama, una cultura che ti forma e ti sostiene, delle persone che bene o male si relazionano con te. Adesso sta a te. Devi smettere di prendere in modo passivo tutto ciò che ti arriva di buono e di cattivo, adesso devi dare. Prima di tutto devi dare te stesso, mostrandoci chi sei, con tutti i tuoi limiti ed i tuoi difetti. Fai vedere, che sei capace di prendere ciò che hai ricevuto ed usarlo in modo produttivo e creativo per te stesso, che sei in grado di vederti nel tuo intero e di farti valere in questo senso. Certo, tutto questo non è facile, puoi farti aiutare ed è utile, visto la tua realtà stratificata. In ogni caso, il primo atto è il tuo, devi smettere di fuggire ed imparare ad amarti, se lo fai, lo faranno anche gli altri. Se riesci a vederti come un uomo, ti ci vedranno anche gli altri. Sei un uomo, meritevole di attenzioni, rispetto e amore, al pari degli altri, ma tu per primo devi crederlo e farlo tuo. Questa è la tua vera appartenenza, al di là di cultura, famiglia, corporeità, ecc. Basta con lo svilimento di te, con la fuga e la svalutazione, Giacomo!

(Risponde la Dott.ssa Sabrina Costantini)

Pubblicato in data 22/11/2010
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