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Travestitismo (6363)

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Enrico, 30 anni

Carissimi di psiconline,
vengo a voi per porvi una domanda riguardo al mio vissuto sessuale che, da quanto capisco dalla lettura del vostro interessantissimo sito, dovrebbe essere catalogato alla voce "parafilia".
Credo di aver attraversato tutte le fasi classiche e "riconoscibili" del travestitismo: interesse per gli indumenti femminili sin dalla fanciullezza (8 anni circa), accentuazione del fenomeno in età adolescenziale e frenetica ricerca del piacere sessuale attraverso gli indumenti indossati, tendenza a collezionare vestiti femminili e a crearmi un piccolo "guardaroba" personale e segreto.
Ho attraversato un lungo ma anche doloroso periodo di rifiuto auto-imposto tra i 20 e i 25 anni dai risultati più negativi che altro, cosa che mi ha portato in seguito a ritrovare in modo sempre più libero e sempre più marcato le mie abitudini dopo i 25 anni, in un nuovo crescendo che mi ha portato a vivere sempre più spesso in modo femminile.
Oggi, alla soglia dei 30 anni, mi trovo a due passi dal compiere un passo ulteriore, ovvero cominciare ad uscire in pubblico come donna e avere rapporti omossessuali (anche se personalmente li considero eterosessuali, visto che avrò rapporti con un altro uomo in quanto "donna", sebbene non biologica), avendo recentemente accettato l'idea di essere attratto non solo dalle donne, ma anche e soprattutto dagli uomini.
Probabilmente la mia è un'omosessualità latente che mi porto appresso da sempre, e che per motli e svariati motivi ho sempre negato a me stesso fino a pochissimi anni fa.
Da 4 anni a questa parte, complice l'avvento di internet e la possibilità di incrociare scambi anche molto "nutriti" con altre persone con la mia stessa tendenza, ho "affinato" sempre più il mio lato femminile. Ricerco sempre più la "credibilità" in quanto donna: il mio desiderio è quello di poter essere scambiata per donna vera.
L'eccitazione sessuale passa sempre più spesso in secondo piano, e ricerco invece sempre più la naturalezza, la femminilità vissuta come aspetto integrante della mia quotidianità, sebbene ancora per il momento chiusa tra le quattro mura di casa mia. Riconosco di provare ancora occasionalmente (ma sempre meno) eccitazione sessuale ad esempio quando compro un nuovo indumento o un paio di scarpe dal tacco alto, mentre non ne provo assolutamente più in una moltitudine di gesti femminili e banali.
Gesti che pratico con costanza assoluta da anni e che fanno parte ormai della mia quotidianetà, come ad esempio dormire in camicia da notte che è per me infinitamente più
naturale e normale che non dormire con un pigiama maschile, o ancora depilarmi regolarmente.
Ciò detto, ritengo di svolgere una vita del tutto serena e soddisfacente. Il mio travestitismo mi ha posto problemi importanti solo nel periodo adolescenziale, allorquando vivevo ancora a casa dei miei e mia madre, unica persona informata delle mie abitudini, tentava in tutti i modi di farmi desistere.
Oggi invece il mio travestitismo si esprime al riparo totale da famigliari, amici o colleghi che nulla sospettano di me. Da un anno a questa parte ho preso la decisione importante di trasferirmi da una città che odiavo, Milano, per trasferirmi in campagna: un grande traguardo personale.
Anche nel lavoro ho cambiato radicalmente settore, passando dall'informatica al turismo, trovando insomma sia una situazione abitativa che professionale estremamente soddisfacente che mi riempie di gioia.
Ho una regolare vita sociale, fatta di incontri con amici di lunga data e di nuovi incontri qui nel paese dove abito, favoriti anche da un ambito di piccolo paese di campagna in cui la socialità è più facile che in una grande città.
La mia vita affettiva è forse meno serena e "luminosa", ma non certo fonte di sofferenza.
In passato soffrivo del fatto di non essere capace di costruire relazioni durature e complete con le ragazze che incontravo e da cui mi sentivo attratto. Oggi mi sento piuttosto in una fase di transizione, forse dovuta ad una maggiore accettazione del mio lato omossessuale, e il mio più grande desiderio oggi è di costruire una relazione duratura con un uomo che mi accetti nel mio duplice approcio alla sessualità, maschile e femminile.
Condizione che, mi rendo conto, è sicuramente difficilissima da realizzare, ma credo non impossibile (e su questo spero di non illudermi), mentre invece mi sono arreso all'evidenza che le mie relazioni con le ragazze siano disastrose perché, fondamentalmente, sono le ragazze che non mi interessano sentimentalmente.
Il punto fermo da cui parto è comunque che, oggi come oggi, la mia situazione di "single di lungo corso" non mi pesa più di tanto.
Se dovessi quindi dare un giudizio globale sulla mia vita in questo momento, sicuramente la definirei "più che soddisfacente".
In conclusione: la mia tendenza a travestirmi da donna, da diversi anni ormai, non mi pesa assolutamente, e globalmente non influisce negativamente sul "resto" della mia vita, sempre che separare come camere stagne aspetti diversi della propria vita sia corretto.
Non influisce sul mio lavoro, nel quale ottengo ricompense personali rare e nel quale ricevo regolarmente attestati di stima e soddisfazione da parte dei miei superiori; non influisce sulla mia vita sociale, e nelle relazioni amichevoli, grazie alle quali mi sento particolaròente appagato socialmente e "in sintonia" con il mondo; non influisce sulla mia vita famigliare, avendo coi miei genitori e la famiglia tutta relazioni stabili e decisamente positive.
Unica mia piccola costante preoccupazione, è non far sapere a tutte queste persone del mio lato femminile, per paura di essere colpevolizzato e rifiutato. Preoccupazione per altro minima visto che, vivendo da sola, mi riesce benissimo nascondere il mio lato femminile a chi non voglio che ne sia al corrente.
Per questo vengo a chiedervi: considerato che in nessun momento oggi vivo in modo traumatico il mio travestitismo, ma considerato che esso è comunque considerato un "disturbo", una parafilia, dovrei forse in ogni caso affrontare una terapia e cercare di "risolvere" questo aspetto della mia personalità?
Possibile che io debba "curarmi" per qualcosa che non sento affatto né come una malattia, né come un generico disturbo, e neanche solo come un peso?
Sicuro in una vostra, come sempre, intelligente risposta, porgo i miei più sinceri saluti a tutto lo staff di Psiconline augurandovi buon lavoro.

Gentile Enrico, non so quanto la diagnosi di travestitismo da lei effettuata sia giusta rispetto a quello di cui parla, si intende infatti per travestismo il provare piacere sessuale nell'atto di travestirsi appunto, perlopiu' con indumenti femminili, nel caso di uomini, ma non e' necessariamente legato all'essere omosessuale.
Lei invece sembra parlare di una vera e propria identita' femminile in cui si trova molto bene e un marcato disinteresse per le donne anche dopo un periodo bisex.
Ora mi rendo conto che malgrado lei abbia organizzato molto bene tutta la sua vita in funzione di tutto cio' e viva molto bene la sua nuova condizione manca comunque nella sua vita la parte di condivisione e sopratutto accettazione degli altri, in questo caso quindi le sarebbe molto utile una terapia per riuscire a gestire la situazione ed uscire finalmente allo scoperto completando l'opera. buona fortuna

( risponde la dott.ssa Benedetta Mattei )

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